Il Ministro della Cultura Dario Franceschini annuncia l’abolizione della censura cinematografica nel Bel Paese
É vero: non ce lo ricordiamo più com’è fatto un cinema. Sono chiusi da tanto tempo, anche troppo. Ma riapriranno, prima o poi. Spero. Torneremo ad ingozzarci sulle sozze poltrone delle peggiori sale cinematografiche d’Italia.
Nel frattempo, una cosa possiamo dirla: in Italia è stata abolita la censura cinematografica. Ed è una bellissima notizia.
E non ci saranno neppure più i tagli mirati di scene ritenute “eccessive”, “offensive”, “immorali”. Al suo posto viene sancita una Commissione per la classificazione dei film presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura, con l’onere di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche.
Cronistoria della censura cinematografica
Dal 1913 lo Stato Italiano ha sempre avuto la possibilità di intervenire fattivamente sulla produzione artistica di un prodotto cinematografico. La censura si estendeva su di una serie di argomenti, tematiche ed espressioni artistiche che andavano a cozzare con la sensibilità dei costumi e della morale del popolo, oppure se minavano in qualche modo l’ordine pubblico. Nel 1920, la censura cinematografica è stata oggetto di un Regio Decreto il quale istituiva una commissione (formata da un magistrato e un educatore supportati da due funzionari della sicurezza pubblica) che aveva il compito di vigilare e, nel caso, di censurare il prodotto.
Con l’avvento del Fascismo la questione della censura cinematografica viene affidata al Ministero della Cultura Popolare. L’impalcatura di potere elaborata da Mussolini, prevedeva un ruolo di grande importanza dato al cinema: la capacità delle opere cinematografiche di essere uno strumento di propaganda politica non poteva sfuggire al controllo del regime. Infatti, il regime si riservava la possibilità di intervenire ad ogni fase di realizzazione del film.
E, durante il ventennio, la stretta della censura non ha allentato la presa.
Censura cinematografica nella Repubblica
Ma lo Stato è intervenuto anche dopo la caduta del Fascismo. Le precedenti disposizioni non sono state modificate fino al 1962. Quest’ultima, chiamata legge sulla “Revisione dei film e dei lavori teatrali” è stata in vigore fino al 5 Aprile 2021. Sebbene sia stata, per ovvie ragioni, una legge più comoda di quella precedente del fascismo, ha permesso ad una commissione (definita per legge) di intervenire preventivamente su un prodotto artistico. Negli anni, le firme più autorevoli della storia del cinema sono incappate in questi scomodi provvedimenti preventivi: Alfred Hitchcock, Luchino Visconti, Stanley Kubrick, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci e tanti, davvero tanti altri.
Se volessi allargare il tiro, anche nella musica autori come Guccini, Dalla o De André hanno subito l’intervento chirurgico sui loro testi da parte della censura. E, per quanto riguarda la TV, celebre è il caso dei “Griffin”, sitcom animata statunitense più volte censurata.
Via il bavaglio
Ne sarà lieto ogni regista, ogni cantautore; ne sarà lieto Carmelo Bene che è stato tra i primi a chiedere a gran voce di allontanare lo Stato dalle questioni dell’arte. Ma ne saranno lieti, più di tutti, gli spettatori. Ogni produzione artistica non dovrà risentire di un bavaglio. L’arte in quanto tale si fa sistema di codici. Un artista non è altro che una persona in grado di incanalare questi codici. E dove li prende se non dalla sua esperienza? E non è un dovere dell’arte quello di essere sincera? Cosa sarebbe il cinema di Pasolini se lo epurassimo della continua critica sociale che porta con sé? Come potremmo sentire la terribile suspense di Hitchcock se tagliassimo le scene più inquietanti? E come potremmo avvertire quel grottesco senso umorista di Kubrick se pensassimo di dover sezionare la sua opera?
Abolita la censura cinematografica, il cinema ci consegnerà più verità, più sensazioni, più immagini. C’è, finalmente, la difesa dell’integrità artistica. E noi che andiamo al cinema siamo chiamati ad un lavoro – certamente più difficile – più gratificante: accrescere la nostra sensibilità critica, perché la nostra bicicletta, dal 5 Aprile, non ha più le rotelle.