Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’Assessore Giovanna Mirra ci mostra il suo sostegno verso le donne che subiscono violenza
Oggi, 25 Novembre 2020, è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, un fenomeno tanto conosciuto quanto oscuro, il cui numero di vittime è struggente ogni anno. In questo periodo difficile per tutti, i casi di violenza sono anche aumentati e sempre maggiore è la volontà da parte delle figure di rilievo di stare dalla parte delle donne.
Questo pomeriggio ho intervistato Giovanna Mirra, Assessore alle politiche sociali, trasparenza e partecipazione del comune di Castello di Cisterna, una donna che ha già dimostrato di avere a cuore questo fenomeno e di essere, insieme ai suoi collaboratori, totalmente a sostegno delle donne che subiscono violenze.
L’Assessore Giovanna Mirra, ha partecipato in prima persona a diverse iniziative, come il progetto “panchina rossa” nel Marzo del 2018, un simbolo per ricordare Melania Rea e Stefania Formicola, due donne vittime di femminicidio. Quest’anno, insieme ai sindaci, assessori e tanti altri colleghi, ha realizzato un video con l’hashtag #INSIEMECONTROLAVIOLENZASULLEDONNE per non dimenticare l’importanza di questo giorno e il suo significato.
E proprio dal video è cominciata la nostra conversazione.
Nel video, lei dice una frase che mi ha particolarmente colpito: “in un mondo che guarda altrove a causa della pandemia, troviamo insieme la forza di non distrarci e garantire tutela e protezione a tutte le donne”. In merito a questo, nel periodo di lockdown che stiamo vivendo, secondo lei quanto è aumentato il rischio di violenza per le donne che sono costrette a stare in casa?
Io credo, in virtù dei dati oggettivi trasmessi dai media, che questo momento abbia messo le donne, che vivono situazioni di violenza, ancora più a rischio perché, se prima lo spazio di violenza si limitava a pochi momenti, dato che il compagno violento usciva per lavoro o per fare altro, adesso, con le misure di contenimento istituite per contrastare il Covid, questa situazione favorisce maggiormente scontri più frequenti ed ha portato sicuramente a dei momenti di sconforto; soprattutto per chi cerca di essere accanto alle donne e combattere con loro. Io stessa, sul mio territorio, ho istituito dei percorsi, coinvolgendo quante più donne e soprattutto quanti più uomini possibili, tra cui rappresentanti dell’organo politico, carabinieri, psicologi e molti altri.
Ma il problema resta sempre quello: alla base c’è un problema culturale, perché molte donne tendono a mascherare queste violenze, convinte che far uscire certe verità sia un segno di vergogna, non per chi le commette, ma per chi le subisce. Anche l’uomo, vedendo la donna come una sottoposta, non le riserva il rispetto che invece dovrebbe riconoscerle.
Bisognerebbe quindi costruire una rete sociale e culturale intorno ad entrambi i generi, proprio per istituire una cultura nuova, che porti ad aver un senso civico che deve anche essere trasmesso ai figli.
Proprio a proposito di questo, anche nel video si fa riferimento a donne che sono anche madri, i cui figli sono coinvolti a vivere questo tipo di realtà. Quanto influiscono un padre violento e una mamma succube nel modo di vedere la realtà da parte di un figlio?
Influisce tanto, noi facciamo di tutto per sensibilizzare i bambini attraverso anche la collaborazione con le scuole, perché un figlio maschio che cresce con un papà violento, penserà che quello è il modo normale di amare una donna e, invece, ciò che ci insegnano tutte queste brutte vicende è proprio che non si muore d’amore. Una figlia vedendo la mamma in un atteggiamento remissivo e di accettazione può pensare che, laddove dovesse cominciare una relazione con un uomo e quest’ultimo fosse portato a farle violenza fisica o verbale, penserebbe che faccia parte della normalità della vita, mentre queste cose vanno abolite del tutto con una buona educazione culturale di base.
Cerchiamo adesso di rintracciare la causa di fondo di quando si commette violenza: io da giovane sono convinta che si compia perché si sente la necessità di voler controllare ciò che si percepisce più forte. Da questo senso di inferiorità nasce la violenza verso il cosiddetto “sesso debole”. Ma esiste veramente questo sesso debole?
