Eracle, per superare la quarta Fatica, doveva catturare vivo l’enorme Cinghiale di Erimanto, animale sacro ad Artemide
Euristeo decise di affidare al cugino, Eracle, una missione impossibile per la sua quarta Fatica (per espiare il grave peccato di aver ucciso alcuni dei suoi figli): doveva catturare, vivo, il temuto Cinghiale di Erimanto.
Il suide era sacro alla dea Artemide e viveva sul monte Erimànto, nell’Elide, da cui scendeva per devastare i campi e i villaggi degli spartani. Una sorta di rappresentazione della forza bruta e cieca della Natura, mentre il semidio greco romano rappresenta la capacità umana di portare ovunque la Civiltà.
Ercole cattura il Cinghiale di Erimanto
Eracle non era nuovo nel catturare animali cari agli dei, nella sua terza Fatica era infatti riuscito a catturare la Cerva di Cerinea.
L’aper Erymanthius, come era conosciuto dai Romani questo straordinario animale, non era nemico solo degli uomini ma anche dei Centauri che vivevano nel Peloponneso. Fu proprio a questi ultimi che il semidio si rivolse in cerca di consigli su come catturare la bestia.
Più precisamente, Ercole chiese consiglio a Phólos, l’unico Centauro ospitale insieme a Chirone, il celebre Maestro di Eroi.
Grazie ai saggi consigli ricevuti il figlio di Zeus e Alcmena sorprese il Cinghiale di Erimanto e riuscì a legarlo ad una rete.
Trasportato l’animale a Micene da Euristeo, il regale cugino si spaventò a tal punto del mostro da nascondersi in una botte di rame.
Il vincitore decise di inviare i denti dell’immane bestia a Kymi, presso il Tempio di Apollo.