Elogio del fallimento: perché la felicità è frutto delle cadute

fallimento

Bisogna rivedere il concetto di fallimento, specialmente in virtù della reale significato del termine

Nella società odierna ci sentiamo costantemente in dovere di riuscire quanto prima possibile a raggiungere un obiettivo prefissato. Perché sentiamo sempre che il tempo non è dalla nostra parte, che ci scorre tra le mani come sabbia finissima e non possiamo trattenerlo. Dobbiamo agire e dobbiamo farlo bene, come una freccia che al primo colpo deve raggiungere il centro del bersaglio. Non è ammesso alcun fallimento, altrimenti siamo finiti.

Concediamoci il diritto di fallire

Secondo l’etimologia del termine, fallire deriva dal verbo latino fallere, ossia ingannare. Niente a che vedere con il significato che gli attribuiamo quotidianamente. Etimologicamente parlando, se falliamo vuol dire che qualcosa ci ha tratto d’inganno, che la strategia che abbiamo impiegato per quell’obiettivo si è rivelata inefficace, o che ci siamo sbagliati e dobbiamo lasciar perdere.

Non vuol dire, dunque, che non c’è modo di rimediare, che non siamo capaci, che non siamo portati…o almeno, non sempre.

Il fallimento come test per la motivazione

Se il fallimento ci procura un dolore molto grande, motivo per cui vorremmo evitarlo, dall’altro lato è necessario per capire se quel qualcosa su cui stiamo impiegando tutte le nostre energie, tutti i nostri sforzi, sia davvero quello che desideriamo.

Un esempio lampante è il superamento di un esame universitario: per alcuni è stata necessaria una sola bocciatura per fare la rinuncia agli studi. Altre volte, invece, ha fatto realizzare a coloro che si trovavano in difficoltà, di doversi approcciare diversamente alla materia: magari studiando in compagnia, se prima si studiava da soli (o viceversa) oppure utilizzando più schemi o riassunti.

Che si decida una cosa piuttosto che un’altra, il fallimento testa la nostra motivazione, ci fa capire quanto desideriamo quella meta. Anche se a volte molliamo la presa troppo presto, per bassa autostima, autoefficacia e scarsa resilienza, altre ci salva la vita.

Il fallimento è a un passo dalla felicità

Il fallimento, possiamo dire, svolge la funzione di “sprosciuttamento degli occhi”: ci costringe a fare i conti con noi stessi ed a farci realizzare che la nostra felicità (forse) è altrove.

Questo discorso, ahimè, non vale per i testardi o le persone poco coraggiose: spesso si è così orgogliosi, che non si vuole ammettere che si sta sbagliando, oppure si ha talmente paura della sofferenza che si sceglie di crogiolarsi nell’amata comfort zone. Si evita una sofferenza a tempo determinato quando si potrebbe ottenere una felicità a tempo indeterminato.

Per concludere, prima di raccontarci che è tutto finito, che abbiamo fatto tutto il possibile, chiediamoci: è davvero così, o ci siamo solo lamentando?

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