Al Palazzo di Sangro dei Principi di Sansevero è legato un terribile fatto di sangue che ha per protagonista il nobile musicista Carlo Gesualdo
Nel 1590 è avvenuto a Napoli un episodio di cronaca nera che ancora oggi turba l’immaginazione.
Il principe di Venosa, Carlo Gesualdo, uccise la moglie e l’amante la notte tra il 16 e il 17 ottobre di quell’anno nel palazzo di Sangro dei Principi di Sansevero.
Questo splendido edificio, in vico san Domenico Maggiore, sarebbe tornato alle antiche glorie solo molto tempo dopo questi due omicidi grazie ai lavori portati avanti da Raimondo di Sangro, settimo principe di San Severo.
Cosa è successo realmente e perché si è arrivata ad una soluzione tanto estrema?

La moglie e l’amante
Maria d’Avalos aveva 4 anni in più di Carlo Gesualdo, si era sposata già due volte e portato avanti due gravidanze (entrambi i figli morirono durante l’infanzia). Carlo e Maria erano anche cugini di 1° grado: per sposarsi fu necessaria una dispensa papale.
Nonostante la nascita del figlio Emanuele, nel 1587, il matrimonio non andava bene. Gesualdo era un noto musicista, autore di madrigali che si ascoltano ancora oggi, un divo dell’epoca potremmo dire.
Purtroppo, il principe sembra che fosse anche un tipo violento e con un carattere non in sintonia con quello solare della bella moglie.
Quest’ultima, negli ultimi mesi di vita che le restavano, si innamorò perdutamente di Fabrizio II Carafa, duca di Andria.
Gesualdo era figlio di Geronima Borromeo, sorella di San Carlo Borromeo ma questa parentela non gli impedì di lavare nel sangue il tradimento coniugale quando ne venne a conoscenza (sembra da parte
di uno zio).
Una spietata e studiata vendetta
Carlo Gesualdo decise di cogliere i due amanti in flagranza di adulterio, così da poter ottenere giustizia con le sue mani come imponeva il buon nome della famiglia.
Il principe avvisò la moglie che sarebbe andato a caccia agli Astroni ma in realtà aspettò con alcuni sicari che Maria richiamasse l’amante.
Teatro dell’omicidio d’onore fu Palazzo di Sangro, in Piazza San Domenico, all’epoca dimora dei due nobili partenopei.
Il principe penetrò nella camera da letto di notte e trovò i due amanti dormienti e abbracciati. La sua furia fu implacabile: sembra che uccise prima il giovane Fabrizio e poi la moglie, che lasciò nuda sulle scale del palazzo come dimostrazione dell’avvenuta vendetta.
Il nobile, per espiare il terribile gesto ed evitare la vendetta delle famiglie degli assassinati, fuggì a Gesualdo, in Irpinia. A Napoli, sembra, che non sia mai più tornato.
Ancora oggi, si dice, che di notte lo spirito della povera Maria vaghi per Piazza San Domenico in cerca dell’amato Fabrizio.