Vincenzo De Luca, lo sceriffo della Campania

De Luca: racconti di avanspettacolo e autoritarismo in Campania

Le dirette sui social di Vincenzo De Luca, governatore della Campania, durante il lockdown, sono diventate un appuntamento fisso per i cittadini campani e non. Abbiamo preso familiarità con termini tecnici che spaziano nell’intero orizzonte giuridico. Ascoltavamo le parole di virologi (i cui visi ci sono diventati familiari), di opinionisti, di politici. Attendevamo il resoconto giornaliero della Protezione Civile e sentivamo ogni venti minuti quell’insopportabile motivetto musicale della campagna di informazione sul nuovo coronavirus, voluta dal Ministero della Salute. Ma se c’è stato un vero protagonista assoluto, questi non può che essere Vincenzo De Luca.

De Luca dietro la telecamera

Prossemica, ritmo, tempi e ars retorica: il governatore della Regione Campania padroneggia questi strumenti con la maestria dei più grandi oratori.
Guarda fisso nella telecamera, mantiene una postura composta, gestisce toni e tempistiche, usa un lessico semplice, dissemina nel discorso citazioni provenienti dalla sua formazione classica, ma soprattutto, sa come rendersi esilarante. A testimonianza del fatto che De Luca sia uno dei migliori oratori nel teatrino italiano della politica, c’è senza dubbio l’analisi mediatica del fenomeno-De Luca. Come già detto, le sue live sono state seguitissime: toccavano indici di ascolto a dir poco impressionanti, con picchi di addirittura 113 mila utenti sintonizzati. Ne è ulteriore prova la produzione di “meme” che lo vede protagonista. Chiunque abbia una chat di famiglia su whatsapp, sa bene a cosa mi riferisca: De Luca con il lanciafiamme, con Naomi Campbell, “De Luca che chiude cose”.
C’è di tutto, per tutti i palati.

Ma De Luca è solo questo?

Vincenzo De Luca, è stato rieletto come governatore della Campania con un risultato netto: il 69% contro il 18% della lista di centrodestra.
Un risultato così schiacciante, non si può spiegare soltanto con la politica di avanspettacolo che ha portato avanti l’ex sindaco di Salerno. Ogni cittadino italiano sta affrontando un momento storico difficile dovuto alla pandemia in atto e al timore degli effetti collaterali che questa possa generare.
A questo stato di cose, ovviamente, non scappa il cittadino campano.
C’è una generale ricerca di sicurezza, di qualcuno che trasmetta un senso di potere; il popolo chiede a gran voce un leader a cui affidarsi e che riesca a porre un argine a questa emergenza. De Luca queste vesti le indossa bene: sembrano fatte su misura. E’ lo sceriffo che non meritiamo, ma quello di cui abbiamo bisogno. Ma questa, ahimè, è una pura percezione.

Paura e repressione

De Luca non sa utilizzare strumenti diversi dal binomio “paura e repressione”. L’ultima diretta sui social, è quanto di più esemplificativo si possa dare sul governatore della regione Campania: utilizza una terminologia di guerra (“combattere”, “battaglia”), batte sulla sempreverde questione della sicurezza (“prima le famiglie devono vivere”, il conteggio dei decessi ogni 100 abitanti).

Poi mostra una TAC polmonare di un paziente di cui, per ovvie ragioni, non sappiamo nulla, né avremmo gli strumenti sufficienti per capirla: le chiazze bianche che evidenzia, per me che sono un profano della medicina, possono significare tutto e niente. Quindi, a che serve? Chiaro: l’unica campagna informativa che ha saputo proporci, oramai da mesi, è all’insegna del terrore. E poi davvero vorrebbe spiegarci una TAC polmonare, quando ancora si aspetta una campagna web, social e televisiva su uso e funzione dei dispositivi di protezione individuale?!

Non contento, ci mostra un video di un locale a Bagnoli di Napoli, con i visi oscurati ma senza mascherina. Perché? Il capro espiatorio è rappresentato dai giovani. I giovani sono i responsabili dei contagi. Di conseguenza, lo è la scuola. Nei bar, di notte, davanti alle scuole: il contagio avviene solo in questi luoghi. Ma una riflessione sulla rete dei trasporti che appare inadeguata anche senza il covid-19?
E una sul sistema scolastico che non è in grado di fornire strutture e strumenti adeguati?
La colpa è dei giovani.

A tutto ciò si aggiunga un totale disinteresse per la salute sociale, prima di quella economica, della Campania. Rischiamo di raccogliere frutti peggiori di quelli dell’emergenza sanitaria, per le evidenti inefficienze dell’amministrazione politica campana.

C’è bisogno di una deriva autoritaria in Campania?

La Campania è costretta a combattere da tempo immemore, oramai, la camorra, e non sembra che ci sia la determinazione giusta per affrontarla. Le infrastrutture sono carenti e il sistema sanitario regionale è uno dei peggiori in Italia. Il sistema scolastico non offre le strutture adeguate, né la strumentazione necessaria. Tutte queste problematiche, che hanno radici in decenni di amministrazioni infelici, sono affiorate e resesi evidenti durante l’emergenza dovuta alla Pandemia 2019-2020. De Luca ha risposto con ordinanze su ordinanze, con restrizioni che rasentano il ridicolo pur di dare l’impressione che stia facendo “qualcosa”. Dalla battaglia al jogging e ai “panzoni”, alla chiusura delle scuole perché la regione non è in grado di offrire una rete di collegamenti decente, passando per la polemica con la Juventus, fino ad arrivare al coprifuoco e all’imminente lockdown. Gioca a fare lo sceriffo, ma risulta puramente teatro di avanspettacolo. Ma lo spettacolo è indecente.

Non credo ci sia bisogno di un grande oratore che faccia proseliti sui social network.
La Campania necessita di una imponente opera di ristrutturazione dell’apparato istituzionale. La politica dell’avanspettacolo è già fallita, quella dell’autoritarismo non è necessaria.

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