I manifestanti pro Trump a Washington
Washington D.C., poco dopo le 13 (ora americana) del 06 gennaio 2021 un gruppo di manifestanti assalta il Congresso a Capitol Hill. L’insurrezione ha inizio. Donald Trump e i suoi sostenitori non si fermano mai.
Proprio loro hanno scosso il Parlamento mentre si stava certificando l’elezione del nuovo presidente Joe Biden. A seguito di tutti i problemi delle avvenute consultazioni elettorali, si sperava in una ratifica del mandato più tranquilla. Ma con i pro Trump non si è mai tranquilli.
E infatti i manifestanti dell’ormai ex presidente, non si sono fermati neppure davanti alla polizia e ai controlli di sicurezza davanti alla sede del Congresso. Un duro colpo alla democrazia USA, per molti.
La marcia sul Congresso
Il Congresso oggi, avrebbe dovuto analizzare i voti e certificare o meno la vittoria di Joe Biden. Se all’interno delle Camere i repubblicani avevano già programmato di ostacolare e ritardare la dichiarazione della vittoria democratica, al di fuori si è scatenata una vera e propria insurrezione. Una manifestazione che era cominciata in maniera pacifica, come sostiene Robert Contee, capo della polizia di Washington, è sfociata in una marcia sul Congresso. I manifestanti hanno superato i blocchi di sicurezza e hanno raggiunto l’interno dell’edificio, anche arrampicandosi su muri e balaustre a volte, o rompendo finestre.
Le forze speciali hanno evacuato i parlamentari e, ovviamente, si è deciso per il rinvio della seduta. Il senatore Jeff Merkley però ha postato una foto su Twitter: i contenitori dei voti in fase di certificazione nella camera della Capitol Hill e un elogio allo staff che li ha salvati dall’incursione.
I discorsi di Biden e Trump
Nel frattempo ha parlato anche il Presidente Joe Biden. Proprio lui ha rivolto un appello al suo ex avversario: che intervenisse per fermare un atto così inaudito, un attacco alla democrazia in piena regola. E Trump sì ha detto qualcosa, ma parole di lode per i suoi “adepti”: sottolineando, ancora e ancora, l’idea della vittoria rubata, ha espresso il suo affetto nei confronti dei sostenitori e infine ha invitato tutti a tornare a casa, perché “abbiamo bisogno di pace”.
Ma a quanto pare, chi ha fatto irruzione non ha recepito il tiepido invito di Donald e ha continuato ad occupare. Però solo poche ore prima, il leader dei repubblicani aveva affermato che la lotta non era finita. E forse proprio queste parole hanno fomentato ancora di più chi non voleva cedere a nessun costo.
Manifestanti pro Trump al Congresso, ma Nancy Pelosi non si vuole fermare
Mentre il sindaco di Washington D.C. stava proclamando il coprifuoco alle 18 in tutta la città, all’interno del Senato i manifestanti si divertivano quasi. Chi si sedeva comodamente nella sala del Congresso, chi aveva costumi improbabili, chi era a petto nudo. Distruggevano gli uffici e seminavano il panico. Nel frattempo però una donna è stata ferita da colpi di arma da fuoco, come riporta la NBC, ed è morta.
I manifestanti hanno preso di mira anche i giornalisti. In varie foto pubblicate su Twitter si vedono accatastati a terra tutti gli strumenti delle troupes: videocamere, microfoni, monitor, tutto distrutto dalla violenza dei manifestanti.
Solo poco dopo l’entrata in vigore del coprifuoco la folla ha cominciato a disperdersi. E Nancy Pelosi (leader del Congresso), dopo aver visto il suo ufficio preso di mira, ha annunciato la decisione di procedere comunque alla seduta appena il Congresso fosse stato reso nuovamente sicuro.
La rabbia sui social
Nel frattempo sui social cresce la rabbia. Ci si chiede come abbiano fatto i manifestanti a superare le forze armate. Come sia possibile che non fossero preparati ed in netta minoranza rispetto ai loro oppositori. E in alcuni video pubblicati on line, la disparità numerica è lampante. Le forze di polizia erano a conoscenza della manifestazione, già organizzata. Dunque ci si stupisce che si siano fatti superare numericamente. Molti utenti hanno anche notato come, al termine di un assalto ad una delle istituzioni fondamentali della democrazia statunitense, abbiano fatto seguito pochi arresti (circa una ventina fino alle 18). Al contrario, durante i movimenti di protesta per il movimento Black Lives Matter le persone incarcerate erano molte di più.
L’indignazione è aumentata quando Trump ha nuovamente detto la sua su Twitter: «Ecco quello che succede quando una vittoria nettissima viene strappata brutalmente dalle mani dei grandi patrioti, che da tempo sono trattati ingiustamente. Andate a casa in pace. Ricorderete questo giorno per sempre!».
Twitter, però, è subito intervenuto, eliminando il post.
Un giorno da non dimenticare, su questo l’ex Presidente ha ragione, ma per il duro colpo inferto alla democrazia.