Al via un campionato complicato
Il 19 settembre prossimo la prima giornata, il 23 maggio 2021 l’ultima.
In otto mesi trentotto incontri; in aggiunta le relative competizioni europee e la coppa nazionale da disputarsi.
Un complesso e compresso sistema
A giugno prossimo sono in programma gli Europei; dovevano disputarsi quest’anno, ma la pandemia non ne ha consentito il regolare svolgimento.Impegni ravvicinati, dopo aver terminato, non da molto, i trascorsi.Questo il quadro nostrano, ma altrove già sono iniziati i relativi campionati.
Si presagisce un torneo assai complicato, si temono infortuni e approssimativi stati di forma. Inutile negare l’evidenza: ci sarà bisogno di rilevanti dispendi di energia.
Le squadre, quelle più attrezzate, potranno contare su una rosa ampia; quelle con minori disponibilità economiche, dovranno fare i conti con maggiori fatiche. Non è di molto aiuto la mancanza di confronti europei.
I sogni provinciali
Dopo i nove scudetti consecutivi vinti dalla Juventus, ai nastri di partenza si presentano diverse squadre che vorrebbero interrompere il dominio bianco nero.
Da tempo il tricolore non varca Roma. La Lazio, nel 1999/2000, e giallorossi, nel 2000/2001, le ultime compagini arrivate prime. Dopo, negli ultimi vent’anni cioè, un dominio Lombardo – Juventino (con il titolo 2004/2005 revocato).
Il discorso delle cosiddette provinciali è, inoltre, davvero assai vetusto. La Sampdoria di Vialli e Mancini, allenata da Boskov e del compianto patron Mantovani, nel 1990/91; il Verona di Osvaldo Bagnoli, con Elkjaer e Briegel nel 1984/85.
Forse troppo lontano, ma comunque indimenticabile lo storico scudetto del Cagliari, campionato 1969/70, con “Giggirriva” rombo di tuono, idolo assoluto di quella squadra allenata da Manlio Scopigno e con presidente Efisio Corrias. Erano ancora i tempi del vecchio “Amsicora”, oggi struttura polivalente con campo di hockey su prato.
Potrebbe essere l’anno giusto?
Anche se sommessamente, lo sperano; dalle ormai conclamate sorprese del campionato appena terminato, alle “incompiute” degli ultimi anni, rimaste a bocca asciutta.
E poi, proprio per le difficoltà cui andranno incontro le “grandi”, un’irruzione inattesa ai vertici potrebbe verificarsi. Ne trarrebbe beneficio il sistema, da un immane circo ad una più vivibile attrazione popolare.
Ormai il solo fine è il profitto dell’attività e, il calcio appunto, è un’industria avulsa, da tempo, da ogni connotazione affettiva.
Lo scopo da perseguire è il lucro; abbinamenti pubblicitari, sponsor tecnici, propaganda diretta ed indiretta, diritti di immagine e televisivi.
I tempi non lasciano spazio al lato emotivo, gli introiti innanzitutto.
Le proprietà estere
Asiatici, americani, russi; vecchi e nuovi ricchi. Tutti, appassionatamente, alla ricerca di una squadra di calcio. Poco importa se, durante una partita, i calciatori italiani siano finanche assenti. La situazione non consente deroghe alle linee guida: prima gli affari. Plusvalenze, minusvalenze; terminologie una volta sconosciute, oggi imperanti. Addirittura prerogative imprescindibili per i bilanci.
Arrivare tra le prime quattro posizioni, significa accaparrarsi un gruzzolo notevole; la partecipazione alle competizioni europee non può terminare al primo turno, pena un notevole contraccolpo alle casse societarie.
In pratica la presenza dei tifosi allo stadio è diventata, purtroppo, una specie di appendice.
In fin dei conti, fatto inconfutabile, la disaffezione avrà pure un motivo.
Il discorso dei concorsi afferenti è un capitolo a parte, ma non completamente avulso dalla “resa dei conti” cui, credo, andremo incontro.