L’ammore nuovo va e vene, l’ammore viecchio se mantene

L’ammore nuovo va e vene, l’ammore viecchio se mantene

A Napoli torna Mazzarri, “l’ammore vecchio” per provare a riscrivere una storia partita male

Che tra il Napoli e il francese Garcia fosse una storia difficile si era capito sin da subito, come quando una persona ti ha appena lasciato e tu, col cuore sanguinante, cerchi conforto in qualcun altro che non riuscirà mai a colmare quei vuoti. E i vuoti lasciati da Spalletti al Napoli sono diventati buchi neri in cui la squadra Campione d’Italia, che giocava a memoria, che ha fatto sognare i napoletani e “rosicare” gli avversari, sembra essersi persa.

Un campionato in cui ci si sarebbe dovuti divertire è diventato per il tifoso un incubo così come la Champions, una vera sofferenza, ragazzi che in campo non erano neanche l’ombra di ciò che si era visto qualche mese fa. I tifosi speravano nella svolta e un po’, essendo napoletani, anche in un miracolo che risollevasse loro, la squadra e la città.

Come quando, in pena per quella persona a cui teniamo che sta patendo pene d’amore, vediamo avvicinarsi qualcuno che può farla rinascere e speriamo che accada davvero. In fatto di rinascite Mazzarri sembra essere proprio l’uomo giusto, la sua carriera lo dimostra. Ha portato l’Acireale in C2, la Pistoiese in C1, il Livorno in B, ha permesso la salvezza della Reggina con 11 punti di penalizzazione, chiudendo a +1 sulla serie B. Poi il Napoli che ha fatto di lui, in versione calcistica, l’antagonista di San Gennaro.

Dopo il disastroso esordio di Donadoni sulla panchina, anche lui come Garcia ritenuto da molti troppo distante dal fuoco napoletano, nel 2009 arriva lui e rende il Napoli una squadra aggressiva, combattiva, che non molla mai. Il Napoli inizia a vincere, spesso al 90° minuto, in quella che può essere ribattezzata la “zona Mazzarri”. Il Napoli vince anche a Torino contro la Juve, è delirio, lui un nuovo eroe. Dalle zone basse della classifica, la squadra risale. Mazzarri chiude al sesto posto e porta il Napoli in Europa.

Intanto ad un giovanissimo Hamsik e al Pocho Lavezzi si aggiunge il Matador Cavani arrivato dall’Uruguay. Nascono i tre tenori.

Mentre i ragazzi si battono come leoni per non lasciare nessun punto sul campo, Mazzarri diverte a bordo campo con i suoi riti scaramantici. Quello di togliere la giacca nel finale di partita, in qualsiasi condizione climatica, diventa il segno distintivo che aggiunge all’amore dei napoletani per lui la passione; è uno di noi! Nel 2011 il Napoli arriva terzo in campionato, c’è rammarico ma non c’è tempo per soffermarsi su questo perché i ragazzi di Mazzarri sono in Champions.

Finisce nel girone con Bayern, Manchester City e Villarreal. Il Napoli passa agli ottavi contro il Chelsea.

Il 21 febbraio del 2012 al San Paolo cantano i tenori. Segnano Lavezzi e Cavani, 3-1 al Chelsea. Nella sfida di ritorno però Drogba, Lampard, Terry e Ivanovic, nei supplementari, recuperano e vincono. Saranno loro ad aggiudicarsi la coppa.

Ancora rammarico ma presto per questo allenatore che non si arrende mai arriva la finale più bella, per tanti motivi.  Il 20 maggio 2012 il Napoli batte in finale di Coppa Italia la Juventus per 2-0. Rigore di Cavani, gol di Hamsik. Intanto Lavezzi lascia la squadra azzurra per il Psg. Cavani continua a segnare, Hamsik a crescere nel talento e nel carisma. Così Mazzarri riporta il Napoli al secondo posto in campionato. Arriva la seconda qualificazione diretta in Champions. Cavani è capocannoniere con 29 gol. Finisce così la sua permanenza a Napoli. Dopo di lui Benitez ma come succede con le storie importanti, Mazzarri non è stato mai dimenticato.

Come chi ti ha fatto stare bene in passato, chi ti conosce, chi può ricucire il cuore ferito, regalarti entusiasmo e, di nuovo, la voglia di innamorarti. E non è un rimpiazzo ma qualcuno che ha vissuto con te qualcosa di importante, che per uno strano giro voluto dal fato ritorna a te.

Appena arrivato a Napoli per riprendere in mano la squadra azzurra Mazzarri ha dichiarato che il Napoli ha bisogno di un’anima. Lo aveva detto anche nel 2009 quando venne sotto il Vesuvio la prima volta.

La palla è certamente rotonda e il calcio pieno di variabili ma se è di anima che si parla, di passione, di fuoco, grinta, voglia, amore, è sicuro che tra Mazzarri, la squadra e la città ci sarà di nuovo una corrispondenza di amorosi sensi.

E se la metafora dell’amore dovesse sembrare troppo esagerata associata al pallone significa che non si ha idea di quanto il calcio in questa città sia legato al cuore. Ed è proprio col cuore pieno di passione che i tifosi napoletani accolgono questo “ammore viecchio”, perché lui li conosce e loro conoscono lui e la sua anima, che il Mister vuole mettere ancora una volta al servizio della squadra e di questa città.

Print Friendly, PDF & Email
Ambasciator