Io credo che non esista. Anche perché, nell’attuale società, abbiamo tante rappresentanti; che ci dimostrano di essere capaci di mettersi in gioco in quei settori che un tempo erano riservati solo al sesso maschile.
Parliamo del momento in cui una donna si reca alle forze dell’ordine per denunciare. È capitato molto spesso che non abbiano ricevuto l’aiuto sperato per mancate prove evidenti di violenza. Come può sentirsi una donna che vorrebbe denunciare, ma sa che poco cambierebbe?
Io credo che le forze dell’ordine debbano applicare un protocollo di intervento, perché il tutto dipende anche dalla sensibilità dell’uomo che riveste questo ruolo. Negli ultimi anni, nonostante questo sia un fenomeno che ci accompagna da secoli, si sta cercando di costituire una rete territoriale che contrasti la violenza di genere. Le forze dell’ordine, devono attuare tutte le verifiche del caso; e attestare che non sia un semplice litigio che ha portato la donna a rivolgersi direttamente alla Legge.
Poi a questo susseguono una serie di atti da mettere in campo. Per esempio effettuare una presa in carico presso i CAV (Centri di Antiviolenza) e quindi compiere tutte quelle azioni che portano la donna ad avere un minimo di serenità per lei e per i suoi figli; assicurarle un lavoro e una indipendenza economica. Proprio perché, molto spesso, il motivo principale che porta la donna a rimanere in casa e non scappare via, è proprio la dipendenza economica dal compagno.
Concludiamo quest’intervista con una domanda che coinvolge il nostro mondo di donne giovani. Che tipo di raccomandazione farebbe ad una ventenne che ha una relazione con un ragazzo e non sa come percepire la violenza nelle sue forme? Quali sono le parole-chiave o gli atteggiamenti da cui stare in guardia?
Io rispondo riportando le parole che dico a mia figlia di 18 anni, giovane come voi, e mi viene naturale dire che qualora si incontri il principe azzurro della propria vita, si veda attentamente se è una persona capace di condividere con voi sogni e progetti del presente e del futuro, perché laddove un uomo è portato a chiedere alla propria donna di fare un passo indietro nella sua programmazione di vita, quello è già un atto di violenza, perché non sta rispettando i suoi progetti di realizzazione. Chiedere di fare un sacrificio per amore è violenza, dal momento che l’amore non è sacrificio ma libertà. Se si arriva anche alla violenza fisica, vuol dire che quest’ultima è messa in campo da persone piccole che non conoscono altre forme di strumentalizzazione.
Prima di concludere la chiacchierata, l’Assessore Giovanna Mirra mi ha raccontato un evento tanto significativo per lei e per tutte noi: anche lei ha subito una forma subdola di violenza
Anche io in un’occasione passata sono stata vittima di una violenza subdola; da parte del marito di una mia amica a cui avevo regalato dei libri al femminile per ampliare i suoi orizzonti. Proprio questa cosa mi ha messa in pericolo; e con me, tutta la mia famiglia. Perché suo marito cominciò a farmi delle telefonate anonime e a condividere foto di me, pur non avendolo tra i miei contatti social, scrivendo delle cose brutte sul mio conto. Io ebbi anche bisogno della presenza di un mio amico carabiniere per sentirmi al sicuro. Racconto questo per dire che non bisogna mai avere paura.
Le donne non sono sole ed oggi la società sta cercando di mettere in campo percorsi strutturati per favorire l’accoglienza di queste donne. Nel contempo, di affrontare queste tematiche con una contezza maggiore. Devono avere il coraggio di raccontare la propria sofferenza senza problemi; rivolgendosi ai centri antiviolenza, dove ci sono tante donne che aiutano altre donne senza paura. Tutelandole con la legge della privacy per non metterle a rischio e proteggendole.
Le parole provate dell’Assessore Giovanna Mirra ci comunicano quanto sia davvero coinvolta; anche nell’ambito pratico, ad aiutare in tutti i modi le donne che credono di essere sole.
La soluzione non è mai tacere e non è mai isolarsi. Nessuna donna si sentirà mai sola fin quando ci sarà sempre un’altra donna pronta a combattere e rialzarsi accanto a lei.
Oggi, per non dimenticare mai chi ha perso la vita senza chiedere aiuto, fatelo voi. Siate la voce e il coraggio di tutte.