The Great Gatsby: la vacuità del sogno americano
Fitzgerald: il sogno americano del grande Gatsby. A 80 anni dalla scomparsa di uno tra i principali scrittori statunitensi del Novecento, F.S. Fitzgerald è l’artefice per eccellenza di una creazione letteraria intensa e moderna. L’autore ha reso la densità di un’esperienza umana attraverso una forma poetica evocativa e simbolica; oltre ad una prosa composta e raffinata. L’intento è quello di delineare il profilo di una società dinamica ma corrotta. L’analisi sociale ed emotiva messa a punto da Fitzgerald nei suoi romanzi raggiunge i vertici più elevati nel Grande Gatsby.
Nel romanzo lo sguardo dello scrittore registra ogni dettaglio di una dimensione umana vuota e decadente, che assume i tratti della società americana dei ruggenti anni Venti.
I Roaring Twenties: la vacuità del sogno americano
L’opera si pone come riflessione analitica sulla vacuità e l’inconsistenza morale del sogno americano dei ruggenti anni Venti.
Non a caso, la rapida crescita economica aveva determinato l’illusione di una società dinamica, pronta a spendere il rinnovato benessere in un ciclo vizioso di feste, alcol, musica ed eccessi materiali. Fitzgerald ha inteso rappresentare il cinismo e la banalità di una “nuova ricchezza”, che non poteva compensare la mancanza di valori e ideali. Una ricomposizione morale sembra farsi strada verso la fine del romanzo, quasi a voler suggerire la volontà di un riscatto esistenziale. Tuttavia, la tragedia di Gatsby si identifica con la fine di un mito, verso il quale l’amaro punto di vista dell’autore assume una posizione incerta e severa a un tempo. Il sogno americano è pura decadenza, aspirazione ideale alla “grandezza”, che si esaurisce in una vana ricerca di ricchezza e piacere, in un materialismo immorale e corrotto.
Il grande Gatsby: la frammentarietà degli ideali moderni
L’impronta innovativa dell’opera di Fitzgerald risiede nel linguaggio evocativo di una forma poetica raffinata ed armoniosa; uno stile indefinito e suggestivo volto ad insistere sui particolari più significativi di una dimensione mondana e materiale. Feste, automobili e ville diventano i simboli di una realtà ideale e sospesa, illusoria ed evanescente.
I segni inconfondibili con i quali l’autore disegna i limiti della sterile opulenza della società americana degli anni Venti.
Eppure, quel vuoto esistenziale, che i personaggi di Fitzgerald tentano di colmare attraverso il piacere e la materialità, non sembra proprio anche della nostra società? Che cosa sarebbe altrimenti il consumismo se non ricerca sfrenata e ossessiva di oggetti che appaghino l’inadeguatezza del nostro “stare al mondo”?