Io sono Giorgia: l’autobiografia della Meloni

Giorgia-Meloni-autobiografia

La leader di Fratelli d’Italia lancia il suo libro che è primo per vendite su Amazon, ma la polemica è dietro l’angolo

“Io sono Giorgia”, è così che si intitola l’autobiografia di Giorgia Meloni.

“Ho visto troppa gente parlare di me e delle mie idee per non rendermi conto di quanto io e la mia vita siamo in realtà distanti dal racconto che se ne fa. E ho deciso di aprirmi, di raccontare in prima persona chi sono, in cosa credo, e come sono arrivata fin qui”.

Un estratto dal libro che funge da presentazione e slogan

Entro in una libreria, guardo sugli scaffali, insolitamente mi trovo nel reparto delle ultime uscite ed ecco che me lo trovo davanti: questo bel faccione photoshoppato che mi guarda, un po’ ammiccante, in un bianco e nero con scarsa saturazione; il titolo in rosso che un po’ stona con la fascio-mamma cristiana, ma va bene lo stesso, perché è d’impatto; “Le mie radici, le mie idee” come sottotitolo. Tutto ciò cosa suggerisce? Beh, probabilmente, che abbiamo davanti l’ennesima autobiografia di cui non sentivamo alcun bisogno.

Giorgia Meloni scrive di sé

Una donna realizzata che ha bisogno di raccontarsi. Niente di strano. Il problema che ho sempre avuto con queste autobiografie, è che le trovo pateticamente bugiarde. Ma non per le esperienze di vita romanzate e indorate, nella logica della civiltà contemporanea tutto tende alla storia del riscatto (chissenefrega di chi non ce la fa, ma è un altro discorso). E poi, per quanto ne so, chiunque acquisti un libro mercanteggia con la verità: sospendiamo la realtà per immedesimarci tra la carta e l’inchiostro. Quello che trovo sleale in un’autobiografia, è che so di avere tra le mani un libro che non ha una fine. E non è un’opera aperta, è un’opera monca, per ovvie ragioni. Quel che manca in un’autobiografia è un finale tragico: mi chiedo se riuscirà mai, Giorgia, a diventare Presidente del Consiglio dei ministri.

Cosa sappiamo di Giorgia Meloni

Di Giorgia sappiamo che è nata a Roma il 15 Gennaio del ’77, da un padre che l’ha abbandonata per scapparsene alle Canarie, e da una madre che stava per abortire. Passa la gioventù ad amministrare i movimenti di Azione Studentesca e Alleanza Nazionale, prima di diventare consigliere regionale nel 2002. Piuttosto rapida come ascesa, soprattutto se consideriamo che 4 anni dopo è eletta alla Camera dei deputati e poi stringe un sodalizio con Silvio Berlusconi dal quale ottiene il Ministero della Gioventù nel 2008. Nel 2012 è tra le fondatrici di Fratelli d’Italia e, nel 2013, eletta alla Camera ne diventa capogruppo. Da questo momento la sua influenza in ambito nazionale cresce sempre di più. Dopo essere stata all’ombra di Matteo Salvini nella leadership del centrodestra per qualche anno, gli ultimi sondaggi la danno favorita come personalità di rilievo della destra italiana. Nella biografia c’è questo, qualche episodio simpatico e ovviamente l’elegia encomiastica su quanto sia stata brava a fare tutto ciò che ha fatto. Ma manca il finale.

Immaginiamo la fine di un bestseller

Pianeta Terra, anno 2023. Il governo Draghi ha portato a termine il proprio lavoro. Elon Musk è di ritorno da Marte, non si è accorto che ha sbadatamente imbarcato una forma di vita aliena e simbionte. Quest’essere, all’atterraggio sulla Terra, riesce a scappare dall’ignaro imprenditore statunitense. Nel frattempo, l’Italia è in clima di elezioni: bambini nelle piazze dei comizi che cantano “Bella Ciao” per quattro gatti imbacuccati, Salvini che sceglie una nuova minoranza e vi si scaglia contro, Mentana che sta negli studi di La7 da due mesi per analizzare i sondaggi… insomma, tutto come al solito. Ma c’è Giorgia che teme qualcosa. Il suo intuito ha ragione: il simbionte imbarcato da Musk si rivela uno spietato xeno-parassita. Negli USA migliaia di persone scompaiono inghiottite dall’alieno. La notizia giunge in Italia e, alle urne, i voti si riversano sull’unica che aveva capito tutto: è un plebiscito per Giorgia Meloni. Il nuovo inno d’Italia diventa “Io sono Giorgia”. Ma il finale è tragico: mentre la Meloni sbraita nel salottino di “Otto e mezzo”, viene inghiottita da Lilli Gruber che annuncia di essere lei il vero simbionte. Ecco un finale che mi farebbe comprare il libro (e volerne un seguito)!

La polemica di Tor Bella Monaca

Una libraia indipendente di Tor Bella Monaca ha annunciato che non venderà nel suo negozio l’autobiografia di Giorgia Meloni. Magari è una scelta di marketing funzionale, perché ora tutti ne parleranno. Ma una libraia indipendente, essendo tale, può vendere quello che le pare. Non vedo la necessità di urlarlo ai quattro venti. Ma l’ha fatto. Chi è interessato al libro, non vada lì. Ha senso? Forse, non tanto. Censurare di netto un libro, non è mai un fatto giusto. Sennò dovremmo chiederci del perché ci siano librerie zeppe di trattati su Hitler o sul Mein Kampf. Oppure, sul perché tra i più venduti ci siano sempre libri sulla psicologia criminale.

Un libro è già sottoposto a giuria, giudice e boia: il lettore.

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