Perchè la società subisce meglio l’innovazione tecnologica e meno quella dei sistemi sociali?
L’evoluzione della globalizzazione, la problematica armonizzazione politica ed economica fra gli stati europei, la rivoluzione tecnologica, la crisi economica, lo smarrimento culturale, la ridefinizione delle regole del commercio internazionale, la crisi del ceto medio occidentale, il cambiamento del mondo del lavoro e la crisi occupazionale, le ondate migratorie dal Medio Oriente e dall’Africa, il rapporto fra politica, populismo e democrazia, la zona di confine tra finanza e politica, il difficile passaggio mentale dal XX al XXI secolo: ecco alcune delle questioni globali di questi anni.
La società italiana contemporanea è sempre più un puzzle con tasselli diversi tra loro: a volte, l’integrazione di questi tasselli nel tessuto sociale è relativamente semplice, in altri casi invece è molto difficile.
Negli ultimi anni, anche la nostra radice sociale ha iniziato a vivere alcuni cambiamenti della propria struttura. Certo, in Italia i mutamenti sono più lenti che altrove, ma gli eventi di questi anni spingono sempre più l’attenzione verso il mondo di domani. A quale velocità, dunque, avvengono questi cambiamenti? L’Italia è al passo con i tempi o soffre maledettamente i mutamenti dei nostri giorni?
La teoria del ritardo culturale di Ogburn
William F. Ogburn è stato un sociologo statunitense, elaboratore della legge del ritardo culturale (cultural lag) all’interno della sua opera “Il cambiamento sociale rispetto alla cultura e alla natura originale”, nel 1922. Ogburn suggeriva una distinzione tra due tipi di culture e i cambiamenti che si verificano all’interno di queste ultime:
una cultura “non materiale, di cui fanno parte i cambiamenti che avvengono all’interno della sfera delle idee, della religione, dell’arte, dei costumi, degli ordinamenti sociali, della filosofia, etc;
una cultura “materiale, di cui fanno parte i cambiamenti della tecnologia, degli oggetti e dei loro processi immediati di produzione e d’uso, etc.
La differenza che si crea tra trasformazione della cultura materiale e reazione della cultura non materiale è detta ritardo culturale.
Le cause della resistenza
I mutamenti che avvengono nella cultura non materiale si sviluppano più lentamente di quelli della cultura materiale: la gente fa prima ad accettare nuovi prodotti materiali che ad adottare nuove norme e nuovi valori.
I motivi per cui certi aspetti della cultura non materiale non mutano con la stessa rapidità di quelli della cultura materiale sono i più vari: possono essere dovuti all’opposizione offerta ai cambiamenti da coloro che hanno acquisito particolari interessi; possono dipendere dall’abitudine, a cui va aggiunto il senso di precarietà dell’individuo, tendente a mantenere gli equilibri raggiunti, che causano lentezza nei mutamenti, oppure dalla forza di resistenza fornita dalla tradizione, che provoca timore nei confronti del nuovo. I sistemi sociali stessi possono determinare una forma di resistenza, come la conformità alle norme, il rifiuto di ciò che è diverso, la coerenza sistematica e culturale, le credenze in cose sacre.
Una possibile via di fuga
È possibile ad oggi ipotizzare un’inversione di tendenza? Questo gap è realmente colmabile? Difficile dirlo, soprattutto quando le cause scatenanti di questo fenomeno prima elencate, fanno parte di un tessuto sociale ben saldo, forte, non semplice da cambiare come quello italiano, dove un certo tipo di politica ha purtroppo radicato le sue idee in queste aree di facile coinvolgimento elettorale, accrescendo ancor di più un mare di problematiche già grande quanto un oceano.
Anziché andare avanti, probabilmente l’Italia è tornata indietro, e con lei gran parte del mondo circostante.
Ad oggi, gli unici che possono realmente fare qualcosa di concreto per questa tematica, sono i giovani. In loro devono essere riposte le speranze di un nuovo mondo, di un nuovo paese, capace di guardare indietro, ma soprattutto avanti, svestendosi delle vesti retrograde di questa nazione, perchè non c’è futuro senza passato, a patto che se ne traggano dei sani insegnamenti, a patto che lo scopo del futuro sia migliorare il passato, non ripercorrerlo. Un paese, capace di accogliere un immigrato con la stessa semplicità con la quale si accoglie l’uscita dell’ultimo modello di uno smartphone d’avanguardia, capace di riconoscere amore in una coppia dello stesso sesso, con la stessa naturalezza con la quale si guarda ad una coppia di sesso opposto, che rimetta al centro della discussione l’impatto psicologico e sociale dell’individuo. Un paese al passo con i tempi, al passo con la civiltà.