È sempre derby al Giuseppe Meazza: 10 momenti rossonerazzurri da rivivere per i 95 anni della Scala del calcio

Giuseppe Meazza

Lo stadio Giuseppe Meazza in San Siro compie gli anni, tra nuovi progetti e sguardi rivolti al futuro, riviviamo alcuni momenti che l’hanno reso lo stadio più importante d’Italia

Giuseppe Meazza. Basterebbe nominare queste due parole per evocare timore e sospensione nel più recondito angolo dell’animo di un tifoso di calcio. Peppino, per molti, è il calciatore italiano più importante di ogni epoca, ha legato il suo nome all’Inter, e ne è il miglior marcatore di sempre; ha giocato nel Milan, anche nella Juventus, ma nessuno è mai riuscito a tenerlo antipatico per queste esperienze.

È stato talmente grande che non si sapeva come fargli un tributo. Peppino, l’ecumenico, enorme, mitologico Meazza. Gli hanno dovuto legare alla sua storia lo stadio più capiente – e, diciamolo, il più bello pure – d’Italia. Quelle undici torri moderne, sorte a San Siro, che si sono viste levare al cielo da quattro – primordiali – tribune rettilinee in continua metamorfosi, contornano un manto erboso che si è fatto calpestare dai più grandi calciatori della storia del calcio.

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La Scala del calcio, palcoscenico di vittorie storiche delle italiane e della Nazionale italiana di calcio, ma anche di rovinose cadute – perché le migliori tragedie hanno bisogno sempre di un grande teatro. Come dimenticare Italia-Svezia di quel dannato 13 Novembre 2017?

Ma i momenti storici che hanno segnato la cultura pop meneghina, ma anche italiana, sono a tinte nerazzurre e rossonere, riviviamo dieci momenti di grandezza di Inter e Milan a San Siro.

L’esordio: Inter vs Milan 6-3

Milano, San Siro, 19 settembre 1926. Il fascismo avrebbe compiuto, da lì a poco, 5 anni di regime e, sempre da lì a poco, Benito Mussolini schiva una pallottola sparatagli contro da un ragazzino di 15 anni. La scatola parlante veniva ancora preferita alla radio e nei pressi dell’ippodromo di Milano, Giuseppe Santagostino – attaccante dell’Inter – segna il primo gol in un derby (amichevole) tra Inter e Milan che finirà 6-3.

Inter vs Milan 0-6

11 Maggio 2001, “e questa data non la scorda più nessuno”. Come le dimentichi, del resto, 6 marcature segnate in un solo derby? Ne sanno qualcosa gli interisti, ma in particolar modo i tifosi rossoneri, che in una stracittadina di fine campionato di 20 anni fa videro la propria squadra imporsi sui cugini con un risultato a dir poco tennistico.

Era un Milan di transizione, l’ultimo dell’era Zaccheroni che, per l’appunto, durante quella serata non era presente in panchina, essendo stato esonerato in diretta televisiva diverse giornate prima dall’allora presidente del Milan, Silvio Berlusconi.

Mai teatrale, il buon Silvio. C’era Cesare Maldini a guidare le fila rossonere, mentre dall’altro lato uno stordito Marco Tardelli raccolse – nella sua già non fortunatissima esperienza da allenatore – la sconfitta più pesante mai ottenuta dai nerazzurri un derby di Milano. Serginho, Federico Giunti, due volte Comandini, due volte Shevchenko, le firme di quella serata.

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Luci a San Siro: Inter vs Benfica 1-0

Milano, San Siro, 27 maggio 1965. Negli Stati Uniti si affacciava la Controcultura, l’Italia si abituava alla civiltà dei consumi e l’FC Internazionale Milano portava a casa la seconda Coppa dei Campioni consecutiva. È la Grande Inter di Helenio Herrera. Squadra di culto nell’epoca della pop-culture: Jair 1-0 e Angelo Moratti in campo con la Coppa.

Inter vs Milan 1-1

L’Euro-Derby per eccellenza, il più importante di tutti. Le stracittadine europee sono state a quasi totale appannaggio dei colori rossoneri. Stessa cosa accadde in quel 13 Maggio del 2003, mese tanto caro ai tifosi milanisti. Che annata calcistica per le squadre italiane, quel 2003. L’edizione della Champions League fu dominata dalla serie A dell’epoca, capace di imporsi allo stesso livello in cui la Premier League oggi padroneggia facilmente.

Una settimana che la Milano calcistica ricorderà per sempre. “Le 6 giornate di Milano” valevano la finale di Manchester. Ansia, tensione, stress ed emozioni che il Meazza, prima d’ora, probabilmente mai aveva recepito così forti. Tutto si giocava in quelle due partite.

L’andata terminò 0-0 e, al ritorno, galeotta fu la regola del gol fuori casa, recentemente abolita dall’Uefa: Andriy Shvechenko, il Vento dell’Est, confezionò un gol di grande caparbia, trafiggendo Toldo. A nulla servì il pareggio di Kallon. A tanto servirono i miracoli di Christian Abbiati, che in quella serata sostituiva un infortunato Nelson Dida.
Il Milan andò a Manchester, in finale contro la Juventus. Il finale della storia lo conosciamo già.

