Intervista ad Alessio Iodice, un ragazzo sensibile prima che artista, che incarna alla perfezione l’ideale dell’umiltà al di sopra del successo
Dal percorso ad X Factor come Urban Strangers, dove ha conquistato il secondo posto alle nona edizione insieme a Gennaro Raia, ai suoi recenti sviluppi da solista come Alex the bug. Corri, il suo ultimo singolo, nasconde già nel titolo il suo duplice significato: è sia un inno a continuare ad andare avanti verso i propri obiettivi, impavidi, sia l’abbreviativo di una persona a lui cara che non c’è più e a cui è dedicato il brano.
Conoscere Alessio è stata per me la rivelazione/conferma che le cose più profonde, stanno nella semplicità.

Come è stato formarsi e crescere come artista in un paese come Somma?
A Somma Vesuviana all’inizio è stato un po’ difficile, conosciamo la realtà non c’è l’apertura mentale di una grande città come Milano. Sono però riuscito a formarmi bene perché mi sono circondato delle persone che mi davano la possibilità di suonare nei locali, quindi bisogna fare un po’ di ricerca, ma ci si può comunque formare in qualsiasi paese.
Quando ti sei avvicinato alla musica?
A 13 anni ho studiato chitarra per quattro anni. In realtà ho studiato anche un po’ di teoria musicale, batteria, piano e basso; infatti mi piace suonare molto anche la batteria e il basso.
La tua idea di musica e di artista come è cambiata, se è cambiata da allora?
La mia idea di artista non è cambiata tantissimo. Quando ero piccolo ho sempre avuto l’idea di persone totalmente dedite alla musica e che fossero al di fuori del mondo. Quello che è cambiato, forse, è che ho imparato a vedere gli artisti prima come persone, li ho umanizzati. È cambiato il mio modo di cercare di essere artista, quello si.
Urban Strangers ed esperienza ad X Factor: pre e post fama
Ho conosciuto Gennaro (in arte Genn Butch) pochi anni dopo aver iniziato a studiare musica, verso i 15 anni. Ci siamo conosciuti per puro caso, come spesso capita, tramite amicizie in comune e abbiamo iniziato a suonare insieme.
Prima di X Factor eravamo (ero) un po’ più ingenuo, pensavo che per arrivare alle cose ci volesse solo un certo tipo di percorso, solo un certo modo di fare. Poi soprattutto grazie all’esperienza ad X Factor, che è stata molto formativa, ho capito che ci sono tanti modi di fare la musica, soprattutto ho conosciuto i mondi e le figure dello spettacolo: c’è la tv, il mondo della radio e i manager. Quello che è successo dopo l’impatto della fama, è che ho imparato a temprare quello che stava succedendo.
Cosa ne pensi quindi, in virtù della tua esperienza, dei Talent?
In generale sui Talent non ho mai avuto un pensiero specifico, nel senso che prima di farne parte non consideravo minimamente l’idea di parteciparvi.
A un certo punto, il bivio è stato o provare ad entrare in un talent o andare a Londra a studiare l’inglese.
Quello che penso è che tra tutti i talent, ho sempre considerato quello di X Factor al di sopra degli altri perché mi comunicava più verità, anche se ha le sue mediazioni.
Il passaggio da solista: è stata una naturale evoluzione?
Guarda ti rispondo a questa domanda rivelandoti anche un mezzo scoop (sorride): a me succede Tutto insieme o niente. Questo te lo dico perché potrebbe essere il potenziale titolo del mio album/EP.
Io già più di un anno fa, stavo pensando di avviare un progetto da solista. Notavo che se scrivevo 10 canzoni non tutte venivano scelte per il progetto US e dato che sentivo un’esigenza artistica di comunicare le mie cose, ho iniziato a pensarci. Mi chiedevo “come è possibile che mi sto impegnando molto anche in virtù delle esigenze del mercato, della Sony e le richieste dei fan”. Allora ho iniziato a pensare che da solo avrei avuto meno vincoli; nel momento in cui è avvenuta la “separazione” poi, ho colto la palla al balzo. La cosa più importante, è che la musica non si deve mai fermare; non sono io che non mi sto fermando, ma la mia esigenza artistica, la mia musica, ecco.
