Diritto al voto. Quando le donne scelsero la Repubblica

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La nascita della Repubblica

Il 2 giugno 1946, con un referendum nazionale, i cittadini italiani furono chiamati a scegliere fra Monarchia e Repubblica. La scelta non era solo fra regimi politici, ma fra due diversi modi di guardare alla realtà.
L’Italia voleva lasciarsi il passato alle spalle: non avrebbe potuto farlo in presenza di un regime monarchico, a prescindere dalla dinastia regnante.
La nascita della Repubblica rappresentò un abbandono – almeno su carta – di tutti gli ideali che avevano caratterizzato i decenni precedenti. La stesura della Costituzione, che entrò in vigore nel 1948, mantenne la stessa intenzione.
Ma il primo cambio di rotta si ebbe già il 2 giugno stesso.
Per la prima volta, infatti, le donne italiane poterono esercitare su scala nazionale il diritto al voto.
E così, le donne scelsero la Repubblica.

Il diritto al voto in Italia

Quella del referendum non fu la prima data utile per votare.
Già nel mese di marzo 1946, le donne espressero la propria preferenza alle elezioni amministrative.
La chiamata alle urne del mese di giugno, però, riguardò contemporaneamente tutte le donne e tutti gli uomini che avessero compiuto almeno 21 anni. In cabina, in quell’occasione, si decideva il futuro del Paese.
In realtà, bisogna fare un’importante precisazione. Il voto può essere distinto in amministrativo e politico.
Ancor prima dell’unità d’Italia, le donne benestanti potevano, in alcuni casi, partecipare alle elezioni amministrative. Dopo il 1861 questa possibilità svanì, ma si susseguirono vari tentativi di reintrodurla e modificarla.

Più tortuoso fu, invece, il cammino per ottenere il diritto al voto politico. Nel 1867 Salvatore Morelli presentò il primo disegno di legge in merito. Il deputato delle donne propose la parificazione giuridica tra uomini e donne, con la conseguente estensione del diritto al voto a queste ultime.
Nel corso del tempo, vi furono varie proposte. Tuttavia, nessuna fu tenuta adeguatamente in considerazione. Almeno fino alla seconda guerra mondiale.
Con l’inizio del conflitto e con gli uomini lontani, le donne divennero i nuovi capifamiglia. Inoltre, molte donne furono impegnate fra le fila della Resistenza. Ormai era lampante: la loro esclusione dalla vita politica risultava decisamente inopportuna.
Nel 1945, con il decreto Bonomi, il diritto al voto veniva finalmente esteso anche alle donne. Ma non fu tutto.  A partire dal 10 marzo 1946 divenne possibile, per le donne, essere elette.

L’importanza del voto

Sono solo 75 anni che in Italia le donne possono incidere, con il proprio voto, sulla vita politica del paese.
Rapportato all’intera storia, è un quantitativo di tempo minuscolo.
Tuttavia, può sembrare enorme. In alcune zone, è stata una conquista ancor più recente.
Il primo paese al mondo ad estendere il diritto al voto anche alle donne è stato la Nuova Zelanda nel 1893.
Fra gli ultimi, invece, c’è l’Arabia Saudita. Le donne hanno potuto recarsi alle urne solo a partire dal 2015.
Bisogna, però, ricordare che non sempre un diritto impresso su carta corrisponde ad un diritto realmente esercitato.

Il diritto al voto è estremamente importante perché sottende una serie di altri diritti.
Tramite il voto è possibile esprimere la propria opinione. Le nostre opinioni riflettono i nostri pensieri, il nostro modo di essere. Sono le nostre opinioni a renderci unici.
Il 2 giugno 1946, in Italia, non è nata solo la Repubblica: sono rinate le donne, stavolta come cittadine in grado di scegliere cosa sia meglio per il proprio futuro.
Sicuramente non si può dire che, dopo il 1946, tutto sia diventato semplice.
La strada era (ed è ancora, per molti versi) comunque lastricata. Tuttavia, l’importante è sempre mettersi in cammino.

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