Oggi parliamo di Cat calling: i ragazzi di Ambasciator si espongono sulla questione
Si definisce “Cat calling” il fenomeno che vede le donne vittime di “apprezzamenti” indesiderati da parte di uomini in luoghi pubblici. L’espressione letterale indica tutta quella vasta gamma di richiami e fischi che, in una società civile ed evoluta, andrebbero riservati agli animali domestici.
Ogni giorno, le donne sottoposte a questo tipo di violenza sono costrette ad applicare variazioni alla propria quotidianità: cambiare strada, modo di vestire e orario di rientro.
Il Cat calling è una violenza.
Nascondersi dietro la scusa del “complimento”, non cambierà la realtà delle cose.
E la realtà delle cose è solo questa:
Grazia Marcone
Tutte sappiamo cos’è il Cat calling. Potremmo non conoscere il termine inglese, ma la sostanza ci è ben nota.
Camminare alla svelta per lasciar scivolare le voci non richieste. Sentire su di sé sguardi estranei e abbassare il proprio, quasi con naturalezza.
Per me, il catcalling non inizia in strada. Inizia con un brusio che è già nella mia testa.
Inizia quando indosso le cuffie per non ascoltare. Inizia quando scelgo una maglia poco scollata, vittima di un retaggio culturale che mi sussurra all’orecchio che forse è colpa mia.
È libertà questa?
Maria Grazia Iacono
Quel giorno era appena calata la sera, dopo il lavoro andavo ad aiutare un mio amico che si stava per trasferire. Mi ero preparata bene, avevo indossato: un mezzo tacco, un jeans attillato e giacchino di pelle; volevo sentirmi bella!
Un gruppetto di ragazzi hanno iniziato a fischiarmi e a dirmi: Uè bella! Che culo! Dovresti metterci una targa!
In un misto tra vergogna e umiliazione ho aumentato il passo e sono andata dal mio amico che per più giorni dopo il lavoro mi veniva a prendere e mi accompagnava a casa, avevo paura di camminare sola nel mio quartiere.
Elena Cerullo
Quando ho vissuto episodi di Cat calling, sola o in compagnia di un’unica amica, oltre a sentirmi profondamente turbata a livello psicologico, quello che ho pensato e che tuttora penso è che vorrei che ci fosse da parte del mondo maschile più attenzione, anche quando ascoltano le nostre storie, vorrei che provassero ad empatizzare con quello che ci accade o ci potrebbe accadere.
Federica Galzenati
Mi sono chiesta spesso come mai ad una donna non verrebbe in mente di turbare la quiete di un uomo che cammina solo. Poi ci sono arrivata. Prendersi il diritto di disturbare una persona, significa non temerne la reazione. Ogni volta che mi è capitato di ricevere questo tipo di molestia, la lusinga è l’ultima cosa che mi è passata per la mente. Mi è capitato di sentirmi troppo esposta, questo sì. Ma se proprio vogliamo parlare di commenti innocui, come mai se cammino con un uomo non mi vengono rivolti? Il rispetto si deve a lui e non a me?
Simona Montanaro
La cosa più disgustosa è far passare in difetto le vittime, definendole pesanti e prive del senso dell’ironia, quando in realtà voi sembrate solo volgari e viscidi. Imparate ad accettare che forse dovreste riguardare il vostro modo di approcciare.
Antonella Patalano
Ricordo di una sera a Roma, ero con una mia amica, questa persona che aveva degli evidenti disturbi psichici non voleva andarsene. Non sapevamo se e quando se ne sarebbe andato. Intanto la gente intorno guardava, non alzava un dito. Eravamo immobili e terrorizzate.
Valeria Amitrano
Il Cat calling non migliora la giornata a nessuno, è questa la verità! E chi tra noi (tra loro) si sente “out of the box” nel dire che il “politcally correct” sta sfuggendo di mano, inciampa banalmente in un mare di mediocrità assoluta, trovandosi (evidentemente) a un livello minimale di evoluzione. Un fischio, un richiamo, uno sguardo insistente, non sono lusinghe, sono molestie prepotenti tanto quanto altre. E tu che ti compiaci della tua performance da predatore da bar, non brilli certo in iniziativa, non bisogna fare alcuno sforzo per capirti, chiunque, all’occasione, sa di essere migliore di te. La gentilezza è un atto rivoluzionario e chi ancora sa farne buon uso è il vero eroe!
Roberta Salvati
Libera di vestirmi come mi pare? Un tuo fischio stride alle mie orecchie. Ti rispondo con il dito medio. Non fa niente se poi mi chiami maschiaccio, tu maschio hai fatto una figuraccia.
Risparmiati battutacce, il filo tra l’ironia e l’offesa è sottile. Pesa quindi le parole e non nasconderti dietro uno: “stavo scherzando”, perché non ci crede nessuno.
Il mio corpo è più fragile del tuo, lavo le ferite viscide che mi hai lasciato. Me ne vergogno, piango e mi sento in colpa. Grido: sono una donna!
Seducente, attraente, ma semplice; vera e spontanea nel mio essere.
Maria Vittoria Giudice
Quante volte ho dovuto dosare le mie scelte in fatto di abbigliamento prima di uscire di casa, per paura di essere la ragazza che se l’è cercata.
Ho realizzato poi che in effetti non importa come io sia vestita: che sia una tuta o un jeans attillato, le violenze verbali arrivano lo stesso.
Le blandizie non volute mi fanno sentire inadeguata, sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, perseguitata.
Non ricordo più l’ultima volta che mi sono sentita sicura, perché tra il dire e il fare non c’è di mezzo il mare, ma il pericolo è sempre dietro l’angolo.
Gaetano Auricchio
C’è una responsabilità sulle parole che ritorna proprio in questo periodo ancora più prepotente: la violenza sulle donne inizia quasi sempre con la parola. Ignorarla è complicità. In quanto uomo, ho il dovere morale di prendere posizione, di dissociarmi da coloro i quali ancora scelgono di tener vivo tutti i giorni un tipico comportamento del maschilismo tossico. Cat calling, revenge porn: dico basta alla “rape culture”, la quale non mi rappresenta. La figura del maschio ha bisogno di una nuova attenzione, di una nuova luce, con la quale riportare in auge una discussione che fino ad ora si è fatto fatica ad affrontare: il maschio è esso stesso vittima della cultura machista. Non dobbiamo presuntivamente esibire una sorta di mascolinità che nessuno ci chiede, tantomeno una donna. E se ci fosse tua madre? Tua sorella? La tua ragazza? Fermati, rifletti. Cambia.
Abbiamo riportato esperienze e pareri di una generazione per dimostrare che il problema, oltre a riguardare tutti noi, è molto sentito. Le generalizzazioni ci rendono vittime. Se il Cat calling chiama, Ambasciator risponde. E si dissocia.