La lettura durante e dopo il Covid: cosa è cambiato?

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Il lockdown ha modificato abitudini e routine quotidiane. Vale anche per il nostro rapporto con la lettura?

Ciò che è successo a inizio 2020 è ormai noto a tutto il mondo: siamo stati costretti a rinchiuderci in casa e cambiare vita. Abbiamo vissuto in quattro – o più, per i facoltosi – mura, cercando ogni genere di passatempo. I più fortunati avevano lo smart working o la didattica a distanza a impiegare le giornate. Ma per un’ampia fetta di popolazione è stato il caos generato dal nulla. Uno stop, un silenzio assordante ha improvvisamente riempito la quotidianità: cosa fare? Come trascorrere il proprio tempo? Tra le innumerevoli – e a volte strampalate – idee, una di loro è mancata spesso all’appello, a prima vista inspiegabilmente: la lettura. Qual è stato il nostro rapporto con la lettura durante e dopo il Covid? Si è intensificato o abbiamo abbandonato del tutto quest’attività?

La latitanza della lettura

Nonostante iniziative e fondi stanziati per promuovere e sostenere la lettura, i numeri parlano chiaro. Dall’ultima indagine Cepell-AIE relativa ai due mesi di marzo e aprile, è venuto fuori che durante la pandemia abbiamo letto pochissimo e che oggi, con il lockdown alle spalle, leggiamo meno di prima. “Il quadro della lettura nel nostro Paese è allarmante”, ha dichiarato qualche settimana fa Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori. Ma perché durante la pandemia abbiamo letto così poco?

I motivi per cui non ci siamo dedicati alla lettura

Secondo alcuni sondaggi sulla lettura, durante e dopo il Covid, effettuati dal Centro per il libro e la lettura, leggere sarebbe un’attività che richiede tranquillità, un luogo e un momento adatti. Uno dei motivi, infatti, sarebbe stata proprio la mancanza di tranquillità. L’emergenza, trascinando tutti nell’angoscia del doman non v’è certezza, avrebbe addirittura fatto passare agli italiani la voglia di leggere. Un’altra ragione poi l’assenza di un luogo silenzioso. La casa è diventata infatti la “stanza delle necessità”, in cui ognuno ha dovuto reinventare il proprio spazio in base alle esigenze: lavorare in smart working, occuparsi di quella mensola che non veniva fissata al muro da tre anni, riprendere quelle lezioni di chitarra su YouTube. Ma un’altra risposta al perché abbiamo letto così poco durante l’emergenza sanitaria c’è e concorre per il primo posto: altre attività hanno surclassato quella della lettura in tutte le sue forme. Attività che hanno assorbito la totalità del nostro tempo. Scrolling incessante sulle pagine social, interminabili incontri su Zoom e simili con familiari e amici, ricerca frenetica e insaziabile di informazioni sull’andamento della pandemia… Vi dice qualcosa?

Riscoprire il piacere della lettura

Quello che lascia perplessi è che il Covid, in realtà, non ha fatto altro che accelerare una tendenza già avviata in Italia. Siamo il Paese della Cultura, ma non certo dei Lettori. C’è bisogno, per questo, di un cambio di abitudini nella popolazione. Si rivela necessario riscoprire ora il piacere della lettura, accettare anche nuovi – ma poi non così tanto – e diversi di leggere, come i podcast e gli audiolibri, concepire forme ibride di eventi culturali, così come è avvenuto per il SalTo e la Children’s Book Fair.

Una lenta ripresa

Tuttavia, le ultime indagini dimostrano che a poco a poco il numero di lettori sta riprendendo quota. Ciò grazie innanzitutto agli store online, che hanno risposto alla domanda in ogni momento della giornata con un’offerta sempre fresca e varia. Ma grazie anche a una, seppur meritata, serenità acquisita dopo mesi in cui si brancolava nel buio. Certo, la situazione della lettura prima e dopo il Covid è stata – ed è ancora, sotto alcuni punti di vista – allarmante, ma gli ultimi aggiornamenti ci fanno sicuramente sperare in meglio. Brodskij docet: “Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli”.

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