Daniele Fabbri: più che un semplice comico

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Chi è Daniele Fabbri?

Daniele Fabbri è un comico. E fin qui non c’è alcun dubbio. Ma tra tutti i comici che avrei potuto scegliere, perché proprio Daniele Fabbri? Beh, perché Daniele non è il solito comico. Anzitutto, la sua comicità esce fuori dal palco andando a confluire in fumetti e libri – di certo non una cosa da tutti! Poi, Daniele è decisamente un artista dalla comicità controversa: è dichiaratamente ateo, anticlericale ed antifascista e la sua comicità si basa su argomenti delicati, che attraverso le sue parole diventano comici e semplici per tutti. Basti pensare allo spettacolo “Fascisti su Tinder“, che mescola il fascismo al tema dei rapporti di una notte. Oppure, un altro esempio potrebbe essere il suo più recente spettacolo: Fakeminismo, il cui nome lascia intuire il tema.
Ma non indugiamo oltre e lasciamo parlare il diretto interessato.

Rompiamo subito il ghiaccio con una domanda che, probabilmente, ti hanno fatto altre mille volte: com’è nata la tua carriera da comico e chi era Daniele Fabbri prima di salire sul palco?

Prima di salire sul palco Daniele era un ragazzo appassionato di computer, videogiochi e tecnologia. Dopo 3 anni di lavoro col posto fisso e ben pagato come informatico, a 21 anni ha deciso di prendersi un anno sabbatico ed è stato fulminato da due cose: il teatro e la scrittura umoristica. E da lì ha ricominciato da capo.

Nei tuoi spettacoli racconti spesso di essere cresciuto in una famiglia molto religiosa – al contrario di te che sei dichiaratamente ateo. Come hanno preso il tuo ateismo e la tua carriera?

All’inizio molto male, ma col tempo ci si sono abituati. Adesso la mia famiglia si divide tra chi mi tollera in serenità e chi fa il tifo sfegatato per me.

Essere un comico discretamente famoso come ha cambiato la tua vita?

La vita cambia solo se diventi famosissimo improvvisamente, altrimenti non si tratta di cambiamento, ma di costruzione.
Io sono molto contento perché ho costruito bene la mia carriera, nonostante non sia iper-famoso posso campare facendo solo comicità, ci sono miei colleghi che magari sono molto più famosi di me sui social; ma continuano a fare i “lavoretti” per vivere.
Stanno ancora costruendo, soprattutto nell’era social essere famosi non è necessariamente sinonimo di stabilità economica.

Oltre che un comico, tu sei anche uno scrittore. Tra le tue varie opere ci sono molti fumetti. Come è nata questa strada alternativa?

Per caso! Tra i vari autori satirici che ho conosciuto negli anni c’era Stefano Antonucci, vignettista allora giovanissimo, che nel 2011 mi chiese se volevamo realizzare un fumetto insieme, e di quel mondo non ne sapevo nulla, i fumetti al massimo li avevo letti.
Abbiamo realizzato il primo fumetto autoprodotto che incredibilmente ha avuto subito un successo strepitoso, ne abbiamo fatti altri e sono arrivate le prime proposte di contratto, e a distanza di quasi 10 anni siamo ancora qui.

La tua ultima pubblicazione è “La fattoria dell’animale” pubblicato l’anno scorso da Feltrinelli. Ti va di raccontarci la storia che si cela dietro al libro?

È un libro sulla pericolosità delle bugie. Si ispira a La Fattoria degli Animali di Orwell e racconta di una società di animali, ovviamente parallelo allegorico della nostra attualità, il protagonista e narratore è un maiale “segretario” del maiale politico.
Per mettere l’attenzione proprio sulle bugie, abbiamo fatto in modo che il libro stesso fosse una intera bugia: le immagini raccontano una cosa, ma la voce narrante dice il contrario mentendo spudoratamente, da una parte la realtà e dall’altra la propaganda.
Il contrasto grottesco produce l’effetto satirico e catartico che volevamo trasmettere al pubblico.
Sono molto orgoglioso di questo libro.

Restando sull’attualità: essendo un membro dello spettacolo sei stato colpito in prima persona, forse più di altri artisti, dalla pandemia. La cosa ha influito in qualche modo sulla tua carriera e sulla tua creatività?

Certo, tantissimo. Durante l’ultimo periodo infatti sono un po’ sparito dai social e da tutte le piattaforme, perché non volevo costringermi ad essere “produttivo a tutti i costi”, in un momento in cui mi manca la mia benzina principale, che è e rimarrà sempre e comunque il palcoscenico. Ma sembra che stiamo ripartendo, quindi incrociamo le dita!

Esiste una musa che ti aiuta a scrivere i tuoi spettacoli? Se sì, chi o cosa è?

Le mie muse sono dubbio e incertezza, soprattutto rispetto alle mie stesse convinzioni. Io non parlo semplicemente di “quello che penso”, ma mi chiedo soprattutto “perché lo penso? Da cosa mi viene questo pensiero? E chi sono quelli che non la pensano come me?”
I miei spettacoli nascono sempre da qualche cosa che mi mette in difficoltà, che poi affronto in un percorso di riflessione, crescita e maturazione personale, e alla fine racconto questo percorso in forma comica.

Tra i tuoi colleghi, c’è qualcuno che ammiri e qualcuno che invidi?

Certo, molti, ma non li nominerò perché nel mondo della comicità applichiamo la strategia della tensione. Non so perché si fa, ma è così e io mi adeguo a questo atteggiamento passivo aggressivo. Scherzo. Forse.

Hai già qualcosa in programma per il futuro? Magari un tour per un nuovo spettacolo?

Nel futuro immediato se tutto va bene ci sarà la ripresa del tour di Fakeminismo, lo spettacolo più importante della mia carriera finora. E poi chissà!

Cosa consiglieresti a qualcuno che ha deciso di intraprendere la tua stessa strada?

Di avere tanta tanta tanta pazienza e ricordarsi che nonostante tutto, questo è un lavoro in cui le cose “intelligenti” funzionano solo se sono anche MOLTO divertenti.

Bene, direi che l’intervista può finire qui. Daniele, è stato un piacere ed un onore farti queste domande. Ti chiedo solo un’ultima cosa: un saluto per i nostri lettori.

Non guidate troppo e bevete con prudenza! Ciao!
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