A Napoli un classico gioco è il capanniscondere, una sorta di rimpiattino di origine molto antica
Capanniscondere, o anche capannascondere, è un gioco per bambini molto simile al rimpiattino, che a Napoli presenta espressioni e regole molto particolari.
A partire dalla parola vienetenne, con le varianti vienitenne e vienitè, che nei vicoli partenopei indica “fare a capanniscondere”. Di questo passatempo ne parla anche Giambattista Basile (prima metà del XVII secolo), il quale lo distingue dal covalera.

Giocare a capanniscondere
In questo gioco, mentre gli altri giocatori si nascondono (come a nascondino), chi deve trovarli ha la testa nascosta sul grembo di qualcuno.
Il nome del cercatore, in napoletano, è conosciuto come vienola, vienela o anche vienetenne.
Se uno dei giocatori, riesce a nascondersi in un posto dove non può essere preso, deve dire: “Sputo cca!” (Sputo qui!).
Quando il vienetenne riesce invece a trovare e catturare uno dei ragazzini, quest’ultimo lo sostituirà in qualità di cacciatore.
“Mazzafranca!”
Per invocare una sospensione del gioco, in generale, a Napoli si usava, ora sempre meno, la magica parola “Mazzafranca”. Il passepartout che salvava il giocatore nelle situazioni più difficili, sempre se si era lesti a pronunciarla. Questa parola ha finito poi per indicare, più in generale, un armistizio, un salvacondotto, una tregua.