È notizia di ieri quella che riguarda l’arresto – da parte di un pool di agenti anti terrorismo francesi ed esperti della polizia italiana di stanza a Parigi – di sette ex membri delle Brigate Rosse
Altri tre brigatisti sono in fuga e tuttora ricercati. A maggio sarebbe scattata la prescrizione
I dieci ex brigatisti, sono accusati di essere mandanti ed esecutori materiali di diversi atti di terrorismo negli anni ‘70 e ‘80. Proprio loro, che negli anni l’emergenza della stagione stragista – “la madre” di tutte le emergenze politiche e non del nostro paese – trovarono rifugio in Francia.
E pare sia stato proprio l’Eliseo a diramare la notizia della cattura degli espatriati politici. La decisione è giunta a seguito di una fittissima rete di accordi innestata tra il presidente Macron e il precedente governo Conte, a cui subentra l’attuale esecutivo Draghi. Quest’ultimo pare non abbia demorso, insistendo affinché prevalesse la linea dura dell’estradizione.
La dottrina Mitterrand
Evenienza che in passato ha causato non pochi attriti. Questo poiché la Francia applicava ai nostri connazionali quella che è conosciuta come “dottrina Mitterrand“, dal nome del presidente socialista francese François Mitterrand.
Una volta applicata, questa consente di chiedere rifugio politico in Francia e negare l’estradizione a imputati e condannati ricercati per “atti di natura violenta; ma d’ispirazione politica”.
Questa fattispecie è pensata in particolare per gli esuli italiani
Certo la vicinanza tra l’ex presidente francese ed i socialisti italiani, ha pesato su una scelta tanto radicale. Ma la premessa di fondo era quella che, nel caso italiano, questa prassi fosse giustificata dalla “non conformità della legislazione italiana agli standard europei; soprattutto per quanto concerne le leggi speciali, carcerazione preventiva e collaboratori di giustizia“.
Veniva riconosciuta quindi la sostanziale peculiarità del sistema giudiziario italiano dell’epoca. Sistema che iniziava allora a scontrarsi con la difficile lotta tanto alla mafia quanto al terrorismo politico. Venivano riconosciti gli abusi delle autorità italiane e offerto un porto sicuro ai condannati politici.
Il cambio di rotta di Macron – arrestare i brigatisti
Stando a quando si apprende, la decisione di intervenire è maturata a seguito delle pesanti insistenze dei governi italiani. Come nel caso di Cesare Battisti, annunceranno trionfanti e (forse) accoglieranno al confine – telecamere al seguito – quegli uomini e quelle donne ammanettate. Solo quasi cinquant’anni dopo i loro presunti delitti.
Il blitz sarebbe scattato al termine di una lunga serie di incontri tra esponenti italiani e d’oltralpe. Pare abbiano inciso anche i contatti diretti tra Macron e lo stesso Draghi.
Questo favore dei cugini francesi, certamente, va nell’ottica di una politica di scambio e fiducia tra paesi.
Azione sulla quale si fonda – parola del presidente francese – la “necessità di costruire un’Europa della giustizia con la fiducia reciproca al centro”.
Come indicato dal capo di Stato, questa decisione, in ogni caso, “si colloca strettamente nella dottrina Mitterrand di accordare asilo agli ex brigadisti; eccetto ai responsabili di reati di sangue”. E aggiunge: “La Francia, anch’essa colpita dal terrorismo, comprende il bisogno assoluto di giustizia delle vittime”.
Giustizia a orologeria?
Giustizia che – si dice – è sacrosanta. L’obiettivo dichiarato dei nostri sistemi sanzionatori è quello di rieducare chi si macchia anche del più crudele dei crimini – come indica la Costituzione italiana. Quale sia il senso di spingere per l’arresto – quaranta o cinquanta anni dopo – di soggetti che, nella migliore delle ipotesi, hanno personalità differenti da quelle che avrebbero commesso quei delitti, sfugge.
Gente senza dubbio cambiata sotto il profilo comportamentale, se non altro a causa dell’inesorabile e fisiologico scorrere del tempo. Cambiamenti fisici e neurologici che restituiscono persone diverse da quelle che avrebbero partecipato alla stagione stragista. Gente che, nel soggiorno parigino, ha tenuto un comportamento ineccepibile, come spesso indicato dalle stesse autorità francesi che li tenevano sotto stretta sorveglianza.
Il timore principale, a detta di molti, è quello di essere di fronte all’ennesimo teatrino danzante. Di quelli fatti di maschere che o bianche o nere, di buoni e cattivi. Dove chi ha il costume più candido rappresenta il bene e deve vincere. Mentre il malvagio subisce la sconfitta. In diretta da qualche salotto televisivo, ci mostreranno a reti unificate la passerella della vergogna, dall’aeroporto al carcere. Vedremo.
La paura per la “bomba” della prescrizione
La paura della prescrizione, ha portato la ministra Cartabia a tenere un incontro con il suo omologo francese, per discutere sull’opportunità di accelerare l’iter per l’estradizione. La motivazione sostanziale sarebbe quella che – a maggio – cadrebbe sui procedimenti la scure della prescrizione.
E non sia mai che lo Stato si dimostri ineccepibile. Il dubbio, non troppo infondato, è quello che l’esecutivo abbia voluto mettersi al riparo dai terribili proiettili dell’opinione pubblica, che quelli sì, fanno malissimo.
Intanto, come indicato dalla stessa ministra, i termini per l’effettiva estradizione potrebbero dilatarsi “tra i due e ti tre anni”, a causa delle procedure complicate. Quando si dice l’urgenza.
Chi sono questi ex brigatisti?
Ecco la lista degli ex brigatisti arrestati, con le iniziali e la fazione armata di riferimento:
- E. Calvitti, Brigate Rosse
- G. Alimonti, leader Br-Pcc
- R. Cappelli, colonna romana delle Br
- M. Petrella, Br
- S. Tornaghi, Br
- G. Pietrostefani, Lotta Continua
- N. Manetti, Nuclei armati per il Contropotere Territoriale
Link al sito del Ministero della Giustizia: https://www.gnewsonline.it/terrorismo-cartabia-ora-la-giustizia-faccia-il-suo-corso/