Le Sardine: guida rapida sul come confermare l’inutilità di un movimento in 658 giorni

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Cronistoria dell’inizio e della fine di un movimento che aveva già perso in partenza. Che fine hanno fatto le Sardine?

Le Sardine si rivelano al mondo: il 14 novembre 2019 Matteo Salvini presenta, al Paladozza, Lucia Borgonzoni come candidata per la presidenza della regione nella coalizione di centro-destra. Come in un film di Tarantino, le sequenze temporali si accavallano e 4 ragazzi su Facebook organizzano un evento chiamato “6000 sardine contro Salvini“.
Seimila perché è un numero più grande della capienza massima del Paladozza. Beh, non si può dire che non abbiano calcolato tutto. Ma proprio tutto, eh.

Chi sono, da dove vengono, cosa vogliono… un fiorino!

A dire il vero, il movimento prese una buona piega, un sacco di gente, in molti posti. Nel frattempo iniziamo a conoscere il leader e fondatore del movimento ittico: Mattia Santori. Chi è ‘sto ragazzo dal sorriso smagliante e i capelli arruffati? Beh, se leggessimo quella sorta di biografia pubblicata su Facebook dalla pagina ufficiale, ci parrebbe di avere tra le mani un documento a metà tra un’agiografia e un’opera dell’Istituto Luce. Ma scopriamo che è dell’87, laureato in economia, con tanto tempo a disposizione perché è stato spesso in giro per il mondo.

I flash mob

Dopo il fortunato flash mob di Modena, se ne ripetono alcuni in giro per l’Italia: tra cui Sorrento, Milano, Torino, Napoli e Palermo. Addirittura a New York. Ad un mese dalla fondazione del movimento, il 14 dicembre lanciano il “Global Sardina Day” (cos’è? Boh, ho provato a capire, ma…) e durante la successiva manifestazione tenutasi a Roma, il leader Mattia Santori presenta il manifesto programmatico del movimento. In contemporanea all’evento romano, si manifesta in altre 9 piazze italiane accompagnate da Bruxelles, Parigi e Berlino. L’ultima grande manifestazione, invece, si è tenuta a Bologna il 19 gennaio. Si fanno sentire.

Le tesi di gennaio

All’evento romano, il leader del movimento ha tirato fuori i punti programmatici del movimento: richiede la trasparenza politica; pretende la condanna dell’incitazione all’odio tramite una proposta di legge contro la violenza verbale (mettendola sullo stesso piano di quella fisica) e “auspica” una nuova politica di gestione dell’immigrazione in Italia. E non poteva mancare la volontà di abolire il fu “Decreto Sicurezza” voluto da Matteo Salvini.

Successivamente, dichiara il movimento: “slegato da ogni partito politico”, ispirato dalla Costituzione italiana, antifascista e aggressivamente ostile al razzismo, al populismo e al sovranismo. Dopo che una delle coordinatrici del movimento, Jasmine Cristallo, si è definita “gramsciana“, il buon Mattia ha rivelato che gran parte dei partecipanti tendono a sinistra. Beh, che scoperta…

Cosa non ha funzionato nel programma delle Sardine

Insomma, il programma presentato dal fondatore non ha nulla di sbagliato. Tutto sommato, sono spunti e riflessioni condivisibili. Tutti potrebbero condividerne i contenuti, ma anche tutti potrebbero esprimerli. Quando ascolti le parole del leader del movimento, hai in bocca un sapore di déjà vu, non aggiunge nulla alla causa. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la politica senza demagogia sarebbe migliore, ma siamo sinceri: non è una colossale ovvietà?

Fare una proposta di legge contro la violenza verbale, concettualmente, cosa significa? Voler equiparare il linguaggio verbale, seppur violento, alla violenza fisica, quale fondamento giuridico ha? Ma in chiave molto pragmatica, a cosa servirebbe? Come potremmo calcolare quale congettura di grafemi fa male e quale no? Un’eventuale legge permetterebbe l’espressione soltanto a chi dotato di una sottile ars oratoria. Al resto della popolazione converrebbe tacere.

Che le Sardine vogliano una gestione migliore dell’immigrazione ritengo sia sacrosanto. Tutti i 60 milioni e rotti di italiani dovrebbero pretenderla. Ma dire su un palco: “Gestite meglio l’immigrazione!” è la cosa più semplice del mondo. C’è un piano presentato e firmato? No. Allora è populismo d’accademia. Lo stesso contro cui si scagliano con vigore.

Ma la ragione più profonda del fallimento del movimento è di natura ontologica: nascono come movimento anti-Salvini, e hanno fatto politica solo contro Salvini. Mai propositivi, se non in maniera banale, senza idee originali, fondando la propria importanza per negativo del leader della Lega. In sostanza, crolla Salvini, crollano pure loro.

L’antiberlusconismo ha fallito, e fallirà anche l’anti-salvinismo, come sempre quando c’è il deserto nell’opposizione.

E, chicca finale, Santori è entrato nel PD. Sipario. Fine.

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