Il 30 ottobre 1890 inizia il periodo più fortunato per il Gran Caffè Gambrinus, la cui storia plurisecolare non smette di affascinare
Il Gran Caffè Gambrinus ha iniziato la sua storia il 12 maggio 1860 grazie alla volontà e alla tenacia dell’imprenditore Vincenzo Apuzzo. Posizionato al piano terra del Palazzo della Prefettura, in Piazza del Plebiscito, il Gambrinus è entrato subito tra i primi 10 caffè d’Italia, grazie all’immediato successo riscosso da parte dei napoletani di ogni ceto, attratti dalle prelibatezze culinarie di pasticceri, gelatai, e baristi, alcuni dei quali furono perfino inviati a studiare a Parigi. Un simile successo portò Apuzzo a ricevere l’ambito riconoscimento, di “Fornitore della Real Casa” di Savoia.
Perché Gambrinus?
Ci sono diverse versioni sul perché sia stato scelto proprio il nome Gambrinus. Per alcuni, deriverebbe da un mitico sovrano delle Fiandre, ritenuto l’inventore della birra, tramite l’aiuto delle divinità egizie Iside e Osiride. Secondo altri, il nome deriverebbe dalle parole latine cambarus (addetto alle cantine) o da ganeae birrinus (il classico bevitore della taverna). Un’ultima versione, propone la derivazione dalla storpiatura del nome Jan Primus (Giovanni I), in riferimento ad un Duca del Brabante vissuto nel XIII Secolo. Non dobbiamo dimenticare che il Brabante è famoso per la produzione della birra, come ad esempio la Blanche de Brabant.
Decorazioni particolari
A causa di problemi finanziari, presto Apuzzo fu costretto a cedere la gestione del Caffè a Mario Vacca, il quale affidò la decorazione degli interni, tra il 1889 e il 1890, all’architetto pugliese Antonio Curri, autore della Villa La Santarella, celebre casa del commediografo Eduardo Scarpetta.
Curri decise di avvalersi della collaborazione di diversi artisti impressionisti, partenopei e non solo, diventati famosi anche grazie ai lavori realizzati al Gran Caffè Gambrinus. Tra gli artisti possiamo ricordare: Vincenzo Volpe con il Venditore di Cocomeri, Vincenzo Irolli realizzatore del riquadro Piedigrotta (fanciulla come Venere e un Cupido rappresentato nelle vesti di uno scugnizzo napoletano con un putipù) e Luigi Fabron, pittore torinese che ha dipinto Alla Fonte.
La grande inaugurazione, che doveva segnare il periodo più fortunato per questo storico locale, è avvenuta il 30 ottobre 1890.
Le sciantose
Questi sono gli anni della Belle Époque, personalità locali frequentavano le sale del bar per assistere al Cafè Chantant, nel quale si esibivano le sciantose (storpiatura dal francese chanteuse ovvero cantante). Da diva dei Cafè Chantant, la parola sciantosa ha finito per passare a significare donna seducente, fatale. Non contava più, quindi, le capacità artistiche ma quelle fisiche. Le sciantose facevano mostra di gusti esotici, adottavano un accento straniero e non di rado si costruivano un passato a proprio uso e consumo.

In aiuto di queste celebrità, almeno per quelle più ricche, c’erano i claquer, un gruppo di avventori che, dietro cospicuo pagamento, trascinavano il resto del pubblico nelle urla e negli applausi, segno sicuro di successo e, quindi, di più lauti compensi.
Tra le più celebri sciantose possiamo ricordare Anna Fougez, Olimpia D’Avigny, Yvonne De Fleuriel ed Elvira Donnarumma.
Celebrità al Gran Caffè Gambrinus
Tantissimi i personaggi, più o meno famosi, che hanno trascorso del tempo ai tavoli del Gambrinus. Fu proprio tra queste sale che Gabriele D’Annunzio, in compagnia di Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio, avrebbe scritto la poesia ‘A Vucchella, successivamente musicata da Francesco Paolo Tosti. Anche l’Imperatrice d’Austria Sissi (Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach) durante il suo viaggio a Napoli del 1890, si fermò al Gambrinus: il caffè sembra che sia stato molto apprezzato, così come i gelati partenopei.
La prima colazione presidenziale
Dal suo soggiorno di Villa Rosebery, Il Presidente della Repubblica Italiana si reca ogni 1º gennaio al Gran Caffè Gambrinus, per la prima colazione dell’anno.
Il caffè sospeso
Proprio al Gambrinus possiamo trovare le origini del caffè sospeso, una tradizione partenopea che consiste nel donare una consumazione di un caffè a beneficio di chi non può permetterselo. Un vero e proprio simbolo dell’altruismo che contraddistingue il popolo napoletano.
Una chiusura (in)aspettata
Nel 1938 il Prefetto di Napoli, Giovanni Battista Marziali, chiuse il locale con l’accusa di ospitare attività antifasciste. In realtà, la chiusura sarebbe da attribuirsi alla moglie, la quale dormendo al piano di sopra non sopportava i rumori notturni provenienti dal locale. Le sale del Gambrinus, dopo la breve parentesi del Banco di Napoli, sarebbero state riaperte al pubblico nel 1952, anno nel quale è subentrato l’imprenditore Michele Sergio.
Il Gambrinus nella cultura popolare
Lo scrittore Maurizio De Giovanni, cliente abituale del Caffè, ha inserito spesso i tavolini del Gambrinus nei suoi racconti sul Commissario Ricciardi. Nel numero 160 di Dampyr, fumetto della Sergio Bonelli Editore, il Gambrinus è parte integrante del racconto.