Settimana della moda per ripartire

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Milano tra sfilate virtuali e reali

Il lato positivo, nel periodo di confinamento, è stato, per Milano, quello della riscoperta dell’economia di quartiere che ha, in qualche modo, arginato la fragilità e l’inefficienza dell’esclusione sociale cui, irrimediabilmente, si era trovata la comunità.

Tra le criticità, quella dello scarso controllo circa la gestione sanitaria della territorialità

Proprio in quel periodo Milano ha iniziato a comprendere quanto fosse urgente intervenire sulle negatività e, quindi, su come il trascurare – anche a livello nazionale – la medicina organizzata pubblicamente, preferendo le eccellenze private, fosse stato un vulnus cui porre rimedio.

Proprio in tale ambito, nella città cosmopolita, operosa e fattiva, si era inserito il nemico portando, prepotentemente, alla ribalta le occulte debolezze.

D’altra parte, è risaputo, quando tutto va bene non si riconoscono le vulnerabilità.

Quando si percorre una via positiva, si è portati a sottovalutare i problemi celati dai grandi entusiasmi.

Milano non conosce la parola arrendersi; questo il mantra di Giorgio Armani. Lo stilista, piacentino di nascita, che da decenni veste, donne e uomini, in maniera normale, ma elegante.

Le certezze attuali e le speranze future

Si auspica la possibilità di affidare la ripartenza a compagini – sotto ogni profilo e punto di vista – all’altezza del compito; esautorare menti meno esperte a favore di intelligenze più competenti, appare un’esigenza assai avvertita.

I francesi, ad esempio, pensano di costruire un futuro basato su concetti precisi e chiari, forieri di progettualità concrete; qui da noi, invece, ci si scatena su progetti senza, purtroppo, avere molta contezza sulle idee.

Si profila un autunno difficile, altri Paesi sono messi molto peggio dell’Italia e, bisogna riconoscerlo, il fatto che stiamo meglio deriva dal periodo di confinamento rigoroso, rispettato in maniera assai responsabile.

In effetti, però, l’estate folle sta dando gli esiti infausti temuti. La raccomandazione resta quella di evitare gli assembramenti, rispettando le distanze di sicurezza e indossando i dispositivi di protezione individuale in modo ligio.

Tuttavia, ed è indubbiamente positivo, bisogna guardare al futuro con fiducia.

Ed è quanto sta profondendo la settimana della moda, con le sfilate afferenti alle collezioni uomo e donna primavera/estate 2021, in svolgimento dal 22, con finale il 28 settembre.

Made in Italy: orgoglio della Nazione

Novanta milioni di euro nel 2019, appena 48 ad oggi. Questi i dati del comparto moda nel nostro Paese.

La sfilata di Giorgio Armani si è svolta a porte chiuse; l’uomo che ha saputo vendere il sogno della moda ed ha vestito – forse per primo – la donna senza la costrizione della femminilità, ma pensando, soprattutto, alla donna che lavora, dimostrando sempre la propria creatività, è uscito dalle tradizionali passerelle entrando nelle case di tutti. In pratica un défilé a porte chiuse, segna il ritorno dell’alta moda sullo schermo televisivo. Non succedeva dal 2003.

La misurata eleganza del modello “Armani”, senza la presenza del pubblico, ma esplicata in maniera più popolare.

E’ accaduto sabato scorso e “La7” – subito dopo otto e mezzo di Lilli Gruber – ha messo in onda l’evento.

Lo aveva già sperimentato a febbraio, il grande stilista, quando, al sorgere della pandemia, nella sfilata invernale, non ci stavano spettatori.

Circa quindici minuti, con effetti scenici straordinari, di luci ed ombre, ad accompagnare modelle e modelli con accesso in scena da un ingresso-uscita a fare da perno ad una scenografia essenziale, ma elegantissima. Un percorso sul perimetro di un rettangolo, con le basi minori a figurare l’alto ed il basso del campo di azione.

Un segnale, forte e deciso, per infondere speranza e fiducia nella ripartenza.

https://www.armani.com/it/armanicom/unisex/giorgio-armani/timeless-thoughts_section

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STEFANO POPOLO

CEO & Founder

Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.

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