Cosa votare: Sì o No?
Sì o No? Ecco il grande dubbio. Il referendum ha messo molti in crisi e se le ragioni del sì possono sembrare ragionevoli, altrettanto quelle del no. Dunque come districarsi tra le incertezze? Cosa votare in un referendum che potrebbe cambiare il nostro ordinamento?
Addirittura cambiarlo? Sì, perché si tratta di una decisione che modificherebbe tre articoli della Costituzione. Tre articoli che regolano la composizione del Parlamento e non solo. La riforma, infatti, diminuirebbe il numero di deputati e senatori, ma porterebbe con sé anche dei cambiamenti nei regolamenti interni alle camere, almeno secondo alcuni.
Ulteriore domanda è se si dovesse accompagnare una riforma elettorale per redistribuire i seggi, adattandoli al nuovo numero: e anche qui è scontro tra i due schieramenti del Sì e del No.
Ma andiamo con ordine.
Il quesito del Referendum
Il quesito che ci troveremo davanti domenica 20 e lunedì 21 settembre sarà il seguente:
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?» (https://dait.interno.gov.it/elezioni/speciale-referendum)
Si tratta di un referendum confermativo, che richiede ai cittadini di confermare o ribaltare la situazione (come direbbe Alessandro Borghese). Il potere è tutto nelle mani degli elettori, soprattutto perché non c’è nessun quorum da superare. La vittoria quindi sarà di chi otterrà più voti.
Gli articoli da modificare
Ma cosa dicono i tre articoli che il referendum vuole modificare? L’articolo 56 riguarda il numero di deputati all’interno della Camera: 630, di cui 12 eletti nella circoscrizione Estero. Tale numero viene ripartito in maniera proporzionale alla popolazione, di ogni circoscrizione: più elettori più deputati. Per ciò che riguarda il Senato, l’articolo 57 stabilisce che vi siano 315 senatori al suo interno, di cui sei eletti all’estero e che nessuna regione può avere meno di sette senatori (fatta eccezione per Molise e Valle d’Aosta). Anche in questo caso la ripartizione dei seggi è effettuata in base alla popolazione delle Regioni: quelle più popolate avranno più senatori. L’ultimo articolo da modificare è, invece, quello riguardante i senatori a vita: oggi ogni Capo di Stato ne può eleggere cinque.
I cambiamenti
I cambiamenti che il referendum vuole apportare riguardano il numero di parlamentari. Si passa da 945 a 600 in Parlamento: 400 dovrebbero essere i deputati e 200 i senatori. La riduzione riguarderebbe anche il numero di eletti dalla circoscrizione Estero: otto a Montecitorio e quattro a Palazzo Madama. Si avrebbe un deputato ogni 151.000 abitanti e un senatore ogni 302.000. Altro numero che scenderebbe è quello dei senatori a vita: solo cinque.
Ciò che non è direttamente previsto dal referendum costituzionale è la riforma della legge elettorale. Perché bisognerebbe riformare il sistema? Una riforma è davvero necessaria? Se sì, arriverà in seguito?
Le ragioni del Sì
Chi domenica e lunedì voterà Sì ha in mente una serie di vantaggi provenienti da questa riforma. Si parte dal motivo dominante tra molti elettori: il risparmio economico. Si parla di 100 milioni di euro (cifra poi modificata e scesa a 57 milioni). Ulteriore ragione sarebbe lo snellimento delle procedure decisionali. Il Parlamento in questo modo potrebbe svolgere meglio le sue funzioni, senza però minare il bicameralismo perfetto, poiché i poteri delle due Camere rimarrebbero gli stessi di sempre. Non si tratta di una modifica delle funzioni e delle procedure, ma solo del numero di poltrone assegnate. Secondo il Sì non sarebbe neppure necessaria la riforma elettorale, in quanto la modica non riguarda i metodi di scelta e elezione dei rappresentanti.
Dalla parte del Sì ovviamente il Movimento 5 Stelle. E non potrebbe essere diversamente: sono proprio loro ad aver sostenuto fin dall’inizio la proposta di riduzione dei parlamentari. E per una volta si trovano d’accordo con il maggiore partito di destra: la Lega.
Nel mezzo troviamo il PD con Zingaretti che, se dapprima sembrava vicino al No, adesso è passato al lato opposto. Ha, però, posto delle condizioni: una riforma elettorale. Ma come? I sostenitori del sì non ritenevano che non fosse necessaria?
Le ragioni del No
Ma chi vota No allora non vuole cambiare? Le ragioni di chi non vuole modificare la composizione parlamentare sono altre. In primis, la riduzione di senatori e deputati secondo loro potrebbe modificare la rappresentanza politica. Questo sarebbe particolarmente vero per il Senato e le Regioni: cambia, infatti, la proporzione dei seggi in base alla popolazione. Molte regioni più piccole si troverebbero in una situazione di svantaggio.
Come Zingaretti, anche i sostenitori del No auspicherebbero, in caso di una loro sconfitta, una riforma elettorale. L’attuale sistema potrebbe portare squilibri se adattato a un numero diverso, rispetto a quello per cui era stata ideato. Altro punto di forza dell’opposizione alla riforma è quello del bicameralismo perfetto: se il Sì sostiene che nulla cambierebbe, la loro preoccupazione sta nel fatto che ci sarebbe una stortura dell’attuale metodo di funzionamento del Parlamento, una compromissione della democrazia. Per ciò che riguarda il risparmio economico, molti hanno affermato che si tratterebbe di un caffè in meno al giorno, a cui si potrebbe rinunciare piuttosto che andare a toccare la rappresentanza elettorale.
Sono pochi i grandi partiti attuali schierati per il No: Partito Socialista Italiano e +Europa insieme ad Azione.
Verso una decisione diffcile
Ci aspetta quindi una decisione difficile e importante. Un voto che prescinde dal colore politico e che necessita di una grande riflessione e coscienza civica. Ciò che sarà importante sarà la partecipazione degli elettori, anche se l’interesse è stato poco. Ma, del resto, il Covid ha rappresentato la preoccupazione maggiore. Nei seggi infatti si potrà entrare pochi alla volta, con misurazione della temperatura, mascherine, sanificazione delle mani e distanziamento sociale.
Adesso sta a noi la decisione: dunque Sì o No?