Storia di odio, ammirazione e teatro
De Filippo e Scarpetta. Si è più volte giustamente sottolineata la grande importanza che la riforma scarpettiana ha rappresentato nell’evoluzione della tradizione teatrale napoletana. Una riforma che può essere considerata la base, il punto di partenza per drammaturgie certamente eterogenee , su tutte quelle di Raffaele Viviani e di Eduardo.
Il sottile file rouge che unisce il teatro scarpettiano a quello dei De Filippo – oltre che all’ambito evidentemente artistico – è ovviamente rappresentato anche dal legame filiale estremamente complesso, contraddittorio e drammatico, espresso attraverso valutazioni spesso discordanti nei confronti di questo padre che chiamano zio proprio perché “illegittimo”.
Le parole di Eduardo De Filippo
I De Filippo nascono dall’ennesima relazione extra coniugale tra il capocomico napoletano e Luisa De Filippo, nipote della moglie Rosa. Nonostante un’infanzia singolarissima e complessa, Eduardo e Peppino – quest’ultimo trascorre parte della sua infanzia a Caivano – nel ripercorrere quegli anni difficili, esplicitano pareri discordanti che sottolinenano, inoltre, la profonda diversità caratteriale.
Per quanto concerne Eduardo, non esistono testimonianze autobiografiche anche per il rifiuto del grande drammaturgo di rispondere a qualsiasi tipo di domanda in merito.
Si “limita” a sottolineare i meriti e le glorie di Scarpetta e nulla più:
«Tuo padre era severo o cattivo?»
gli chiede durante un’invervista lo scrittore Luigi Compagnone, in occasione del suo ottantesimo compleanno.
«Era un grande attore»
Risponde Eduardo, non dando spazio ad ulteriori commenti.
Il disprezzo di Peppino in Una famiglia difficile
De Filippo e Scarpetta. A differenza del fratello maggiore, Peppino scrive un’autobiografia, Una famiglia difficile, dove il lato “umano” di Scarpetta e il rapporto con quei figli illegittimi, avuti dalla nipote della moglie, assume un aspetto preciso e tristemente connotato:
«Scarpetta fu per mia madre una corda messale al collo dal destino e pronta a strozzarla al minimo segno di fuga.Di temperamento calmo e di sentimenti semplici – prosegue Peppino – fu facilissima preda di quell’uomo fatto davvero di pochi scrupoli».
Un trauma infantile sbandierato alla luce del sole, dinanzi alla gogna della plebe; in pasto ai pescecani del cicaleccio, dell’insulto, della diceria che ha profondamente turbato l’animo di tre grandi personaggi del Teatro; divenendo la base di un dolore incurabile e l’incipit di una grandezza senza tempo.