Posti inizialmente nello stesso luogo la Statua e la Fontana del Gigante hanno avuto due destini opposti
In Piazza del Plebiscito si trovavano, fino agli inizi dell’Ottocento, due opere d’arte molto interessanti ma poco note al di fuori di Napoli: la Fontana e la Statua del Gigante.
Da Cuma a Napoli: la Statua del Gigante come simbolo del potere regio
Questa statua rappresenta il possente Giove e si trovava nella cella centrale del Campidoglio ubicato nel Foro dell’antica Cuma.
Faceva parte di un gruppo scultoreo raffigurante la Triade Capitolina composta, oltre che dal Padre degli Dei, da Minerva e Giunone.
Secondo studi recenti la sua datazione è compresa tra la conclusione del I Secolo e gli inizi del II Secolo d. C.
A noi sono pervenute la testa e il tronco: è opinione degli esperti che la statua avesse il braccio sinistro abbassato e proteso in avanti.
La mano destra, invece, avrebbe tenuto saldamente lo scettro, simbolo del potere regale.
Giunse a Napoli per volere dell’allora Viceré, Pedro Antonio Ramón Folch de Cardona, nel 1668. Fu collocata nelle immediate vicinanze dell’allora Palazzo Vicereale, così da simboleggiare sia i fasti antichi sia le glorie della Napoli Spagnola. Il corpo fu completato aggiungendo parti in stucco e marmo.
Il Pasquino Partenopeo
La celebre statua diede nome all’attuale via Cesario Console, all’epoca conosciuta come Salita del Gigante.
I napoletani ben presto iniziarono a chiamare la statua Gigante di Palazzo, a causa delle sue grandi dimensioni.
Poi, per la disperazione dei potenti dell’epoca, iniziarono ad utilizzare l’insigne opera d’arte come i romani fecero con la statua conosciuta come Pasquino, per satireggiare sulle autorità.
Il ritiro della Statua del Gigante
Le satire non furono gradite da chi deteneva l’opera fino a quando non giunse sul trono di Napoli il fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, Re tra il 30 marzo 1806 e l’8 luglio 1808.
Non sopportando più i motteggi che i napoletani affiggevano sul Gigante di Palazzo, il sovrano di origini corse decise di rimuovere la statua. Proprio il giorno della rimozione, occorsa nel 1807, una mano sconosciuta lasciò sull’opera greco-romana un foglio dove si potè leggere queste parole:
“Lascio la testa al Consiglio di Stato, le braccia ai Ministri, lo stomaco ai Ciambellani, le gambe ai Generali e tutto il resto a re Giuseppe”.
Lasciamo all’immaginazione del lettore a quali parti anatomiche si riferisse l’ultima parte del testo qui riportato.
Attualmente, la statua è conservata nel giardino del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
La Fontana del Gigante
L’opera fu realizzata per volontà di Antonio Álvarez de Toledo y Beaumont, Quinto Duca d’Alba e Vicerè di Napoli tra il 1622 e il 1629. Questo importante mecenate, che fu anche protettore di Lope de Vega Carpio, commissionò la fontana agli scultori Michelangelo Naccherino e Pietro Bernini (padre del più celebre Gian Lorenzo).
Tre archi compongono la fontana e su ognuna gli artisti hanno collocato gli stemmi di Napoli, dei sovrani e dei vicerè succedutisi sino ad allora. Due animali marini sorreggono, nell’arco centrale, una tazza. Gli archi laterali, invece, ospitano due divinità fluviali stringenti due mostri delle profondità abissali. Infine, due cariatidi reggono cornucopie alle estremità della fontana, realizzata nell’allora Largo di Palazzo, accanto al Gigante di Palazzo.
Gli spostamenti
Nel 1815, a causa di lavori di sistemazione urbana, la Fontana del Gigante fu rimossa e custodita in un primo tempo in un luogo riparato.
Soltanto nel 1882, le autorità locali decisero di sistemarla nel porto di Napoli, vicino al Palazzo dell’Immacolatella. Proprio per questo motivo, la mirabile opera d’arte è anche conosciuta come Fontana dell’Immacolatella.
Lavori al porto, ne provocarono la rimozione già nel 1886. Nel 1889 fu sistemata nella villa del Popolo ma a molti la scelta non piacque a causa del forte degrado della zona.
L’attuale collocazione
Nel 1906, la fontana trovò finalmente pace quando fu sistemata nello slargo tra via Partenope e via Nazario Sauro.
Un affaccio sul mare che rende questa fontana uno tra i luoghi più incantevoli della bella Partenope.