Ci sono stati grandi cambiamenti nella tua musica da solista rispetto a quella di prima? Nella composizione dei brani, arrangiamenti, scrittura, stile, ecco!
Si beh da un certo punto di vista è cambiato tutto, ovviamente prima eravamo in due, ora sono solo e i controcanti sono sempre i miei. Mi autoproduco (non avevo mai fatto il produttore). In generale, sono più libero di esprimermi, come ti dicevo. Nei testi sono un po’ più esplicito, riesco ad aprirmi più facilmente e a mostrare molto più di me nei brani. Per quanto riguarda lo stile, ora sono sicuramente in una direzione più pop.
“Corri”: mi parli del tuo nuovo singolo, di cosa ha significato per te? È uscito pochi giorni fa il videoclip ufficiale. So che hai utilizzato foto e video di infanzia che ti sei fatto inviare dai tuoi fan, tra cui anche uno mio (sorridiamo). Raccontami meglio questa scelta!
Si, “Corri” è stata scritta per un mio caro che non c’è più, mio zio. Il titolo stesso già parla di lui. Il suo nome era Corrado ed il suo abbreviativo era Corri con la o aperta. È successo a Perugia, sotto un albero di noci con la chitarra in mano e così, nel pieno del relax, ho fatto un accordo; un Mi maggiore, l’accordo con cui inizia il pezzo e poi altre due note. La prima parola che mi è venuta in mente è stata corri, ma con la o chiusa. Quindi inizio a canticchiare “corri corri”, poi però mi sono fermato un attimo e non so cosa sia successo, ma ho cambiato l’accento; ho iniziato quindi a dire corri corri con la o aperta e ho pensato: “ecco, qui ci creo il doppio significato”.
L’obiettivo della canzone però non era solo quello di dedicarla a lui, ma anche quello di avvicinarmi ai miei fan. Ecco la scelta della sola voce e chitarra. Quindi l’intento è quello di far sentire me meno solo, ma anche tutti quelli che hanno perso una persona importante. Esserci vicini a vicenda. Io con i miei fan e loro con me, attraverso la canzone (soprattutto tramite l’idea del video creato con le loro foto e video dell’infanzia).
Progetti futuri?
Oltre allo scoop che ti ho dato prima, c’è un altro singolo che deve uscire prima dell’EP. Un altro singolo “misterioso” di cui i fan più accaniti conoscono anche già il titolo (ride).
Pandemia: come ha influito su di te? Ho visto che stai usando molto piattaforme come Twitch. Ti sei dovuto reinventare per questo periodo storico o eri già molto social?
Allora, la pandemia ha sicuramente peggiorato la mia impulsività nel prendere il telefono e i vari dispositivi e il tempo chiaramente spesoci. Mi ha dato anche la sensazione di non sapere più cosa dire, cosa condividere con i miei fan.
Però allo stesso tempo, la pandemia mi ha fatto capire che nonostante questo si può provare a sentirsi più vicini con i social; come ho provato a fare anche con “Corri”, come ti dicevo prima. Sicuramente ne sono stato influenzato quindi, si. Per quanto riguarda Twitch invece, è una cosa a cui stavo pensando da un po’, la volevo avviare come sezione game perché sono un appassionato di videogiochi. Infatti da quel mondo lì deriva anche un po’ il mio nome.
A proposito allora, vuoi spiegare cosa significa il tuo nome “Alex the bug”, anche per i “non nerd”?
Si ahah, te l’ho servita infatti! Il nome deriva dalla mia parte preferita dei game: i bug corrispondono agli errori dei videogiochi. Infatti anche se il mio nome viene tradotto ironicamente come “Alex l’errore”, a me sta bene perché mi piace quest’assonanza. Mi piace essere diverso dagli altri, la cosa con cui mi piace più stupire è il mio essere me stesso. Prima di XF, ma anche ora eh, non ero una persona che si notava subito; mi piace essere scoperto. Il fatto che l’errore sia anche un imprevisto è importante per me perché la sento molto vicina a me come verità, vicina alla mia storia. Anche nella musica, che una persona possa non conoscermi oppure ricredersi quando mi ascolta, mi fa essere quel piacevole imprevisto e ne sono felice.
