Nella splendida isola di Capri si trova il Castello Barbarossa, un luogo dal fascino millenario
Khayr al-Dīn, meglio conosciuto come Barbarossa, è stato il più famoso tra i corsari barbareschi, un vero e proprio flagello per i cristiani del Mediterraneo.
Le loro scorrerie sono state particolarmente dannose per le coste del mar Tirreno: le loro incursioni sono ancora oggi ricordate nei tanti luoghi saccheggiati dai corsari e per le tante fortezze e torri costruite come estrema difesa su tutta la costa tirrenica.
Ad Anacapri, uno dei due comuni nei quali è divisa l’isola di Capri, c’è il Castello Barbarossa, un luogo ormai in rovina ma con una storia realmente affascinante e strettamente legata alle gesta di Khayr al-Dīn.
Una fortezza per controllare Capri
Il monte Solaro è la parte più alta di Capri: proprio qui, su una spianata è stato costruito il Castello Barbarossa, probabilmente alla fine del X secolo.
La Repubblica di Amalfi, la prima in ordine temporale tra le Repubbliche Marinare, decise di realizzare questo forte per dominare l’isola azzurra e tutto il Golfo di Napoli.

Di struttura quadrangolare, il castello ha subito un profondo cambiamento tra il XIV e il XV secolo, a causa del massiccio utilizzo, in guerra, delle armi da fuoco.
Questa rivoluzione militare ha portato all’aggiunta, ad esempio di una torre cilindrica scarpata.
La fortezza, sin da subito, è stata utilizzata anche come rifugio dai capresi in fuga dagli attacchi prima dei saraceni e poi dei corsari del Nord Africa.
Arrivano i corsari di Barbarossa
Khayr al-Dīn, nell’estate del 1535, attuò un devastante attacco sulle coste tirreniche. Tra i centri colpiti ci fu anche Capri e il castello che dominava l’isola perché proprio lì avevano trovato rifugio i poveri abitanti dell’isola.
Gli ottomani sbarcarono a Marina Grande guidati dall’ammiraglio Barbarossa e da Dragut (soprannome del turco Turghud Alì).
Oltre al bottino, i corsari volevano ottenere fama imperitura conquistando l’inaccessibile fortezza che sovrastava Capri.
Dopo violenti scontri i musulmani riuscirono nel loro intento, distruggendo il forte che da allora prese il nome di Castello Barbarossa.
Dopo questo orribile episodio, molti dei sopravvissuti furono fatti prigionieri e condotti in schiavitù in Nord Africa. In risposta a questo odioso attacco, Don Pedro de Toledo, Viceré di Napoli, concesse il porto d’arme a tutti i capresi maschi adulti, a partire dal 31 dicembre 1535.
Castello Barbarossa: da luogo abbandonato a paradiso ornitologico
Il forte era in rovina e, nonostante un tentativo di ricostruzione, non è mai più stato ricostruito.
Un cumulo di rovine che tornarono ad avere valore militare durante le Guerre Napoleoniche, quando gli inglesi utilizzarono Capri in chiave antifrancese.
La rinascita avvenne nel 1898 grazie allo scrittore e medico svedese Axel Martin Fredrik Munthe che acquistò tutta la zona.
Grazie a questo straordinario personaggio, il Castello Barbarossa è diventato un luogo protetto per gli uccelli di passaggio tra l’Africa e l’Italia. Attualmente, è presente una stazione ornitologica che ha portato nuovo lustro a questa pittoresca parte di Anacapri.