Grazie alla sua posizione strategica, Castel Sant’Elmo ha avuto una Storia travagliata, ricca di avvincenti vicende
Sulla collina del Vomero sorge Castel Sant’Elmo, tra le fortezze più celebri del Meridione.
Nel corso della sua storia plurimillenaria, questo simbolo di Napoli ha svolto diversi ruoli: da centro del potere militare a carcere passando per simbolo di libertà durante la Repubblica Partenopea del 1799.
Il primo assedio
La fortezza ha subito, nel corso dei secoli, numerosi assedi. Il primo avvenne nel gennaio del 1348 per attuare una terribile vendetta. Luigi I d’Ungheria era arrivato a Napoli per vendicare la morte del fratello, Andrea. Si pensava, infatti, che quest’ultimo fosse stato avvelenato dalla moglie, la celebre Regina di Napoli, Giovanna I.
Non si deve dimenticare che i lavori erano stati completati nel 1343 e il progetto era stato realizzato da architetti quali Tino di Camaino e Francesco de Vico.
Luigi riuscì a conquistare velocemente il Regno ma fu costretto a lasciare Napoli già a maggio di quello stesso anno a causa dell’imperversare della peste nera.
La coppia vincente: Don Pedro de Toledo e Pedro Luis Escrivà
La rinascita di questa imponente fortezza è dovuta al duro lavoro intrapreso da due spagnoli, agli inizi del XVI secolo. Don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, Vicerè di Napoli dal 1532 al 1553, e l’architetto valenciano Pere Lluís Escrivá (in spagnolo Pedro Luis Escrivá). A quest’ultimo furono affidati i lavori di ristrutturazione che portarono ad un radicale cambiamento della struttura.
I lavori iniziarono nel 1537 e furono terminati, nel 1546, dall’ingegnere italiano Gian Giacomo dell’Acaya.
Cambiamenti erano necessari a causa della rivoluzione militare di quel periodo dovuta ad un massiccio utilizzo delle armi da fuoco.
Un’epigrafe marmorea a Castel Sant’Elmo ricorda il ruolo di Escrivá nel realizzare la fortificazione di tutta la zona collinare ai piedi del forte.
Sant’Elmo presenta una pianta stellare con sei punte che si protendono di 20 metri rispetto al nucleo centrale. Al posto dei tiranti furono posizionate delle enormi cannoniere, aperte negli angoli rientranti.
Un fossato, con ponte levatoio, e una grande cisterna per l’approvvigionamento d’acqua completarono il sistema difensivo di questa incredibile fortezza.

Un fulmine porta distruzione
Il 12 dicembre 1587 un fulmine colpì la santabarbara del castello provocando una terrificante esplosione. Morirono 150 uomini del presidio, parte del forte fu distrutto e schegge arrivarono a danneggiare diversi quartieri partenopei.
I lavori di ristrutturazione furono portati avanti, tra il 1599 e il 1610, dal celebre architetto ticinese Domenico Fontana.
Prigionieri illustri
Sant’Elmo, fino agli anni ‘80 del secolo scorso, è stata anche una prigione. Tra il 1604 e il 1608 fu rinchiuso il filosofo calabrese Tommaso Campanella.
Con la fine della Repubblica Partenopea del 1799 ( il 22 giugno) furono rinchiusi diversi esponenti del repubblicanesimo partenopeo. Tra questi, possiamo ricordare Giovanni Bausan, Domenico Cirillo e Luisa Sanfelice.
Gli arresti politici non terminarono con il ritorno dei Borbone. Durante il Risorgimento il generale Pietro Colletta, i politici Silvio Spaventa e Carlo Poerio finirono nelle anguste celle di Castel Sant’Elmo.
Al centro del Regno
Nel 1781 Ferdinando IV voleva rivedere la mappa cartografica del Regno di Napoli realizzata nel 1769, A questo scopo, giunse all’ombra del Vesuvio il geografo e cartografo Giovanni Antonio Bartolomeo Rizzi Zannoni. Bisognava scegliere un punto di partenza, latitudine e longitudine zero, dal quale partire. Il meridiano di Napoli sarebbe partito dalla garitta settentrionale del Castel Sant’Elmo.
Castel Sant’Elmo è diventato così il Centro di un Regno.