Da sogno ad incubo: il maladaptive daydreaming

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Sognare ad occhi aperti

Un sogno ad occhi aperti è un’attività comune, normale e quasi sempre benefica per la salute psicologica dell’individuo.
Capita a tutti di immaginare scenari alternativi alla realtà vissuta nel quotidiano, giocando a creare personaggi e ambientazioni diverse.
Questo consente di evadere dalla realtà circostante e di sfuggire, anche solo per qualche minuto, al tempo presente.

Ma perché sogniamo ad occhi aperti?

Bloccati nello stesso luogo per lungo tempo, impossibilitati a fare altro, spesso scivoliamo in universi paralleli popolati da ricordi e fantasie, grazie ai quali diventiamo capaci di tollerare situazioni altrimenti insostenibili. In questi casi, la ragione è semplicemente la noia.

Fantasticare è spesso un’attività a cui ci dedichiamo per alleggerire il peso di problemi o preoccupazioni, stimolando il pensiero creativo.

Sognare ad occhi aperti è anche un ottimo modo per auto-motivarci. Immaginare dettagliatamente un progetto, infatti, ci permette di visualizzare il momento nel quale riusciremo a realizzarlo.

Il sogno ad occhi aperti può essere persino essere un modo per esprimere quelle parti di noi stessi che tendiamo a inibire e a cui non diamo libero accesso. Specie in quelle situazioni in cui ci scontriamo con i nostri limiti.

Vivere in un sogno

Quando, però, il fantasticare occupa gran parte del tempo di cui disponiamo e diventa un’attività che, nonostante gli sforzi, non riusciamo in alcun modo ad interrompere, allora potremmo soffrire del disturbo da fantasia compulsiva.

L’MMD (maladaptive daydreaming) o disturbo da fantasia incontrollata è un termine coniato da uno psicologo israeliano, Eli Somer.
Esso descrive un disturbo caratterizzato da un impiego anomalo della fantasia, che sembra sostituirsi alla vita e alle relazioni sociali.

Le persone che soffrono di MDD trascorrono intere giornate in uno stato di totale immersione nelle proprie fantasie, al cui interno personaggi reali o immaginari popolano una realtà alternativa parallela.

Il sogno ad occhi aperti, vissuto in modo così impegnativo e totalizzante, diventa incompatibile con lo svolgimento di qualunque altra attività. È per questa ragione che molto spesso anche la vita lavorativa, sociale e familiare viene gravemente compromessa.

O…in un incubo?

Per queste persone l’accesso all‘universo fantastico ha inizio attraverso un trigger (un film, un libro o semplicemente un ricordo) che si trasforma in un richiamo irresistibile. A questo punto lo spettacolo, che si svolge interamente all’interno dello spazio privato della mente del sognatore, ha inizio: ora è impossibile fermarlo.

Il contenuto dei sogni ad occhi aperti richiama, per alcuni aspetti, quello dei sogni notturni: desideri di potere illimitato, erotismo e relazioni sentimentali dominano la scena.

I personaggi che abitano questo universo parallelo spesso crescono e si evolvono come persone reali, con le quali si hanno conversazioni e si vivono esperienze condivise. Talvolta essi suscitano emozioni talmente forti da culminare nel pianto o nella risata, pur essendo riconosciuti come personaggi non reali.

Le persone che soffrono di questo disturbo riferiscono di vivere come in un film senza fine dal quale non sono in grado di uscire, paralizzate in un’altra dimensione.

Il fine è quello di evitare il contatto con una realtà difficile ed insoddisfacente, cercando riparo in un rifugio abitato da amici e amori immaginari.  

Sono anche io un sognatore compulsivo?

Ma come è possibile distinguere dove finisce il sogno ad occhi aperti e dove, invece, ha inizio l’incubo della compulsione a fantasticare?

Probabilmente, specie dopo il periodo di isolamento sociale da poco terminato, molti di voi si saranno trovati ad indugiare in fantasie, relazioni virtuali e sogni ad occhi aperti gran parte del giorno.

Si tratta di un fenomeno del tutto naturale: in assenza del piacere di norma ottenuto grazie alle attività svolte durante il corso della giornata, si è stati come costretti a compensare attraverso l’uso della fantasia.

Ciò che rende potenzialmente dannosa la fantasia diurna è proprio la sua funzione compensativa. Se il sogno ad occhi aperti viene utilizzato sistematicamente per compensare uno stato di insoddisfazione e di frustrazione della vita reale, allora potrebbe essere un campanello d’allarme.

C’è anche un aspetto positivo, però: a dispetto del sogno notturno, spesso impossibile da ricordare, la fantasia diurna ha il vantaggio di essere cosciente. I sogni ad occhi aperti, per questo, lasciano trapelare quali sono gli aspetti di cui ci sentiamo insoddisfatti.
Ciò può consentirci di utilizzarli per individuare limiti e fragilità personali, aiutandoci a intervenire prima che quest’attività diventi un problema. 

D’altronde, è con la mente che sogniamo, no?
E siamo noi a poterne fare un uso da sognoo da incubo.

Bibliografia

Somer, E. Maladaptive Daydreaming: Un’inchiesta qualitativa. Giornale di Psicoterapia Contemporanea 32, 197–212. (2002).

Somer, E. Vite parallele: Uno studio fenomenologico dell’esperienza vissuta del maladaptive daydreaming. Giornale Trauma&Dissociazione 7, 561-576. (2016). 

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