Corrado Augias smonta Matteo Salvini
Corrado Augias smonta Matteo Salvini con una semplice tecnica: facendo il giornalista ed ascoltando le risposte.
Augias è un ex politico dell’ex Partito democratico della Sinistra ed attuale giornalista, autore e conduttore televisivo. Matteo Salvini è il leader della Lega, principale partito dell’opposizione italiana.
L’intervista del 1 Dicembre a CartaBianca
Politicamente ed ideologicamente opposti, hanno avuto modo di confrontarsi in un faccia a faccia della durata di mezz’ora nella trasmissione CartaBianca condotto da Bianca Berlinguer in onda su Rai 3.
Si sono affrontati (per modo di dire), nel corso dell’intervista, vari argomenti: dalla riapertura delle stazioni sciistiche, alla patrimoniale proposta negli ultimi giorni da Orfini del PD. Si è – inoltre – parlato del veto dell’Ungheria per il Recovery Fund, data la vicinanza politica tra Salvini e Orban.
Una costante, nel corso dell’intervista, è stata il bacchettare Salvini – da parte di Augias – ogni qual volta il leader della Lega sviasse la domanda.
Ed è successo innumerevoli volte durante l’intervista. Augias inizia, dopo la classica frase populista alla Salvini, con un primo – fuggente – sguardo di disapprovazione che sta facendo ormai il giro dei social.
Augias sottolinea l’incoerenza di Salvini
Salvini – parlando della riapertura delle stazioni sciistiche – comincia subito con il contraddirsi. Parla di diritto alla salute, in epoca Covid, divagando poi nella libertà di poter raggiungere la seconda casa di vacanza in montagna. Il ragionamento, però, tende subito alla contraddizione nel momento in cui si volge lo sguardo verso una condizione di principio generale, come sottolinea Augias: concedere questa libertà, va contro la politica del limitare gli spostamenti (condivisa anche da Salvini) perché – ovviamente – il discorso non è attribuibile al singolo individuo, ma inevitabilmente all’intero collettivo nazionale.
Oltre questo, le riprese di Augias nei confronti di Salvini passano anche nella gestualità: espressioni facciali e sbuffi – oggettivamente fuori luogo – vengono riprese all’istante dall’ex politico.
Il punto più basso
L’apoteosi, nel corso dell’intervista, la si raggiunge nel momento in cui si comincia a parlare del veto dell’Ungheria nei confronti del Recovery Fund. Veto che blocca l’approvazione del bilancio europeo e quindi il conseguente arrivo dei fondi per gli Stati europei. Il veto arriva perché Ungheria e Polonia non vogliono che l’arrivo di questi soldi sia subordinato al rispetto dello stato di diritto. Quest’ultimo consiste nel rispetto dei diritti e delle libertà dell’uomo: condizione necessaria affinché un Paese possa far parte dell’Unione Europea.
La domanda inizia al minuto 11:45 dell’intervista; la risposta di Salvini inizia al minuto 12:27 e termina al minuti 16:17. Il monologo del leader della Lega dura quattro minuti e tocca tantissimi argomenti: l’immigrazione, la scuola, l’aggiunta dell’IVA alle associazioni di volontariato, cassa integrazione, disabilità e centri di addestramenti di cani guida per ciechi.
Peccato che nessuna di queste risposte fosse attinente alla domanda.
Il monologo vuoto di Salvini
Salvini, al termine del suo monologo, viene ripreso da Augias che si definisce ammirato dalla capacità del leader della Lega di parlare per quattro minuti ininterrottamente senza mai rispondere realmente alla domanda. Il tutto passando da problematiche europee fondamentali a dei cani guida per ciechi. Tutti in un unico “frullatore dove tutto si mescola”, così definisce il monologo l’ex deputato del Partito democratico della Sinistra.
L’intervista continua con le solite risposte semplici a domande complesse di Salvini, e risposte – come nel caso del veto – mai arrivate.
La facilità disarmante con cui Augias mette in difficoltà Salvini sottolineando semplicemente come lui non risponda alle domande, dovrebbe dar da riflettere sulla qualità delle opposizioni politiche italiane.
ambasciator.it
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STEFANO POPOLO
CEO & Founder
Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.