Il bello ideale di Winckelmann prende forma nelle sculture marmoree di Antonio Canova, a cavallo tra Settecento e Ottocento
Uno scultore dalla nascita
Il 1 Novembre del 1757, Antonio Canova nasce a Possagno, in provincia di Treviso. Crescerà grazie alle cure del nonno Pasino, capomastro di bottega, che gli trasferisce con maestria l’amore per la scultura. Canova, dimostrando una spiccata dote nel lavorare il marmo, si trasferisce a Venezia per l’apprendistato. A contatto con la bellezza sublime delle statue greche, realizzerà lavori di spiccata perfezione tecnica, che lo porteranno ben presto a Roma.
Il bello ideale racchiuso nel marmo
Nella capitale, il giovane Canova si lascia affascinare dal vivace ambiente culturale dei ritrovamenti di Ercolano e Pompei. Inizia ad interessarsi alla lettura di autori greci e latini, come Omero e Ovidio, nell’intento di rappresentare quell’ideale di bello assoluto tipico del mondo ellenico. Le sue opere non sono una semplice proposta di innovazione in un momento storico di passaggio. Canova desidera trasportare nel marmo l’abilità barocca di creare statue “quasi di carne”. A ciò si unisce la perfezione corporea e gagliarda dei busti dell’antica Grecia.
Amore e Psiche: il bello ideale diventa realtà
Tra il 1787 e il 1793, Canova realizza la statua in marmo di Amore e Psiche. Ispirata ad un affresco di Ercolano raffigurante un fauno abbracciato ad un baccante, l’opera è custodita al museo Louvre di Parigi. Il focus della scultura è il momento del bacio tra Eros e Psiche, culmine di un amore universale. Eros è rappresentato con le ali spiegate come simbolo di amore non terreno. Psiche, invece, è l’incarnazione dell’animo umano che con il suo sguardo di riconoscenza accetta Amore come una fonte di guida esistenziale. Un’opera, dunque, suggestiva dai toni sensuali e mordaci.
Napoleone acquista il bello ideale di Canova
Il 5 Ottobre del 1802 Canova viene convocato dal primo console in persona per la realizzazione del suo busto. Napoleone desidera vedere scolpita un’opera di sè stesso da esibire come omaggio di potenza nei territori occupati. Sfortunatamente per lui, Canova non nutriva grande simpatia nei suoi confronti. Non lo aveva ancora perdonato di aver trafugato alcuni dei tesori artistici italiani più belli e trasferiti in Francia. Alla fine lo scultore eseguirà per la famiglia Bonaparte la statua di Paolina Bonaparte, sorella del Console e futura sposa del principe Camillo Borghese. Nel fiore dei suoi 25 anni, Paolina è simbolo di bellezza ed eleganza per tutte le ragazze del tempo.
Canova: uomo diplomatico
Nel corso del 1815, con la caduta del potere napoleonico, Canova è nominato dal papa Pio VII diplomatico d’arte per il recupero dei lavori artistici trafugati dal Console. Grazie alla sua voce da intermediario alcune opere italiane fanno ritorno a Roma, tra cui anche delle prestigiose tele di Raffaello e Caravaggio.
I lati nascosti di Canova
Non sempre la vita dell’artista, affascianto dalla bellezza, è stata così semplice. Con il trattato di Campoformio, Venezia viene annessa all’Austria. Il nuovo imperatore, Francesco II, obbliga l’artista a vivere per sei mesi annui nel territorio veneziano salvo la rievoca del suo vitalizio in qualità di scultore. Canova rifiuta la richiesta avanzata dall’imperatore e perde per sempre il vitalizio. Una somma di denaro che il magnanimo Canova utilizzava per aiutare i giovani artisti che non potessero permettersi una formazione nel campo dell’arte.
Una tecnica unica nel tempo
Il laboratorio artistico di Possagno è testimone della tecnica scultorea dell’autore. Prima di realizzare l’opera, Canova era solito disegnare l’idea della statua sulla carta. Successivamente creava uno schizzo scultoreo in cera per regolarsi con le dovute proporzioni del corpo umano. Infine, ultimato il disegno, lo trasportava sul marmo da lavorare. La pecularietà che rendeva le statue di Canova espressione del bello ideale era “l’effetto pelle naturale” creato dall’autore strofinando sulla superfice marmorea una pietra pomice.