17 maggio 1990 con un salto temporale di trent’anni
Il 17 maggio 1990 l’omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali. Nel 1990, praticamente circa un trentennio fa. Sembra che sia passato un po’, che le cose abbiano preso a funzionare, che l’omosessualità non sia più considerata una malattia o un’alterazione e le forme di discriminazioni si siano ridotte fino a prosciugarsi. La verità è che dal 1990 ad oggi, i passi sostanziali fatti in avanti sono ancora quelli di un bambino: piccoli e sembrano enormi e spettacolari. Ma perché sembrano enormi? Perché si guarda al passato e sembra che ci sia una differenza abissale?
E guardando al futuro? Non si è indietro anni luce? Non c’è da fraintendersi, è chiaro che, all’alba di un 2021 un po’ caotico e protagonista per alcune riforme in merito ad omosessualità e discriminazione, si fa fatica a credere in pari condizione di uguaglianza formale e sostanziale tra persone lgbt e persone non lgbt.
Spesso prese di posizione positive passano come elargizioni…
Concessioni doverose e non; atti naturali di un iter di parità che non è un di più: è e così deve essere. Non si può davvero pensare che un individuo possa essere più o meno discriminato a seconda delle persone che si porta a letto.
O per il fatto che non si senta a proprio agio nel proprio corpo. Nel proprio, non in quello degli altri, che è una condizione molto intima, su cui nessuno dovrebbe mettere bocca. Però succede. La solfa del “sono cose superate”, è un po’ meno credibile se si gira sul web o per strada. Si è intasati di commentini, pareri, tentativi fallimentari di argomentazioni con incipit analoghi: “non sono omofobo, ma…”.
Quante altri 17 maggio serviranno?
Il punto è che la giornata del 17 maggio servirà ancora per un bel po’ e ancora in un sacco di posti, con un nome importante: “giornata internazionale contro l’omobitransfobia”. Perché le forme di discriminazione sono subdole e arrecano danni a tutti i membri della comunità lgbt. Si badi bene, non è ghettizzare, non è etichettare: l’acronimo lgbt indica un gruppo di persone che ha un po’ di sassolini dalle scarpe da togliersi e un po’ di diritti da prendersi, che per molti sono privilegi e neanche se lo ricordano. Non è una forma di elitarismo, ma di coesione perché nel 1990 qualcosa si è smosso. Però ad oggi nel 2021 qualcosa non basta più, serve proprio ingranare. Tutti, privilegiati dalle poltrone e non, devono darsi una mossa.