L’iter burocratico del Ddl Zan si è bloccato questo pomeriggio a Palazzo Madama: l’aula del Senato ha infatti votato a favore della cosiddetta “tagliola” chiesta da Lega e FdI
Nulla da fare, ma c’era da aspettarselo. Si blocca al Senato l’iter burocratico del Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia approvato dalla Camera il 4 novembre 2020.
Quest’oggi hanno votato a favore della cosiddetta “tagliola” chiesta da Lega e Fdl, 154 senatori. Sono invece stati 131 i parlamentari contrari e 2 gli astenuti. La votazione, avvenuta a scrutinio segreto, è stata accolta da un applauso.
“La mia decisione, per quanto legittimo contestare, perché si tratta di interpretazione, ha delle solide fondamenta di carattere giuridico – motiva la Presidente dell’aula Elisabetta Casellati la decisione di accogliere la richiesta di voto a scrutinio segreto sulla cosiddetta tagliola-. “Io sono stata chiamata esclusivamente a giudicare sulla votazione segreta – spiega – che è una questione puramente giuridica, infatti ho citato il regolamento e i precedenti che mi hanno indotto alla concessione del voto a scrutinio segreto”.
Non trattiene la propria soddisfazione il leader della Lega, Matteo Salvini, per il quale l’esito del voto odierno sancisce una sconfitta inequivocabile di Pd e 5 stelle:
“Sconfitta l’arroganza di Letta e dei 5Stelle: hanno detto di no a tutte le proposte di mediazione, comprese quelle formulate dal Santo Padre, dalle associazioni e da molte famiglie, e hanno affossato il Ddl Zan. Ora ripartiamo dalla proposte della Lega: combattere le discriminazioni lasciando fuori i bambini, la libertà di educazione, la teoria gender e i reati di opinione”.
Di diverso avviso invece le dichiarazioni del segretario Pd, Enrico Letta, che su Twitter si è così espresso:
“Hanno voluto fermare il futuro. Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà. #DdlZan”.
Un passaggio a vuoto su un percorso di civiltà e di contrasto ad ogni forma di discriminazione: questo il senso del post rilasciato dal capo politico dei 5 stelle, Giuseppe Conte:
“Sul ddl Zan registriamo un passaggio a vuoto su un percorso di civiltà e di contrasto a ogni forma di discriminazione e violenza per l’orientamento sessuale. Chi oggi gioisce per questo sabotaggio dovrebbe rendere conto al Paese che su questi temi ha già dimostrato di essere più avanti delle aule parlamentari”.
Per Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, i numeri della votazione con cui il Senato ha affossato il testo Zan contro l’omotransfobia sono inesorabili: la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba:
“Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa – aggiunge – va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omotransfobia continuerà a porlo il Paese, le rete informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte. Ringraziamo coloro i quali si sono battuti, a tutti gli altri consegniamo la nostra vergogna”.