Emanuela Orlandi – La famiglia affida incarico per esami sulle ossa trovate nel cimitero Teutonico

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A settembre possibili novità sul caso Orlandi

La famiglia Orlandi ha affidato l’incarico per eseguire le analisi su alcuni frammenti ossei repertati nel Cimitero Teutonico, all’interno della Città del Vaticano, un anno fa.

I familiari della ragazza scomparsa il 22 giugno di trentasette anni fa hanno deciso di procedere privatamente alle verifiche dei residui ossei selezionati dai loro consulenti, il Dottor Giorgio Portera e la Dottoressa Laura Donato, a seguito delle attività svolte nel luglio del 2019 presso il Cimitero Teutonico.

Il fascicolo era stato aperto dopo la denuncia dei familiari di Emanuela, nata da una lettera anonima ricevuta in estate dai legali della famiglia Orlandi, nella quale veniva segnalato il possibile occultamento del cadavere di Emanuela nel piccolo Cimitero ubicato all’interno del territorio dello Stato Vaticano. 

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Cimitero Teutonico

Il Promotore di Giustizia Gian Piero Milano e il suo aggiunto Alessandro Diddi, avevano autorizzato l’accesso alla sepoltura e l’apertura di due tombe vicine.

Successivamente sono effettuati altri accertamenti storici per capire se le sepolture erano avvenute in passato, fino a risalire ai lavori di ampliamento e ai sepolcri di due principesse tedesche Sophie von Hohenlohe e Carlotta Federica di Mecklemburgo, entrambe morte nell’Ottocento: tombe che erano risultate vuote.

Si erano poi scoperti due altri ossari collocati sotto la pavimentazione di un’altra area. Anche questa è stata perlustrata e analizzata ma di resti compatibili con la data della sparizione di Emanuela non è stata trovata alcuna traccia.

“Le verifiche su tali reperti, si legge nel comunicato, effettuate dal Professor Giovanni Arcudi, perito di Ufficio, alla presenza dei consulenti della famiglia Orlandi, hanno portato a concludere che i frammenti rinvenuti sono databili ad epoca anteriore alla scomparsa della povera Emanuela: i più recenti risalgono ad almeno cento anni fa”.   

Di qui la richiesta di archiviazione.

Ma all’inizio di agosto di quest’anno, la famiglia di Emanuela Orlandi, ha affidato al CEDAD (Centro di Fisica Applicata, Datazione e Diagnostica) dell’Università del Salento, la datazione dei frammenti ossei, 58 in tutto.  

Le analisi verranno eseguite utilizzando la tecnica nota come “bomb peak dating” che consente il raggiungimento di livelli molto elevati di risoluzione cronologica sfruttando l’eccesso del contenuto di radiocarbonio dovuto ai test nucleari del secondo dopoguerra e immagazzinato negli organismi vissuti dal 1955 al presente.

La Fisica è quindi chiamata a dare un contributo importante alla soluzione di uno dei misteri più fitti della nostra storia recente, spiega Gianluca Quarta, Professore di Fisica Applicata ai Beni Culturali, Ambientali, Biologia e Medicina presso il Dipartimento di Matematica e Fisica Ennio de Giorgi dell’Università del Salento.

Abbiamo affidato alcuni frammenti ossei ad un laboratorio, ci sarà prima l’analisi del carbonio 14 per la datazione e successivamente, se ci saranno le condizioni, l’esame del dna”, riferisce Laura Sgrò, l’avvocato di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che non ha mai smesso di cercarla.      

Per il legale le prime risposte potrebbero esserci già “a settembre”.

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