Una nuova violenza psicologica: il Ghosting

nuova-violenza-psicologica-il-ghosting

Significa: “rendersi un fantasma per l’altro”, una forma di violenza psicologica sempre più facile da attuare per le nuove generazioni

Se stai leggendo questo articolo, è perché sicuramente almeno una volta ti è capitato: vivere una dolcissima relazione, una amicizia e poi d’improvviso qualcuno sparisce, ti abbandona, diventa un fantasma
Se è capitato anche a te, non sentirti sol*.
E’ un fenomeno comportamentale esistente sempre di più nella nostra generazione, una forma di violenza psicologica e si chiama Ghosting.

I cellulari consentono in una coppia una maggiore connessione emotiva: con il buongiorno, la buonanotte, i mi manchi, che i due amanti si scambiano dolcemente. 
Ma il lato oscuro di questa connessione maggiore, è proprio la possibilità di interrompere una relazione con un messaggio, con una chiamata o non interromperla proprio.

La violenza psicologica nelle moderne forme artistiche

Nell’universo comunicativo sono moltissimi a parlarne.
Per esempio nell’album Persona di Marracash è contenuta una traccia dal nome Crudelia.
Brano che emoziona perchè a parlare di violenza psicologica è un uomo che non ha paura di apparire meno mascolino, meno uomo.
Fabio cerca solo di esorcizzare la violenza con la scrittura.
O in Black Mirror nell’episodio Bianco Natale, ci viene presentata la possibilità di silenziare e appannare le persone nella vita reale.
Queste testimonianze artistiche, fanno chiedere se il Ghosting sia una pratica nata sui social e che pian piano si è trasferita nel mondo reale, come fosse un ricalco, o se sia sempre esistita.

Spiegare il Ghosting in termini psicologici

Si tratta di un comportamento relazionale che ha una matrice fortemente distruttiva e nociva per se stessi e per l’altro.
E’ una strategia indiretta di abbandono ed è proprio per questo che viene ritenuta più violenta negli effetti che avrà sulla vittima.
Secondo un sondaggio eseguito su 800 persone comprese fra i 18 e i 33 anni da Plenty of Fish, sito di appuntamenti, poco meno dell’80% del campione è stato vittima di Ghosting.

Parliamo di violenza psicologica perchè è una aggressione unilaterale.
Si aggredisce l’atro non dandogli la possibilità di comunicare, soffocando le parole in un silenzio imposto dall’altro e dall’alto.
È violenza perchè ci si arroga il diritto di poter togliere la parola a qualcuno, di non dargli diritto di replica.
Violenza ancora più forte se ciò avviene con il proprio partner.

Rendersi un fantasma è sicuramente più facile al giorno d’oggi, perché è sufficiente bloccare, silenziare storie e post, per non vedere più qualcuno. 
Bloccare un profilo significa eliminare una persona.
Nella processo di chiusura di una relazione, prima di arrivare a silenziare qualcuno dalla propria vita e anche dai social, è necessaria la comunicazione, senza passare allo step successivo. 
E’ un tassello, quello della comunicazione, che può fare la differenza, senza lasciare danni permanenti.

Benching: un’altra forma di violenza psicologica

Esiste un altro fenomeno appartenente alla sfera dell’instabilità emotiva, che è quello del benching.
In questo caso il partner mette in attesa, creando un costante stato di limbo, dubbio ed incertezza che diventa soffocante e violento. 
In questo caso il carnefice utilizza l’altro come accessorio per accrescere la sua autostima. 

Il Ghosting visto dalla parte del carnefice

La ricerca scientifica dimostra che chi pratica Ghosting è possibile riagganciarlo alla triade oscura cioè, tratti di Machiavellismo, Narcisismo e Psicopatia
Machiavellismo: perché il carnefice ha sempre una tendenza, più o meno manifesta, alla manipolazione, all’inganno. 
Narcisismo: perché il carnefice mostra sempre una certa superiorità sull’altro. 
Psicopatia: perché riporta comportamenti antisociali e bassa empatia. 
Al carnefice insomma, non importa se state soffrendo, anche se avete condiviso anni insieme.
E’ più facile sparire che assumersi la responsabilità di un dolore.  

Le origini di questa instabilità emotiva, vanno ritrovate nella forma d’attaccamento evitante nelle relazioni primarie di cura. 
Il carnefice decide di abbandonare per primo perché riconosce la sua dipendenza dall’altro e risente della paura di essere abbandonato, per questo decide di agire e di abbandonare per primo. Come si suol dire:
“in amore vince chi fugge”

Chi pratica Ghosting continuerà a ripetere gli stessi sbagli.
Si tratta di un meccanismo patologico, ripetitivo e circolare, che il carnefice metterà in atto con tutti.

Il Ghosting visto dalla parte della vittima

La vittima d’altra parte, non è perfettamente consapevole di quel che sta succedendo. Passerà del tempo crogiolandosi in se stess*, cercando di dare un senso a ciò che sta accadendo.
Ma non si possono rintracciare sbagli nel rapporto, se lo sbaglio è il comportamento di un singolo. Non c’è una causa, un’origine da rintracciare nella relazione.

Chi subisce una sparizione, ne subisce profonde ferite relative all’accudimento, l’appartenenza, l’autostima, la sensazione di essere costantemente abbandonato. 
Chi subisce Ghosting, ha un dolore psicologico così forte da sentirlo vivo come un dolore fisico, un abbandono perenne, un profondo vuoto
Per questo è importante sottolineare alla vittima che non è responsabile dell’abbandono.

Questo fenomeno altro non è che un pratica di deresponsabilizzazione da parte del carnefice.
Il non assumersi la responsabilità di chiudere una relazione, è ancora più frequente nelle relazioni mature e di lunga data. 

Il guaio è che spesso si presentano come persone intelligenti, sensibili, vulnerabili, per questo è frequente che aggancino partner tendenti all’accudimento. 

Leggere dell’esistenza di questi fenomeni di instabilità emotiva, può risollevare e accendere un faro che non fa sentire la vittima sola e incompresa. Le testimonianze servono per riconoscere i primi segnali di instabilità emotiva, senza dare adito a future violenze psicologiche. 

stefano-popolo

A title

Image Box text

STEFANO POPOLO

CEO & Founder

Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.

Ambasciator