Il bel gioco: polemiche del calcio italiano

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L’Italia non porta nessuna semifinalista in Champions League da tre anni; qual è il problema?

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori; ma anche di polemisti. Spesso le polemiche del calcio italiano sono faziose per ragioni di tifo, altre volte sono scontate per scarsa cultura sportiva e, altre ancora, sono semplicemente stucchevoli. Da undici anni nessuna squadra italiana vince un trofeo europeo (l’ultima fu l’Inter di Mourinho, nel 2010) e, ogni anno in primavera, i quotidiani sportivi pubblicano dozzine di panegirici su quanto sia brutto il gioco “all’italiana”. Ma è solo questo il problema?

Il pretesto dei quarti di finale di Champions League per le polemiche del calcio italiano

Abbiamo tutti negli occhi il meraviglioso doppio-confronto tra Bayern e PSG avvenuto in Champions League.
Come metempsicosi, ogni sportivo italiano si è sentito esaltato dal ritmo espresso dalle due squadre e dai colpi di genio avuti dai calciatori. Ma abbiamo avuto modo di vedere come si siano scontrate anche due società completamente diverse: nel quinquennio ’16-’21 il PSG ha prodotto un saldo tra acquisti e cessioni di -455 milioni di euro, mentre il Bayern di -171. Non che queste cifre siano così lontane dai saldi di Juventus, Inter e Milan. La discrasia emerge nel monte-ingaggi: al lordo, quello del Bayern Monaco è intorno ai 200 milioni di euro, quello dei parigini sotto i 300. I calciatori che ci hanno fatto divertire, ovvero Mbappé, Sané e Neymar guadagnano cifre che, in Italia, il solo Cristiano Ronaldo raggiunge e supera.

É solo una questione di soldi?

Non è solo una questione di soldi. La Juventus, ad esempio, per numeri di bilancio è vicina alle squadre in semifinale (ma sarebbe comunque la più “povera” in termini di fatturato). Ma per qualità tecnica della rosa è molto lontana. Questo significa che ci sono stati investimenti sbagliati e un progetto tecnico poco lungimirante. L’Inter è stata la peggiore nel cammino europeo tra le italiane, essendo eliminata da quarta nel girone – eppure sta “ammazzando” il campionato. Ed era lecito aspettarsi, da queste due squadre, qualcosa di meglio. Cosa non ha funzionato? Prendendo ad esempio sempre il match tra PSG e Bayern, ci rendiamo conto che, oltre alle spese, c’è anche grande interesse sulla crescita dei giovani: Dagba, Kimpembe, Musiala, Alaba, Kimmich – sono tutti prodotti della cantera.

Dunque, cosa significa “giocar bene”?

Ogni calciofilo avrà detto almeno una volta “ma come gioca bene questa squadra!” e va ad introdursi in una delle polemiche del calcio italiano. Giocar bene ha a che fare con una personale idea – di chi guarda – di “godimento”.
Si entra, dunque, in una sfera soggettiva: perché, intimamente, c’è chi adora vedere la propria squadra arroccarsi e soffrire e chi preferisce vederla dominare il campo. Ma la filosofia di gioco non può diventare un’etica di vita: si gioca con il materiale umano a disposizione. É facile chiedere al PSG di proporre continui 1 contro 1 con Mbappé e Neymar in campo. É molto più difficile chiederlo all’Inter che non ha “dribblomani” tra le sue fila. Ma è lecito aspettarsi un’idea più propositiva dalle italiane in Europa? Oltre al discorso puramente tecnico, bisogna profilarsi su un orizzonte più astratto: il DNA societario. Ci sono squadre che per storia, palmares e simboli sono eterodirette a fare un certo tipo di calcio: l’esempio del Barcellona o dell’Ajax è uno dei più fulgidi – con alterne fortune, come è ovvio nel calcio.

In questo video José Mourinho espone la preparazione tattica dell’Inter contro il Barcellona: due filosofie antitetiche a confronto. Ma non è “bello” che i tre gol dell’Inter siano arrivati esattamente come preparati in allenamento?

Polemiche del calcio italiano: il bel gioco non è una priorità

Come spesso accade, l’opinione pubblica si sofferma sulla problematica nei suoi spunti più pigri: il bel gioco. Si può notare che, prima di parlare di un’idea di calcio e della sua realizzazione, sono stati presi in argomento: risorse economiche, gestione degli investimenti, materiale umano e gestione di quest’ultimo. Un progetto tecnico vincente è solo l’ultimo tassello di una struttura societaria solida fatta di investimenti mirati e di persone lungimiranti. In Italia le società faticano per diversi fattori; il primo è economico: la sola Juventus è in grado di competere economicamente con le prime 8 d’Europa; il secondo è storico: le milanesi (che per bacino d’utenza possono competere) hanno avviato un processo di rifondazione, con i nerazzurri avanti ai cugini rossoneri, ma staccati dai top club europei – sia per cifra tecnica che per possibilità economica; il terzo è di natura strutturale: in Italia le strutture giovanili per i futuri talenti fanno fatica, non sono omogenee nel territorio e aree del paese godono di maggiori benefici confronto ad altre.
É questa serie di problematiche ataviche e fisiologiche a porre il calcio italiano decisamente indietro, non il giocare in contropiede piuttosto che con il possesso palla. É il momento di crescere in maniera corale, discutendo criticamente sui problemi-chiave del calcio italiano e non sui palliativi estetici.

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