Attacco a Charlie Hebdo: la satira colpita ancora

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Le violenze continuano dopo cinque anni

Un nuovo attacco a Charlie Hebdo scuote Parigi: a tre settimane dall’inizio del processo per l’attentato contro il giornale francese le violenze continuano. La simmetria è incredibile: dopo cinque anni un giovane diciottenne pakistano ha ferito a colpi di mannaia due persone. Le motivazioni? Non sopportava le caricature su Maometto. La stessa ragione che spinse i due fratelli Kouachi a entrare nella redazione del più famoso e irriverente giornale satirico di Parigi e ad aprire il fuoco nel 2015. Il giovane attentatore si è sbagliato, perché, dove di nuovo si è sparso il sangue, non c’è più la sede di Charlie Hebdo. La redazione si è spostata: il nuovo indirizzo è segreto. I suoi dipendenti vivono sotto scorta. La sede ha codici d’accesso, porte blindate e agenti a proteggerla. Je suis Charlie, era questa la frase che si sentiva e si leggeva dappertutto dopo che il 7 gennaio 2015 sono state uccise diciassette persone.

L’attacco

Il 25 settembre 2020 il giovane pakistano si sarebbe recato nell’XI arrondissement della capitale francese e avrebbe colpito quattro persone. La prima si trovava davanti al murales in onore dei fumettisti uccisi nel 2015. L’attentatore, fermato nei pressi della Bastiglia, avrebbe subito ammesso il suo gesto. Le vignette che all’inizio del processo di Charlie Hebdo sono state ripubblicate avrebbero scatenato l’attacco. E sembra di rivivere le stesse scene di cinque anni fa.
Eppure l’allerta a Parigi non è mai scesa: il piano Vigipirate, per il controllo e la vigilanza contro gli atti terroristici, è sempre in vigore nonostante il livello d’allerta sia sceso.
I parigini non hanno dimenticato quello che è successo: nessuno può cancellare dalla memoria gli assalti, il rumore delle armi da fuoco e le urla di chi scappava. Il processo di Charlie Hebdo ha riportato tutto alla memoria. “Tout ça pour ça”, si leggeva a inizio settembre sulle caricature che avevano scatenato gli attacchi. A quanto pare sì. Tutto questo sangue per questo, per la satira.

L’odio per Charlie Hebdo

Ma da cosa nasce l’odio verso Charlie Hebdo? Il giornale parigino è sempre stato famoso per il suo “piccato senso dell’umorismo“: vignette satiriche certo, ma spesso molto pungenti. Le loro illustrazioni non hanno mai risparmiato nessuno. Religione, politica, morti. Basti pensare all’immagine delle “lasagne” rivolta all’Italia quando si trattò di ironizzare sul sisma del 2016, o alla vignetta sul crollo del ponte Morandi a Genova. Non c’è colore politico o religioso nella loro satira: tutti possono essere bersagli della penna tagliente della rivista parigina. La loro matita non piace? È offensiva? Ci si può limitare a non acquistarlo, a non leggerlo e nemmeno a cliccare le loro immagini su internet. Le caricature di Maometto sono state troppo per qualcuno e ignorarle non sembrava abbastanza.
Non bisogna dimenticare che quello era il periodo più difficile per Parigi: il terrorismo stava raggiungendo livelli elevatissimi. Molti altri sarebbero morti in seguito, basti pensare alla strage al Bataclan e allo Stade de France. Chiunque vivesse o andasse nella capitale parigina sapeva che l’allerta era alle stelle.

La Francia e la religione

E pensare che in Francia l’Islam è la seconda religione per numero di credenti. C’è da dire che i francesi sono un popolo molto libero: non sono attaccati a dogmi fissi o a una rigidità tipica di tanti altri paesi. Si tratta di uno stato laico a tutti gli effetti. Un esempio: i matrimoni religiosi non hanno validità se non accompagnati dal matrimonio in comune. Inoltre nei luoghi di lavoro (o anche nelle scuole) il credo di una persona rimane qualcosa di molto personale: i segni religiosi non vengono imposti né mostrati. Chiunque può appartenere a qualsiasi religione. Eppure proprio in una nazione così libera si è assistito a un massacro: da quel 7 gennaio il sangue ha cominciato a scorrere. E , dopo questo nuovo attacco a Charlie Hebdo, sembra che non si sia ancora fermato. Ogni musulmano in Francia, come in ogni parte del mondo, si è dissociato da tali atti di ferocia. Nessuna offesa può giustificare l’uccisione anche solo di una persona.

Charlie Hebdo e la satira

Sicuramente Charlie Hebdo non è un giornale leggero: per quanto voglia divertire il suo scopo è quello di mettere in luce i difetti e le storture del mondo. La satira consiste proprio in questo: esagerare gli aspetti di un comportamento, metterne in luce la debolezza attraverso delle caricature. Ovviamente si può fare in tanti modi, condivisibili o meno. E Charlie Hebdo ha scelto di essere pungente. Di fare male spesso. Di mettere il dito nella piaga. Si esagera, si rende paradossale qualcosa. Come se solo in questo modo si potessero aprire gli occhi. La satira è dissacrante. Proprio la definizione che Google da di questo aggettivo descrive bene il messaggio del giornale parigino: dissacrante uguale irriverentemente critico o caustico nei confronti di tutto ciò che per tradizione o conformismo è ritenuto sacro e intoccabile, allo scopo di riportarlo al giusto e reale valore. La vita, la religione, la politica, tutto è riportato a un valore più basso. Ci si può giocare e scherzare.

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