La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

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Nella giornata del 25 novembre viene celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: la storia e il presente.

Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dichiara la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenze sulle donne.

Testo ufficiale (tradotto) che ufficializzò la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

L’ASSEMBLEA GENERALE

CONSTATATO CON PREOCCUPAZIONE che la violenza sulle donne è un ostacolo sulla via dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace, così com’è ravvisato nelle Strategie e prospettive d’azione di Nairobi per la promozione della donna e nel Programma d’azione della quarta Conferenza mondiale sulle donne che raccomandano una serie di misure globali per prevenire ed eliminare la violenza contro le donne; constatato altresì che la stessa ostacola la piena applicazione della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne; 
(…)
DECIDE di proclamare il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne; 

INVITA i governi, le istituzioni, gli organismi, i fondi e i programmi delle Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali e non governative, nell’ambito delle rispettive competenze, a organizzare in tale data iniziative destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.

Assemblea generale delle Nazioni Unite

Perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto questa data nel 1999?

La storia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Tutto ebbe inizio il 25 novembre del 1960. Siamo in Repubblica Domenica e questa storia non è una storia a lieto fine, di principesse che vengono salvate dal principe azzurro. È una storia vera. 

Le tre sorelle Mirabal in questo giorno decidono di far visita  ai loro mariti in carcere. Patria, la maggiore, decide di accompagnare le sue sorelle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere.
Decide di accompagnarle, nonostante le preghiere della madre, ormai da tempo in pensiero per le sue figlie per il loro attivismo. 
Minerva ha grandi sogni e riesce a realizzare il suo sogno più grande, quello di studiare Diritto, nonostante i tempi, i divieti.
Nel suo attivismo coinvolge sin da subito la sorella Maria Teresa.
Anche la sorella Patria si unisce; lei è molto religiosa, non ha finito gli studi ma si definisce ‘andariega’, cioè girovaga perchè ama viaggiare.
La loro rivoluzione si dimostra così efficace che il Dittatore disse: “Ho solo due problemi: la Chiesa Cattolica e le sorelle Mirabal”.

Trujillo progettò astutamente il loro assassinio per farlo sembrare un incidente affinché non si risvegliassero proteste popolari internazionali.
Ad oggi Trujillo rimarrebbe sicuramente deluso, vedendo che la voglia di protestare c’è ancora.

Nel loro viaggio per rivedere i loro mariti, le preoccupazioni della madre si concretizzano. 
Le donne vengono prese in un’imboscata. Prima stuprate, poi torturate e soffocate e infine uccise. 
L’atto è così disumano che il popolo venendo a sapere dell’accaduto, decide all’inaugurare del nuovo anno, nel 1961, di assassinare il dittatore Trujillo, ponendo fine anche alla dittatura.  

Il colore rosso simbolo della violenza e della sofferenza

Il simbolo di questo dolore e delle violenze è il rosso.
Un colore molto rappresentativo nell’immaginario comune.
Simboleggia la passione che sempre più spesso cede il passo alla violenza, e di conseguenza il rosso simbolo del sangue. Sangue versato dalla donne quando vengono brutalmente uccise e anche della violenza fisica e psicologica.

Per questi motivi, l’artista messicana Elina Chauvet nella sua istallazione ‘Zapatos ronjos’ (Scarpette rosse) ha scelto questo colore da dare alle scarpe. Scarpe che ornano le piazze, le città come simbolo della violenza di genere. Ogni scarpa per ogni donna.
Il progetto d’arte si colora di denuncia politica e sociale , perchè dedicato alla situazione esistente di Ciudad Juáre, città a nord del Messico, in cui gli atti di violenza all’inizio degli anni Novanta erano plurimi, ma si taceva. Soltanto nel 2009 in questa città viene usato per la prima volta il termine femminicidio. 

La denuncia artistica ha svelato quanto questo tema sia caro in tutti i Paesi, anche in Italia, tanto da essere state esposte le istallazioni a Milano, Genova, Lecce, Torino. 

Il colore arancione per un futuro migliore per le donne

Il colore arancione invece, ha significato opposto.
È nata infatti, la campagna di sensibilizzazione “Orange the Word” promossa da UN Women.
Il colore arancione per riconoscere tutte le iniziative e le azioni di sensibilizzazione, progetto che durerà fino al 10 dicembre. L’obbiettivo è sognare e realizzare un futuro migliore, per comunicare alle donne che è possibile avere un mondo sicuro nell’immediato, al quale le donne possono rivolgersi in delle “stanze tutte per sé”, spazi protetti come caserme. 

Dati sulla violenza delle donne

Nei primi dieci mesi del 2020 le donne vittima di omicidio sono state 91, 1 ogni tre giorni. 
La situazione pandemica non ha di certo aiutato. Rimanere intrappolate in casa ha reso la violenza sempre più diffusa. 
Da marzo a giugno ben 21 donne su 26 vittime sono state vittime di femminicidio in famiglia e conviventi con il proprio assassino. 

Sui social apparirà l’hastag #HearMeToo, per racchiudere l’esperienza e le testimonianze delle attiviste. 

Il rispetto dell’umano in tutte le sue declinazioni di genere e orientamento sessuale non è una prerogativa.
Iniziamo facendo un piccolo passo: la donna vale quanto te, caro uomo.  

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