Il fratello di Emanuela Orlandi torna a parlare del possibile coinvolgimento del boss della Magliana nella misteriosa scomparsa della sorella
Torna a parlare Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa misteriosamente dal centro di Roma il 22 giugno del 1983.
Lo fa con un appello rivolto soprattutto alle allieve e agli allievi della scuola di musica frequentata da Emanuela.
“Ho avuto conferma che Enrico De Pedis frequentava molto spesso la scuola perché amico della direttrice, Suor Dolores, spesso veniva visto uscire dall’ufficio di Scalfaro, che stava al medesimo piano della scuola. Suor Dolores mentre parlava con lui e casualmente incontrava alcuni allievi, lo presentava come un benefattore della scuola, e davanti agli allievi dimostrava molto rispetto nei confronti di questa persona, che era quasi di casa. Tutto questo, considerando che in quel periodo era latitante”.
Questo è il testo del messaggio pubblicato da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, sul gruppo di Facebook da lui fondato nel 2011.
Quello di Emanuela Orlandi è sicuramente uno dei misteri più oscuri della storia italiana degli ultimi quarant’anni. Nel corso delle indagini il suo caso, tuttora irrisolto e collegato a molte vicende di cronaca ed a personaggi noti della malavita dell’epoca.
Tra questi, c’è sicuramente Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana, il gruppo criminale che in quegli anni seminava il terrore nella Capitale.
Mistero irrisolto
Nel corso degli anni, sono state diverse le inchieste per provare a fare luce sul mistero della scomparsa di Emanuela. L’ultima archiviata nell’ottobre del 2015, dall’allora del Procuratore Capo Giuseppe Pignatore.
L’inchiesta vedeva coinvolti sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona; tra di essi il Monsignor Pietro Vergari, ex Rettore della Basilica di Sant’Apollinare; Sergio Virtù, storico autista di Enrico De Pedis e Sabrina Minardi, amante del boss. Considerata quest’ultima una testimone per via delle dichiarazioni fatte in merito al coinvolgimento di De Pedis.
Nelle 63 pagine che stabilivano l’archiviazione, lo stesso giudice scrisse che gli accertamenti probatori fatti per sostenere l’accusa, andavano approfonditi con ulteriori indagini.
La famiglia Orlandi non si è mai arresa nella ricerca della verità
Pietro Orlandi, come si legge nel suo appello, ha posto ancora una volta l’attenzione su Enrico De Pedis, ucciso nel 1990 a Roma e sepolto, con il benestare del Vaticano, nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare.
Quella “strana sepoltura” fu avallata dal Rettore della Basilica, appunto Monsignor Pietro Vergari, attestando che il De Pedis in vita fu un benefattore dei poveri che frequentavano la Basilica.
Fu Sabrina Minardi a riferire ai giudici del presunto coinvolgimento della banda nel rapimento di Emanuela Orlandi nel 2006. Molte delle dichiarazioni della stessa Minardi non hanno trovato riscontro, altre sono state contraddittorie.
Anche due membri storici della banda, Antonio Mancini e Maurizio Abbatino, fecero riferimento al coinvolgimento di De Pedis.
Altro indizio che collega il boss alla scomparsa di Emanuela, è proprio il luogo della sepoltura di De Pedis; la Basilica di Sant’Apollinare, attigua alla scuola di musica che Emanuela frequentava.
Nel suo appello, Pietro sostiene di aver avuto certezza che De Pedis fosse un assiduo frequentatore della scuola. Chiede pertanto agli allievi e al personale dell’epoca di farsi avanti per far luce su questa vicenda.
A prescindere dalle tante piste seguite, dai molti depistaggi e dai mitomani, quello che più stupisce in questo caso resta comunque il silenzio del Vaticano.