Il disturbo dell’alessitimia: non saper riconoscere ed esprimere le emozioni

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Intelligenza emotiva: quando la mia emozione non ha voce

Alessitimia, in ogni essere umano, vi è un tipo di intelligenza, definita ‘emotiva’, che può essere, più o meno, sviluppata.
Si parla, di intelligenza emotiva, quando, ci si vuol riferire alla capacità, di riconoscere e comprendere un’emozione, propria o altrui.

L’intelligenza emotiva nell’infanzia

Essa, inizia ad essere sviluppata fin dall’infanzia.
Infatti, è fondamentale, che venga insegnato al bambino, a riconoscere e saper dare un nome, a ciò che prova.

A tal fine, è indispensabile, che gli si consenta di essere arrabbiato, triste, impaurito.
Al contrario, cercando di far reprimere al bambino, le emozioni negative, si rischia di danneggiarlo, in quanto, tutta l’intera gamma di emozioni, ha la sua importanza nello sviluppo psichico.
Bisogna, infatti, imparare a conoscere un’emozione, per riuscire, poi, ad affrontarla.

Può, però, accadere, che il bambino non sia stimolato nell’esprimere le proprie emozioni.
Magari, un genitore, può, erroneamente, imporgli come si deve sentire, oppure, può non rispettare, quello che il bambino sta provando.

In altre situazioni, invece, può succedere che, un evento traumatico, come un divorzio, un abuso, un maltrattamento, una forte carenza affettiva, blocchino, lo sviluppo, dell’intelligenza emotiva del bambino, il quale, inizierà ad avere difficoltà, nel riconoscere e gestire, le proprie emozioni.

Cos’è l’Alessitimia

Da ciò, può nascere, un disturbo, che è definito Alessitimia.
Il termine, deriva dal greco, e significa: “mancanza di parola per (esprimere) l’emozione“.
Un soggetto con Alessitimia è colui che ha un’elevata difficoltà a riconoscere, comprendere, esprimere, gestire, le proprie emozioni.
Negli anni ’70, John Nemiah e Peter Sifneos, furono i primi, a definire, questo tipo di disturbo.

Le conseguenze dell’analfabetismo emotivo

Molto spesso, capita, che chi ha, questo genere di problematica, non riuscendo a metabolizzare, l’emozione, subisce effetti, sul proprio corpo.

Infatti, la psicosomatica, che studia la relazione intercorrente tra alcuni problemi somatici e la loro, probabile, origine psicologica, si occupa di studiare proprio la condizione, dei soggetti alessitimici.

Chiedere, ad un alessitimico, come si è sentito, dopo un determinato evento, ad esempio spiacevole, non è una cosa semplice; non si otterrà, una risposta, immediatamente efficace.
In realtà, spesso, capita che, il soggetto, cercherà, nell’interlocutore, lo spunto per trovare la risposta.
Nella maggior parte dei casi, rispiegherà ciò che è accaduto, aspettando la persona – che ha di fronte – gli dica come si sarebbe sentito se fosse stata al suo posto.
In tal modo, l’alessitimico, si convincerà che, sicuramente, è ciò che ha provato lui.

Dipendenza e vita sociale

Non riuscire a sentirsi in contatto, con le proprie emozioni, spesso, con alcune in particolare, non è una condizione piacevole.

Chiaramente, si può avere questo problema, in forme più o meno gravi.
Ad esempio, si può avere una difficoltà afferente solo ad una certa categoria di emozioni. Oppure, in condizioni più gravi, può capitare, che il problema sia talmente radicato, da far cadere il soggetto, in qualche dipendenza dannosa, come droga o alcol.

Questo genere di analfabetismo emozionale crea problemi; anche nei rapporti sociali.
Infatti, nella maggior parte dei casi, gli alessitimici, tendono a stabilire rapporti di dipendenza oppure, al contrario, ad isolarsi, mostrandosi indifferenti agli altri.

Il corpo che subisce le conseguenze delle emozioni

Uno dei passi più difficili da compiere, per un alessitimico, è quello che consiste nell’iniziare a distinguere, quale fenomeno fisico, che crea disagio, è espressione di un’emozione non esplicabile.

Può capitare che, non sapendo riconoscere, ad esempio, la paura, il soggetto, senta, esclusivamente, una forte nausea.
Oppure, può accadere, che si confonda la tristezza con la rabbia, e si cominci a sentire lo stimolo di una forte fame, per il bisogno di compensare, qualcosa, con il cibo.

Alessitimia, come combattere il disturbo

Una delle prime cose da fare è quella di riconoscere, di avere un problema.
Di rendersi conto, dell’importanza, di iniziare a sviluppare la propria intelligenza emotiva.

Soffermarsi sulle emozioni, cercare di dar loro, un giusto spazio e imparare, a definirle. Sono, questi, passaggi fondamentali.
Iniziare, a riconoscere, in quale categoria di emozioni, si risulta essere più in difficoltà. Oppure se il problema riguarda tutte.

Cercare di riflettere, maggiormente, su ciò che accade, nella propria vita e associare una sensazione provata.
Prestare attenzione ai momenti che smuovono qualcosa e provare a dare, a quel qualcosa, un nome.

Ad esempio, se in un istante, dal nulla, spunta una forte nausea, ci si può iniziare a chiedere, cosa si sta provando.
Si può cercare, di dare il giusto spazio, a quella emozione, che cerca di farsi strada e, per farlo, spunta dallo stomaco. Ciò, può portare, ad acquietare, il fenomeno fisico.

Esistono, anche, delle applicazioni che si possono scaricare sul proprio smartphone, e consentono, di selezionare, giorno per giorno, le emozioni provate.
Questo allenamento, può avere la sua utilità, poiché, fortunatamente, l’intelligenza emotiva può essere sviluppata e rafforzata, con gli anni.

Resta indiscusso come la soluzione migliore, sarebbe quella di affidarsi a chi ne sa di più.
Molto spesso, infatti, chiedendo aiuto ad un medico dell’anima, ossia lo psicologo, si può riuscire, più facilmente, a riconoscere il problema e ad imparare ad affrontarlo.
In questo modo, si imparerà a fare amicizia con le proprie emozioni, dando loro la voce che meritano.

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