Due comuni si macchiano di sangue: assassinato un ragazzo a Casalnuovo, mentre a Sant’Antimo è stata sfiorata la medesima sorte. Giustizia per i due
Giustizia per Simone, aveva solo ventuno anni Simone Frascogna, un ragazzo di Casalnuovo, il quale è stato accoltellato nella notte tra il tre e il quattro Novembre.
Il ragazzo era in giro, con la sua macchina, accompagnato da un amico, intorno alle ventidue. Quando a un tratto, sulla strada principale (Corso Umberto I) di Casalnuovo un ragazzo, insieme alla sua “gang” di amici, si è sollevato contro i due. Sarà fatta giustizia?
Non si può morire così!
Colpa di una “precedenza” che non è stata data all’uomo in questione, che ha inseguito i giovani, fino a obbligarli a scendere dalla vettura.
Individuata subito dagli agenti la Smart, dove il ventunenne ha reagito contro i tre, per difendere l’amico egli però, aveva conoscenze di arti marziali. Stava avendo la meglio, quando l’assassino (il più grande del gruppo), sceso a bordo della sua Ford Fiesta, tira fuori un coltello, vigliaccamente. Il giovane viene colpito molteplici volte dall’assassino, ben quattro fendenti al torace, che mettono in fin di vita il giovane, mentre l’amico ha subito solo due coltellate al fianco. È intervenuta una pattuglia, in seguito ad una chiamata che segnalava due ragazzi a terra, gli agenti hanno subito allertato il 118. I giovani sono stati trasportati subito in ospedale, al Cardarelli, dove il giovane è morto; l’amico è stato da qualche giorno dimesso e medicato.
“Tu non sai a chi appartengo”
Così esordì l’assassino Domenico Iossa, prima di scontrarsi contro il giovane Simone il quale, martoriato dai sensi di colpa, all’indomani andrà a confessare tutto alla polizia. Scortato dal suo legale, racconta l’episodio accompagnato da un pianto, un giovane nato da una famiglia malavitosa. Egli per evitare di intraprendere la “cattiva strada”(ovvero spaccio di droga che la famiglia forniva tra Acerra e Casalnuovo), già alla tenera età di tredici anni, ha iniziato la professione di meccanico.
Evidentemente l’ambiente circostante, ha comunque “influenzato” il giovane, che si è macchiato di un omicidio, che ha messo fine agli sforzi fatti fin dalla tenera età.
Sarà fatta giustizia per Simone?
La mamma della vittima è raffigurata in un video dove, accasciata a terra sul marciapiede, dove il giovane aveva perso la vita, piange abbracciata dal marito. Piange la morte di un figlio, strappato alla vita troppo presto, con urla di dolore afferma:
«Alle mamme voglio dire che loro non si stanno piangendo un figlio sul marciapiede. Sono una donna credente, di chiesa, ma non perdono. Questo non lo perdono»
Aggiunge il padre, con parole forti, anch’egli straziato dal dolore:
«Dovete marcire in galera. La morte di mio figlio non deve essere avvenuta invano, farà rumore. Ve lo posso assicurare».
I funerali si sono tenuti il giorno otto Novembre, nella chiesa di Maria SS Annunziata di Licignano. Il sindaco del comune nel quale è avvenuta la tragedia, ha annunciato per la giornata di Domenica, lutto cittadino.
Gli abitanti di Casalnuovo, hanno organizzato una fiaccolata, contro la violenza e hanno deciso di dedicare una piazza di nuova costruzione (nuova piazza Municipio) in memoria del giovane ucciso brutalmente.
Ragazzo gambizzato a Sant’Antimo
All’inizio si riteneva fosse per motivo di viabilità, l’aggressione fatta al giovane Gaetano, ventunenne, gambizzato a Sant’Antimo (Viale Europa). Probabilmente però, la vicenda era una spedizione punitiva, dopo che il ragazzo chiese ai tre di non importunare più la sua fidanzata.
Nella notte del venti Settembre, gli aggressori a bordo di un Opel Astra, colpirono Gaetano alla testa con il calcio di una pistola calibro nove.
Subito dopo a spezzare il silenzio nella notte, fu l’esplosione di ben sette colpi di pistola, che colpirono Gaetano dalla vita in giù, mentre l’amico che era con lui, rimase illeso. Il ragazzo fu trasportato all’ospedale di Frattamaggiore, ma il giorno dopo fu portato al Pellegrini, dove il giovane fu privato di ambedue gli arti inferiori.
Il giudice derubrica l’omicidio
I tre aggressori furono fermati una ventina di giorni dopo l’aggressione, provengono da Sant’Antimo e Grumo Nevano. Accusati di omicidio colposo e possesso illegale di un’arma da fuoco. I tre delinquenti vennero messi in cella grazie a tali accuse infamanti, ma il giudice ha pensato di derubricare l’omicidio facendoli tornare in strada. Il padre ha così scritto al presidente della repubblica Sergio Mattarella. Nella lettera sostiene che il figlio fu massacrato di botte, gli ruppero la testa e rimase sospeso tra la vita e la morte per due settimane:
«Vedete signor presidente della Repubblica e ministro della Giustizia – si conclude la lettera – noi familiari di Gaetano vorremmo che ci siano delle ispezioni su questo caso, che si faccia reale chiarezza. Vogliamo rammentarvi che quei delinquenti sono in libertà e magari potrebbero gambizzare altre persone. Vogliamo giustizia»
“Giustizia per me e Simone”
Così si conclude il racconto di Gaetano, che dopo più di un mese d’inferno, dove ha dovuto accettare l’amputazione delle gambe, ha parlato per la prima volta. Ringrazia le persone che gli sono state accanto, le forze dell’ordine che continuano ad indagare, racconta che si sta riprendendo pian piano. Lotta ogni giorno, ribadisce inoltre che ricorda perfettamente quella serata, continua il giovane sostenendo di voler giustizia, non vendetta:
«Perché l’Italia non può essere un paese che ti glorifica solo se sei morto[…]e fa male sapere che chi dovrebbe pagare per il male fatto è libero.»
Rivolge quindi un pensiero a Simone, che come dice il giovane ha pagato un prezzo più alto del suo, promettendo che lotterà per le violenze, anche per lui.
Sarà fatta giustizia? Chi ha sbagliato, pagherà per il male fatto? È giusto morire a quest’età per una sciocchezza? Giustizia per Simone!