22 novembre 1963: l’America piangeva l’assassinio di J.F.Kennedy

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L’assassinio di J.F.Kennedy: l’attentato che segnò la storia degli Stati Uniti

Assassinio J.F. Kennedy. Il 22 novembre del 1963 il presidente J.F. Kennedy viene assassinato alle ore 12:30 a Dallas, Texas. A 57 anni dalla morte del 35° presidente degli Stati Uniti, il mondo intero si stringe nel ricordo di un evento che segnò la storia.

L’esordio in politica e la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti

L’esordio di Kennedy in politica si colloca alla fine del secondo conflitto mondiale, quando entra a far parte del partito democratico. Percorrendo una scala di successi che gli garantirà il sostegno di numerose personalità politiche e di gran parte della popolazione americana, nel 1960 propone la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti. Dopo aver battuto pochi mesi più tardi il rivale repubblicano Richard Nixon, J.F. Kennedy diventa il più giovane (44 anni) presidente cattolico della storia degli Stati Uniti.

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La “nuova frontiera” e la distensione dell’età Kennediana

Riallacciandosi al disegno politico progressista di Wilson e Roosevelt, Kennedy si lancia nell’avvio di un piano riformatore che comprenderà, entro i limiti della sua applicazione concreta, diversi ambiti dell’assetto sociopolitico nazionale e internazionale. Dalle riforme sociali alle esplorazioni spaziali, fino all’integrazione razziale negli stati del sud, al confronto con l’Urss e al conflitto con Cuba. L’inaugurazione di una “nuova frontiera”, in particolare, ha modo di manifestarsi attraverso il rinnovato clima di distensione e benessere materiale che connoterà in modo diffuso la società americana degli anni Sessanta. Attraverso tutta una serie di riforme politiche, infatti, il nuovo presidente concentra gran parte dei suoi sforzi nella lotta alla povertà e alla disoccupazione. La promulgazione di leggi a favore dell’istruzione scolastica e dell’integrazione razziale si inserisce, poi, lungo una linea politica improntata alla lotta contro la discriminazione razziale.

Il confronto con l’Urss di Kruscev: la corsa allo spazio e il muro di Berlino

Molti furono gli interessi comuni che prepararono il terreno di scontro tra Usa e Urss durante gli anni della presidenza Kennedy. La corsa allo spazio e la concorrenza con l’Urss spinsero il presidente a finanziare il Programma Apollo. Allo scopo di raggiungere ed esplorare la Luna entro la fine del decennio: nel 1969 gli astronauti Armstrong e Aldrin poterono ergere sul suolo lunare la bandiera degli Usa. Il confronto con l’Urss di Kruscev coinvolse anche la questione di Berlino Ovest. Mentre gli americani rivendicavano l’appartenenza della parte occidentale di Berlino alla Germania federale, i sovietici intendevano renderla “città libera”.
Il tentativo degli Stati Uniti di stabilire un accordo con l’Urss si risolse in un fallimento completo. Gli Usa riaffermarono il loro controllo su Berlino Ovest, mentre l’Urss reagì innalzando un muro. Il Muro di Berlino separava la città in due parti, rendendone impossibile il passaggio da un’area all’altra.

La questione cubana: lo sbarco alla Baia dei porci e la crisi dei missili

Le due potenze trovarono, anche questa volta, un nuovo terreno di scontro sul quale confrontarsi: la repubblica cubana di Fidel Castro. All’inizio della sua presidenza, infatti, Kennedy tentò di reprimere il regime comunista di Castro sul piano economico e politico. Il sostegno americano agli esuli anticastristi consentì al presidente degli Stati Uniti di pianificare una spedizione contro l’isola. Lo sbarco alla Baia dei porci, che avrebbe dovuto innescare un’insurrezione contro il regime del leader cubano, fallì miseramente. Intanto, dall’altro lato, l’Urss fornì al regime castrista sostegno militare attraverso l’installazione sull’isola di basi di lancio per missili nucleari. Quando il mondo intero era sull’orlo di un nuovo conflitto, Kruscev avviò lo smantellamento delle basi missilistiche, a patto che gli Usa rinunciassero ad azioni militari contro Cuba.

L’assassinio di J.F. Kennedy

La presidenza Kennedy terminò tragicamente il 22 novembre del 1963, quando Lee Harvey Oswald, ex marine e convinto marxista, lo ferì a colpi di fucile alle ore 12:30 a Dallas, in Texas, durante una visita ufficiale alla città. Le autorità arrestarono l’attentatore poche ore dopo. Ma il 24 novembre dello stesso anno Jack Ruby, un criminale legato alla mafia, uccise Oswald in circostanze oscure. Le teorie cospirazioniste elaborate intorno all’assassinio del 35° presidente degli Usa sono tuttora numerose, avvolgendo nel mistero un caso ancora irrisolto.

L’assassinio di J.F. Kennedy: il ricordo di Bob Dylan e Abraham Zapruder

Twas a dark day in Dallas, November ’63

A day that will live on in family

President Kennedy was a-ridin’ high

Good day to be livin’ and a good day to die

Così si apre la canzone Murder Most Foul, il singolo che il premio Nobel Bob Dylan ha pubblicato lo scorso 27 marzo. Di certo la canzone più lunga (dura quasi 17 minuti) che l’autore abbia mai scritto, il brano descrive le sequenze drammatiche dell’assassinio dell’amato presidente.
Sequenze riprese e fissate per sempre nei memorabili fotogrammi del cineamatore Abraham Zapruder.

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