Da “un anno bellissimo” al “dovere sull’unità”
La politica, ad oggi, non ha saputo assumere decisioni dirimenti. È apparsa balbettante, assai approssimativa e senza mordente adeguato alla realtà.
L’economia, la pandemia, la concretezza in generale, richiedevano un’applicazione di maggiore spessore e migliori competenze.
In pratica, la politica del fare e del risolvere è stata dimenticata. Specialmente negli ultimi tempi, ma non solo.
I modelli di comunicazione, quelli di esplicazione, il modus operandi, avevano esternato tutti i limiti, insiti in una conduzione poco incline alle cognizioni specifiche.
Il virus imperversa e, quindi, è necessario agire di conseguenza, con risposte immediate che ridiano fiducia e impulsi, con rinnovata linfa del capitale umano, da supportare un comparto lavorativo agli sgoccioli, unitamente ad un lungimirante assetto economico.
I circa cinquanta minuti, durante i quali il neopresidente del Consiglio ha illustrato il programma, caratterizzati da accostamenti storici e da connotati da applicare alle riforme ed emergenze.
Il Professor Silvio Garattini invita a “comportarsi come se fossimo davanti al peggior scenario possibile”.
In effetti, nelle parole di Mario Draghi la percezione del dovere essere tutti uniti e coesi proprio per affrontare la situazione in tale contesto, è stata chiara.
Riascoltando l’intero discorso, e mettendolo in relazione a quello “precedente” – durato oltre cento minuti – qualcosa di più chiaro è avvertito.
L’auspicio è che si possa davvero avere una consistenza, fino ad ora, assai latitante.
Il tempo è poco ed è necessario utilizzarlo al meglio. Con immediati provvedimenti e con dirimenti soluzioni.
Il Paese è allo stremo: non è una novità per nessuno.
È risaputo che applicare la teoria alla pratica è sempre un’operazione complessa, ma l’esegesi “dragonesca” è apparsa, francamente, ben strutturata e, soprattutto, con una visione globale.