Alessio, figlio di Pietro I, in fuga a Castel Sant’Elmo

Nel 1717, Alessio figlio primogenito dello zar Pietro I Romanov, trovò temporaneo rifugio a Napoli, a Castel Sant’Elmo

Chissà come doveva essere il tempo a Napoli quel 6 maggio 1717, giorno nel quale un misterioso ospite, proveniente dalla sconfinata Russia e di nome Alessio, trovò un temporaneo sicuro rifugio presso il castello partenopeo di Sant’Elmo.

Certamente l’ospite e la sua scorta dovevano essere ad un tempo lieti e timorosi.

Gioiosi per la sicurezza acquisita, preoccupati che il loro nascondiglio fosse rintracciato per l’ennesima volta. 

Napoli rappresentava ad un tempo l’ultima tappa di un lungo viaggio e l’espressione di uno scontro tra imperi.

Contesa nella quale il Mediterraneo era considerato uno scacchiere geopolitico di fondamentale importanza. 

Chi era il misterioso ospite?

Il profugo era lo zarevic Aleksej Petrovič Romanov nato a Mosca il 28 febbraio 1690, da Evdokija Lopuchina e di Pietro I, Imperatore e Autocrate di tutte le Russie. 

Il padre è famoso per aver inaugurato un periodo riformistico di notevole importanza, volto a cambiare radicalmente il volto della Russia e del suo Impero. 

Voleva che i russi prendessero il meglio dalle novità provenienti dall’Occidente e per fare ciò, non sottilizzò sui metodi da utilizzare. 

Il suo obiettivo era a tal punto pressante che presto Pietro lasciò la cura dell’educazione di Alessio prima alla moglie e poi a cortigiani non propriamente allineati alle sue concezioni. 

Questa situazione diede luogo ad un vero e proprio cortocircuito: Alessio rappresentò presto un polo di opposizione rispetto alle politiche paterne. 

Tutto ciò non poteva durare a lungo, anche a causa della forte personalità di Pietro, una situazione non facile per il giovane principe. 

Il padre era molto esigente nei confronti del figlio, senza però manifestare soverchio affetto nei suoi confronti. 

Il matrimonio e la fuga con l’amante

Il 14 ottobre 1711. nella cittadina tedesca di Torgau, Carlotta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel il principe ereditario.

Il matrimonio, ovviamente combinato, come si usava allora tra le case regnanti, fu anche motivato dalla posizione alla quale era assurta la sorella maggiore di Carlotta. 

Quest’ultima si chiamava Elisabetta Cristina ed era la moglie di Carlo VI di Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico

Alessio, pur avendo avuto dalla moglie due figli (Natal’ja Alekseevna e il futuro Pietro II), non ne era affatto innamorato.

Il suo cuore, infatti, era stato catturato dalla sua amante, Eufrosina, originaria della Finlandia. 

Dopo la morte della moglie, avvenuto il 2 novembre 1715 a San Pietroburgo, Alessio si allontanò ancora di più dal padre. 

La fuga stava rapidamente diventando sempre di più l’unica opzione possibile per poter vivere in pace con l’amante, lontano dalla oppressiva ombra paterna. 

Durante i primi mesi del 1716, lo zarevic accompagnato da pochi servi fedeli e dall’amante fuggì a Vienna, presso la corte di Carlo VI. 

L’Imperatore, a lungo andare, non poteva permettersi il lusso di ospitare un simile personaggio, sempre possibile fonte di guerra con l’impetuoso Zar che rivoleva indietro il figlio. 

L’arrivo a Napoli

L’Asburgo doveva allontanare al più presto il giovane ma dove inviarlo? É in questo momento che entra in gioco la bella Partenope, allora sotto dominazione austriaca

Durante lo svolgimento della Guerra di Successione Spagnola (1701 – 1714), truppe austriache erano riuscite a conquistare Napoli e il suo Regno nel 1707 e fino al 1734. 

Quell’anno, infatti, vide il Regno di Napoli conquistato dal futuro Carlo III di Borbone, primo sovrano dai tempi degli Aragonesi a rendere Napoli di nuovo capitale di un Regno indipendente.

Gli Asburgo d’Austria volevano utilizzare Napoli e la Sicilia come avamposti della loro presenza nel Mediterraneo, che fino ad allora era stata confinata principalmente al porto di Trieste.  

La permanenza di Alessio nel Castel Sant’Elmo

A Napoli, le autorità preposte decisero di inviare Alessio al Castel Sant’Elmo, ubicata al Vomero (nelle immediate vicinanze della Certosa di San Martino).

In questo luogo fu tenuto sotto stretta sorveglianza, sia per impedire eventuali rapimenti; sia per evitare che scomparisse nel nulla con Eufrosina.

Nello stesso anno, Pietro I inviò uomini di assoluta fiducia allo scopo di riportare il figlio da un padre ormai sempre più adirato.

Gli austriaci e i nemici mortali della Russia, gli svedesi e i turchi volevano usare Alessio per i loro scopi: utilizzare il principe come una marionetta senza volontà propria. 

Fu il conte Pëtr Andreevič Tolstoj, uomo di pochi scrupoli, a riportare il principe a San Pietroburgo.
A questo scopo fu utilizzata anche l’amante, alla quale fu promesso una sostanziosa ricompensa se fosse riuscita a convincere Alessio. 

La crudeltà di Pietro I

Quest’ultimo morirà a San Pietroburgo, il 7 luglio del 1718, a causa delle torture subite, anche in presenza (e forse anche per mano) del padre. 

A Napoli, lo zarevic non riuscì a trovare quella serenità che aveva sperato e che tanti sono riusciti a trovare nella città bagnata un tempo dal fiume Sebeto

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