La scuola come può intervenire per favorire l’apprendimento e l’inclusione dei bambini con autismo?
La scuola italiana cerca costantemente e con diligenza di individuare degli itinerari per favorire il processo di inclusione dei bambini con autismo, anche se a volte, ci si scontra con dei limiti strutturali e logistici degli istituti (mancanza di materiali e spazi, scarsa formazione del personale docenti ecc.) che impediscono di mettere davvero in pratica tutte le buone intenzioni.
Cos’è l’autismo?
Il primo ad adoperare il termine autismo fu lo psichiatra svizzero Eugen Bleuer per descrivere nel 1938 una particolare forma di chiusura sociale causata dalla schizofrenia.
Nel 1943 Leo Kanner, psichiatra infantile, utilizzò il medesimo termine per descrivere una sindrome caratterizzata da anomalie nella comunicazione e nella reciprocità sociale e da comportamenti rigidi e ripetitivi.
Gli studi condotti nei decenni successivi hanno supportato la validità di questo concetto diagnostico: le Linee Guida per l’autismo emanate dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva definiscono l’autismo come “una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri”.
Non sono ancora note le cause del disturbo e, purtroppo, bisogna abituarsi all’idea che l’autismo non si cura, semplicemente si conosce, si capisce e si assimila. Una diagnosi ed un intervento precoce, però, contribuiscono tantissimo a migliorare la qualità di vita dei bambini autistici.
Autismo e scuola
Vari studi dimostrano che la prevalenza dell’autismo tra gli alunni delle scuole italiane è in continuo aumento, attestandosi ormai intorno al 1% della popolazione scolare totale. Il dato è confermato dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio dei Disturbi dello Spettro Autistico.
In Italia, gli alunni con diagnosi di autismo frequentano regolarmente la scuola e sono seguiti da un insegnante di sostegno e, in alcuni casi, anche da figure professionali, come psicologi, educatori o assistenti alla comunicazione, che offrono assistenza scolastica specialistica. Ma questo non è sufficiente: un opportuno trattamento di questo disturbo, prevede che gli insegnati conoscano e abbiano padronanza di metodi e strategie specifiche.
Metodo A.B.A.
Uno dei metodi maggiormente efficaci e utilizzati nelle scuole italiane è quello A.B.A. (Analisi applicata del comportamento), ovvero un’analisi comportamentale applicata per la modifica di comportamenti socialmente significativi. Il metodo si basa sull’osservazione del comportamento del bambino che viene scomposto in tante piccole unità. Per analizzare un comportamento si osserva sempre:
- ciò che accade immediatamente prima (antecedente);
- il comportamento stesso (comportamento);
- la conseguenza immediatamente successiva (conseguenza);
- il contesto in cui il comportamento si verifica.
Il principio centrale è quello di rinforzo: la frequenza e la forma di un determinato comportamento possono essere influenzate da ciò che accade prima o dopo il comportamento stesso.
Metodo T.E.A.C.C.H.
Il metodo T.E.A.C.C.H. (Trattamento ed educazione di bambini con autismo e connesse disabilità del linguaggio), ideato da Eric Schopler e dai suoi collaboratori, copre l’intera gamma dei bisogni evolutivi del bambino, nelle varie aree di sviluppo, attraverso unità didattiche che perseguono micro-obiettivi. Il programma è finalizzato a fare acquisire al bambino autistico abilità appartenenti a diversi domini:
- prestazioni cognitive;
- prestazioni cognitivo-verbale;
- abilità sociali;
- abilità comportamentali;
- imitazione;
- percezione.
Gli specifici punti di forza dell’approccio T.E.A.C.C.H., utilizzabili in un contesto scolastico integrato sono:
- strutturazione dello spazio e del tempo;
- strutturazione delle attività, gestione della comunicazione e del comportamento;
- acquisizione e mantenimento delle abilità.
Alcune strategie di intervento a scuola per bambini con autismo
Quando in classe è presente una situazione delicata come quella di un bambino autistico, è impossibile pensare di utilizzare le stesse strategie educative per tutti gli alunni. Per questo a scuola per incoraggiare la comunicazione, per facilitare l’apprendimento e l’integrazione, è necessario:
- utilizzare un programma di rinforzi per favorire e stabilizzare i comportamenti positivi e funzionali;
- utilizzare le Pecs (Picture Exchange Comunication System) che descrivono, attraverso le immagini, situazione sociali semplici che aiutano a capire i comportamenti propri ed altrui in modo chiaro e semplice;
- dare al bambino autistico il tempo per la rielaborazione delle informazioni e attendere le risposte;
- strutturare la giornata del bambino in classe pianificando in anticipo le attività da svolgere (AgendaVisiva);
- servirsi di filmati per aiutarlo a comprendere l’uso della comunicazione non verbale;
- rivolgersi al bambino in modo chiaro e calmo.
I bambini autistici è come se vivessero sospesi tra l’infinito e la realtà, ma non per questo non hanno sentimenti e non provano emozioni, anzi, loro sentono e amano ancora di più. È compito soprattutto della scuola scalare la Torre, quella che i medici definiscono d’avorio, per garantire a questi bambini gli strumenti adatti per crescere, imparare, vivere e sognare come tutti i bambini. La scuola italiana ha una grande vocazione per l’inclusione, ma se lasciata sola, può arrivare solo fino a un certo punto; è necessaria la partecipazione attiva di tutti gli attori chiamati in causa: famiglia, insegnanti, terapisti. Solo in questo modo si può garantire ai bambini autistici un percorso di vita positivo e coerente.