Dal 7 dicembre 2022 al 13 febbraio 2023 una mostra al MANN presenta le vicende, ancora poco conosciute, dei bizantini. Attenzione particolare al legame tra Bisanzio e Napoli
La mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario” al MANN da mercoledì 7 dicembre. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha voluto allestire un percorso costituito da più di 500 opere provenienti da diversi musei nazionali e internazionali. Per la prima volta, ad esempio, saranno esposti i reperti provenienti dagli scavi della linea metropolitana di Napoli e di Salonicco.
Non potrà mancare un focus particolare su Napoli, città bizantina per circa cinque secoli, fino alla conquista normanna del 1139.
La mostra, curata dal Professor Federico Marazzi (Ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale all’UniSOB), coordinatrice Laura Forte (Funzionario Archeologo al MANN), è stata organizzata da Villaggio Globale International e realizzata con il pieno sostegno della Regione Campania.
Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario
Lo spazio in esposizione sui bizantini si pone in continuità con la mostra realizzata al MANN, nel 2018, dal titolo “Longobardi. Un popolo che cambia la Storia“. Raccontare, quindi, una parte del nostro Passato, il primo Medioevo poco noto ai più. Nel caso specifico, si vuole raccontare attraverso il prisma rappresentato da Napoli, l’Oriente flirtato in Italia grazie al capoluogo campano, prima thema poi Ducato via via più indipendente rispetto ai destini e alla volontà della lontana Costantinopoli.
La mostra è costituita da 15 sezioni, esemplificative di una vicenda millenaria, tra le quali possiamo ricordare la sezione 2, i Pilastri dello Stato Bizantino: l’Imperatore e la Corte, la Burocrazia, la Chiesa; la sezione 3, l’Esercito; la sezione 8, Lo spazio sacro. il Monachesimo.
Presenza costante e fondamentale sarà il mare, connessione tra la Capitale e l’Impero, luogo di scambio, di merci e di idee, ma anche terreno di scontro con potenti avversari, quali le Repubbliche Marinare e gli arabi. L’interfaccia tra Costantinopoli e il mare dimostrata prima tramite fonti scritte e iconografiche, avallata poi dai ritrovamenti archeologici.
Nella mostra sono presenti più livelli di lettura che intersecano linguaggi e contributi diversi. Dal porto e dalle navi si è scoperto molto sulla cultura materiale dell’Impero Bizantino.
Bisanzio come erede Seconda Roma
Il percorso nasce da uno sguardo interdisciplinare sulla civiltà bizantina tramite fonti scritte e iconografiche, reperti archeologici armonizzati in un tentativo di decrittazione collettiva.
Scopo è quello di riuscire a riportare nell’attualità le vicende di un impero millenario. Bisanzio è la continuazione dell’Impero Romano, che nella sua parte occidentale termina nel 476 con la deposizione di Romolo Augusto da parte di Odoacre.
La storia di Costantinopoli subisce una rottura profonda con la conquista ottomana nel 1453: da quel momento, Bisanzio è capitale di una nuova compagine imperiale. Una Capitale sempre dalle molte genti, un impero multietnico con una forte identità religiosa, prima cristiana poi musulmana.

L’eredità ancora viva dei bizantini
Il lascito di Bisanzio nel Mediterraneo è molteplice e alcune tracce del suo glorioso passato sono rintracciabili ancora oggi. Ad esempio, per comprendere la Russia attuale è utile conoscere la storia di Costantinopoli, in particolare il rapporto tra il potere politico-religioso e la missione quasi escatologica che deve avere lo Stato nei confronti dell’Umanità.
La rinascita della Grecia, con l’indipendenza dall’Impero Ottomano ottenuto a metà del XIX secolo con la costituzione del Regno di Grecia, si è basata, in parte, sul passato bizantino (la grecità cristiana medievale).
La visione bizantina ha influenzato i Balcani anche grazie all’alfabeto cirillico portato dai missionari Cirillo e Metodio, Santi sia per i cattolici che per gli ortodossi. La stessa Turchia ha dovuto fare i conti, per tutta la sua storia, con il passato bizantino, fin dal primo contatto tra i turchi selgiuchidi e i bizantini in Anatolia, con il Sultanato di Rum (1077-1307).
L’Italia e Costantinopoli
La presenza dei bizantini in Italia, con il sopraggiungere dei Longobardi nella Penisola con l’invasione del 568, ha comportato una frattura tra il Mezzogiorno con l’Esarcato di Ravenna, Venezia e Sardegna, rimaste sotto il dominio di Costantinopoli, e il resto d’Italia.
Dall’VIII all’XI secolo i bizantini hanno improntato questi territori, in particolare il Sud Italia. Grazie alla koinè bizantina c’è ancora comunanza tra i dialetti del Salento, della Calabria e della Sicilia.
Paesaggio culturale bizantino nella mostra è definito grazie ai prestiti provenienti da tutta Italia. In particolare, i rilievi archeologici provenienti dalla Sardegna, indipendente nel Medioevo proprio grazie al lascito culturale e statuale dell’Impero Romano d’Oriente.
Venezia, poi, rappresenta un caso a parte: il legame con Bisanzio è stato anche contraddistinto da un evento drammatico come il saccheggio di Costantinopoli del 1204 al quale ha partecipato anche la città lagunare. I veneziani, in quell’occasione, portarono via un grande bottino, come i cavalli presenti sulla facciata di San Marco, ottenendo anche un quarto e mezzo dell’Impero Romano d’Oriente.
Il lascito bizantino è importante nelle vicende d’Italia, costituendo un tassello importante della nostra storia plurimillenaria.
Napoli tra Belisario e Totò
Napoli è rimasta per lungo tempo legata al mondo bizantino anche e nonostante un inizio nefasto. La città subì un durissimo assedio nel 536 d. C., durante la guerra greco-gotica, al termine del quale Napoli ne uscì devastata.
Il generale bizantino Belisario, inviato dall’imperatore Giustiniano, prima assediò e poi saccheggiò Napoli, all’epoca dominata dagli ostrogoti. Dopo inutili trattative, si arrivò ad un assedio che si concluse tragicamente a causa delle truppe ausiliare, soprattutto i temuti unni.
Un legame con Bisanzio che passa anche per santi quali Santa Patrizia e San Gregorio Armeno, entrambi provenienti dal Mediterraneo Orientale e Compatroni di Napoli.
Quando si parla del legame tra bizantini e napoletani non è possibile non menzionare Totò, che per tutta la vita si è battuto per essere riconosciuto quale erede imperiale della dinastia imperiale bizantina dei Focas. Il nome completo del celebre attore partenopeo è Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio.
Il Principe De Curtis ha sempre sostenuto che un ramo della sua famiglia, quello dei conti di Ferrazzano, discendesse dai nobili Grippo, e che questa a propria volta discendesse dagli imperatori bizantini.
Sempre di più il MANN di Paolo Giulierini sta assumendo il ruolo di hub indispensabile per il racconto di tutta la Storia che fa capo a Napoli.