Milano: da Terrazza dei sentimenti a Terrazza degli orrori. Tutto quello che c’è da sapere sul caso Genovese, come è cominciato e le evoluzioni fino ad oggi
Alberto Genovese, imprenditore di fama, è un nome che spesso siamo sentendo in questo periodo.
Al centro della cronaca di questi ultimi mesi, è giunta ora di fare un po’ di chiarezza.
Genovese è il fondatore di Facile.it , ma ad oggi poco importa ricostruire la sua carriera personale per analizzare cosa è successo, perchè nessun elemento biografico giustifica l’accaduto.
Gli inizi del caso Genovese
La storia di cui è protagonista ha come palcoscenico Milano, avvolta nel lusso, nello sfarzo esibito, nelle droghe come quelle da stupro e l’alcool.
Una scenografia che ricorda La grande bellezza di Sorrentino, ma questa è un’altra storia.
La Milano dei party ai piani alti, dei festini, del sesso e della droga.
La Milano che nasconde un lato oscuro.
Ed è proprio in un attico vista Duomo, che si è consumata questa vicenda.
È il 10 ottobre.
Una ragazza diciottenne si reca con le sue amiche presso la “Terrazza Sentimento” – nome con il quale è stata ribattezzata l’abitazione, divenuta poi, per via della fama ottenuta, anche una pagina social – .
I ricordi di quello che succede una volta entrata sono annebbiati, confusi, ma qualcosa di certo lo abbiamo.
Dopo ventiquattro ore, la stessa ragazza è stata ritrovata per strada, mentre scappava, solamente con parte dei suoi indumenti, seminuda.
L’appello della ragazza dopo aver denunciato Genovese
La ragazza dice di non aver mai percepito il pericolo.
Di non aver mai avuto il sentore di qualcosa di viscido che si aggirava dietro tanto sfarzo e le crediamo.
Perché quello che le è capitato non puoi immaginarlo né se sei all’ultimo piano di Terrazza sentimento, né se ti ritrovi in una tranquilla festa tra amici.
Quello che le è capitato non è da accusare come un eccesso di ingenuità, o da incolpare con frasi paternalistiche come “Dovevi aspettartelo”.
Si tratta dell’ennesimo abuso di chi sfrutta il proprio potere per causare volontariamente un trauma.
“Io, che sono la vittima, mi sono sentita più volte offesa, più volte attaccata ingiustamente perché dopo tutto quello che ho vissuto, quest’ulteriore ‘violenza mediatica’ non penso assolutamente sia giusta”.
Chi è Alberto Genovese?
Violentata e segregata per ore in una stanza, il tutto controllato a vista da un bodyguard.
La ragazza è stata vittima di molteplici violenze: ha subito una violenza fisica in duplice direzione perchè non consenziente e rapita come fosse una prigioniera.
Il tutto dopo averla resa incosciente con un mix di droghe.
Più che un imprenditore digitale, Genovese è stato un mostro.
Ha pianificato il tutto con un solo scopo: abusare perché sentiva il potere di poterlo fare.
Alla domanda “Chi è Genovese?”, potremmo rispondere così o descrivendolo come l’uomo che ha cercato di cancellare le immagini riprese dalle telecamere, anziché elogiarne i pregi da imprenditore.
La ragazza chiede umanità, una fine della violenza medicata che le viene inflitta sui social e non solo, perché si dichiara umanamente fragile.
Una ragazza che sta provando semplicemente a rialzarsi con l’aiuto di professionisti dopo una traumatica realtà.
Non sono bastate le 18 lesioni riportate, i video, le foto a testimoniare quanto macabro e perverso sia l’abuser e tutto il mondo che gli ruota intorno. Non fa bene scendere nei particolari sessuali e violenti di questa vicenda, semplicemente perché sono vergognosi e nella vergogna meritano di rimanere i loro atti. Ed in più ci teniamo a tutelare la vittima da parole che non merita di continuare a leggere.
Ci sono altre ragazze vittime dello stesso abuser
È bastata una voce per dar vita ad una catena di testimonianze di altre ragazze, in cui il copione è sempre lo stesso. La ripetitività nell’attuare le stesse strategie, manifesta la psicopatia insita in quest’uomo.
Così arriva un’altra testimonianza trasmessa il 9 dicembre su Rai due.
Viene data voce ad una terza ragazza, vittima di abusi quest’estate ad Ibiza, villa Lolita presa in affitto da Genovese.
Il palcoscenico è diverso, il copione identico: degli orrori soffocati in una camera da letto.
E mentre Genovese palpeggiava inopportunamente la ragazza, lei chiede solo aiuto aiuto alla fidanzata presente, ma invano.
Così con la scusa di un messaggio, si mette in fuga, lasciando quei momenti interminabili chiusi nell’oscura villa fino ad oggi.
La complicità del sistema
A rendere ancora più macabra e inumana questa storia è la complicità.
I presenti hanno deciso di assentire al tutto con il loro silenzio e sbuca tra questi anche la fidanzata di Genovese, che rimaneva ad osservare gli abusi.
L’unica malattia che Genovese ha riconosciuto a se stesso in una dichiarazione al Gip, è quella della sua tossicodipendenza che “gli fa fare sempre casini”.
Ci chiedevamo di quali casini parlasse, perché questi sono crimini umani.
Il mostro dunque, non è solo uno, il mostro è il sistema e tutti i suoi adepti che vivono adulando un mondo perverso, malato e ignobile.
Alberto Genovese, osserva il Gip, ha “manifestato una spinta antisociale elevatissima ed un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne” e per questo condannato.