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Lo Scudetto dei record: Inter vs Napoli 2-1

Milano, San Siro, 28 maggio 1989. Gli sfavillanti anni ’80 si affacciano negli ultimi 6 mesi di vita, Trapattoni siede sulla panchina nerazzurra e Diego Armando Maradona ha la 10 del Napoli sulle spalle. Ma quell’Inter è uno schiacciasassi: 26 vittorie, 6 pareggi, 2 sole sconfitte. Nulla cambia quel pomeriggio: punizione di Lothar Matthäus e 13° Scudetto nerazzurro.

Milan vs Manchester United 3-0

La partita perfetta, poco altro da aggiungere. Ancora Maggio, ancora semifinale di ritorno di Champions League, questa volte valevole per l’edizione 2007. Il Milan di Ancelotti ha la possibilità di raggiungere in finale, ad Atene, il Liverpool di Benitez che, due anni prima, aveva scippato ai rossoneri una sanguinaria coppa dalle grandi orecchie, in una maledetta Istanbul.

All’andata i Red Devils si imposero con un 3-2. Nulla aveva potuto l’ira funesta di Ricardo Izecson Dos Santos Leite Kakà, che in quella partita segnò uno dei gol più belli della storia del calcio, passando la palla tra Heinze ed Evra, prima con un sombrero, poi con un colpetto di testa.

Una pioggia fortissima si abbatté su San Siro, arricchendo la scenografia di un copione perfettamente interpretato dall’undici in maglia milanista. I Rossoneri quella sera furono una macchina da guerra: prima Kakà ad aprire le danze da fuori area, poi Seedorf, e per ultimo Gilardino, che chiuse la pratica United mandando il Milan ad Atene, pronto a raggiungere la settima Champions League della sua storia.

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Il fenomeno: Ronaldo e il Pallone d’Oro

Milano, San Siro, 4 Gennaio 1998. Piena epoca morattiana. Massimo Moratti si regala il più forte calciatore al mondo: Luis Nazario Ronaldo, il fenomeno. Il brasiliano, arrivato nell’estate precedente, viene da un’annata stratosferica, come stratosferico è l’impatto sulla Serie A. Naturale decorso delle cose è il Pallone d’Oro alzato nella fredda serata di San Siro.

L’addio al calcio di Marco Van Basten

Il cigno di Utrecht, in un Giuseppe Meazza stracolmo, il 17 Agosto del 1995, decise di arrendersi per sempre alla sua caviglia. In un atmosfera surreale, Van Basten fu costretto a comunicare al mondo intero il suo addio al calcio a soli 30 anni, dando per sempre uno schiaffo, anzi, un calcio, alla bellezza.

Ci aveva messo molto poco, Marco, a conquistare il cuore dei tifosi rossoneri a suon di gol, ma anche grazie a quelle movenze così aggraziate, dolci, sublimi. Probabilmente il centravanti per eccellenza, il più completo della storia. Una delle migliori favole di questo sport, interrotta solo a cause di quelle articolazioni tanto speciali, quanto fragili. Marco non poteva più reggere il peso delle sue gambe, come non poteva più reggere il peso di non farcela. Preferì fare un passo indietro, costretto.

Nella sua autobiografia, intitolata non a caso “Fragile”, Marco disegna il momento della passerella di San Siro con una freddezza disarmante, mista a rimpianto: “Ho perso la mia vita. Oggi sono morto come calciatore. Sono qui, ospite del mio funerale”. Il giro di campo con quel giubbino in camoscio, gli occhi lucidi dei tifosi: le luci a San Siro, quella sera, si spensero.

L’anno del Triplete, il primo tassello: Milan vs Inter 0-4

Milano, San Siro, 29 agosto 2009. José Mourinho siede sulla panchina di un’Inter orfana di Zlatan Ibrahimovic, ma che ha Eto’o, Milito e Sneijder atterrato 48 ore prima del fischio d’inizio.
Immagino Mourinho dire: “su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Thiago Motta, Milito, Maicon e Stankovic seppelliscono il Milan di Leonardo. E che Chiesa costruì il portoghese quell’anno…

Milan vs Real Madrid 5-0

Quando il calcio della rivoluzione era in Italia. Che la storia del Milan passi principalmente dalle notti magiche europee, è cosa nota. Come poteva non essere inserita una delle partite più importanti della storia dei rossoneri? Un’altra semifinale, nell’allora Coppa Campioni, un’altra vittima d’onore, il Real Madrid, annichilito sotto i colpi della manita della squadra guidata da Arrigo Sacchi.

In un San Siro stracolmo, che aveva sete di storia, il Milan passò sopra il cadavere dei Blancos, già dominati all’andata con un 1-1 dal dubbio arbitraggio, in un 19 Aprile del 1989. Non fu solo una partita, ma fu uno spartiacque per il calcio europeo, riscrisse le gerarchie del calcio del Vecchio Continente, aprendo la stagione del dominio italiano.

Una di quelle serate iconiche, che segnano solchi invalicabili nella storia. Una squadra che parlava una lingua diversa, mai vista finora. Il Milan di “Sacchiana” memoria, si impose grazie ai gol di Ancelotti, Rijkaard, Gullit, Van Basten e Donadoni, lasciando un Real Madrid tramortito sotto i colpi di una macchina perfetta.

Dieci momenti, cinque epoche, due squadre e una colossale costante: lo stadio “Giuseppe Meazza” in San Siro.

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