Caserma Piacenza, Montella conferma i pestaggi: “sono colpevole”

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A quasi un anno dalla retata che portò al sequestro dell’intera caserma Levante di Piacenza, filtrano nuove dichiarazioni rilasciate dai carabinieri accusati, tra gli altri reati, di traffico di droga, tortura e estorsione. E spunta una foto dei pestaggi

É notizia di pochi giorni fa quella che vede Giuseppe Montella rispondere alle domande nel corso dei primi interrogatori del processo in abbreviato scelto dagli imputati, che dovrebbe garantirgli uno sconto di un terzo della pena. Il carabiniere 37enne è considerato a capo della banda di militari sgominata dall’inchiesta Odysseus (ne abbiamo parlato qui). Sodalizio che, a quanto emerge dalle indagini, sarebbe stato attivo negli ultimi anni e aveva base proprio nella caserma di Piacenza.

Tra i reati contestati: spaccio, torture, estorsioni, arresti illegali e lesioni personali.

“Tutti sapevano delle botte in caserma”

Il militare campano ammette in parte i reati che gli vengono contestati, ma rivolge dure accuse ai suoi superiori.
Come si legge nei verbali pubblicati da Repubblica, Montella dice: “ammetto tutto. Ne ho fatte cavolate dottore, però se mi devo prendere le colpe degli altri no! Dentro la caserma tutti sapevano, fino al comandante, non potevi non sapere perché ci si stava dalla mattina alla sera insieme”.

E continua: “tutti lo sapevano, nel senso che non c’è nessuno che non lo sa a partire dall’ultimo fino al comandante, dalla testa ai piedi, tutti sapevamo che ogni tanto davamo una canna… qualcosa. Sapevano che quando si facevano arresti grossi si diceva: teniamo due grammi, tre grammi da dare”.

Accuse durissime, che se dovessero trovare conferma nei riscontri investigativi di certo non gioverebbero all’immagine di un corpo di pubblica sicurezza, già fortemente fiaccato nell’apparenza dagli scandali degli ultimi anni.

Gli altri militari della caserma di Piacenza restituiscono le accuse

Intanto, gli altri soggetti accusati restituiscono le accuse al mittente, dichiarando che proprio Montella fosse “a capo” dell’organizzazione e maggiore responsabile degli illeciti che sarebbero avvenuti nella caserma emiliana. Il 37enne a questo punto sente il dovere di chiarire davanti ai magistrati: “Dottore io ho sentito dalle celle, non sono stupido, loro sono tutti e quattro vicini… ok?”

“Io sono quello messo da parte”

E continua: “io sono quello più messo da parte, loro si parlano tutti e quattro, vanno insieme a fare l’ora d’aria, li sento parlare, sento quello che dicono e lo so che mi hanno buttato tutta la merda a me. Ero un loro fratello, ma in carcere nessuno di loro mi ha mai chiesto: Giuseppe come stai?”

Quindi tutti sapevano. Ma nessuno avrebbe avuto il coraggio di denunciare. Spirito di conservazione o pura indole criminale? Quel che è certo – se ancora ci fossero dubbi – questa vicenda è l’ennesima dimostrazione che, data la frequenza di simili fenomeni di abuso di potere, probabilmente non ha più senso rivolgere la questione in termini di “mele marce”. Tutt’al più bisognerebbe guardare a questa come ad un problema sistemico che va risolto, e in fretta.

La foto dei pestaggi

Intanto, ad avallare la tesi degli investigatori, spunta uno scatto salvato sul cellulare dell’appuntato, che in data 28 aprile 2020 riprende uno soggetto momentaneamente in stato di fermo. La foto è stata scattata certamente all’interno della caserma (come si nota dai pavimenti) e poi inviata ad un altro soggetto, anche lui finito nella stessa indagine. Non parliamo di un carabiniere, questa volta. Ma di Daniele Giardino, giovane italiano che collaborava con Montella nel traffico delle sostanze stupefacenti.

I due commentano ironicamente le condizioni del malcapitato. Si tratta di un uomo italiano, di circa 40 anni e senza dimora stabile. Una facile preda per le mire sadiche dei militari della caserma dell’orrore. Tra i particolari inquietanti dello scatto, si vede il soggetto sdraiato a terra, ammanettato e con i pantaloni in parte calati. Dalle immagini è evidente come l’uomo fosse impotente, ferito e umiliato.

É stato arrestato poche ore prima. Fermato in strada, avrebbe opposto resistenza e successivamente sarebbe stato condotto in caserma per degli accertamenti. Sentito dagli inquirenti, l’uomo ha confermato di aver subito abusi da parte di militari.

Intanto, sono attese nuove dichiarazioni durante l’udienza con il rito abbreviato di lunedì 29 marzo.

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