Nel linguaggio popolare napoletano, di ogni donna spiritosa e seducente, si dice essere bella come il diavolo di Mergellina. Ma perchè?
Quando nel gergo popolare napoletano si menziona il diavolo di Mergellina, si fa riferimento alla storia di Vittoria Colonna d’Avalos.
Vittoria era la più seducente e la più civetta delle giovani nobildonne napoletane che popolavano i saloni della villa di Posillipo dei Carafa.
Circondata da molti corteggiatori, partecipava a conversazioni animate, facendosi ammirare per lo spirito, oltre che per la bellezza. Nessuno sapeva che Vittoria si era innamorata di Diomede Carafa, un gentiluomo colto ed elegante che preferiva al ballo e al corteggiamento gli austeri colloqui con uomini di Chiesa.
Quando Diomede prese gli ordini, diventando ben presto vescovo, grazie alla sua dottrina e al prestigio della famiglia, Vittoria ne fu disperata. Per lungo tempo rifiutò di partecipare alle cene e alle feste e si chiuse nel suo palazzo.
Poi, un giorno, osò confessare al vescovo il suo amore per lui. La bellezza della nobildonna, il suo sguardo tenero e supplichevole e le dolci parole che gli rivolgeva, turbarono profondamente Diomede, che pregò Dio di concedergli la forza di resistere alla tentazione.
La fede e la rigida moralità lo salvarono dal peccato, dopo una dolorosa lotta con se stesso. Poi subentrò lo sdegno. Come aveva osato quella donna turbare la pace di un uomo di Chiesa?
Così il desiderio di punire la tentatrice e quello di rendere grazia a Dio per aver superato il pericolo, presero forma in un quadro, che il vescovo fece mettere nella sua chiesetta di Santa Maria.
La raffigurazione de “Il diavolo di Mergellina”
Qualche tempo dopo Diomede, trovandosi in compagnia di Vittoria, si offrì di accompagnarla a casa e, durante il tragitto, la invitò a entrare nella chiesa per ammirare l’ultima opera del suo amico pittore Leonardo da Pistoia.
Sull’altare, Vittoria vide un San Michele biondo e bellissimo, il cui volto era chiaramente quello di Diomede che trafiggeva con la lancia un dragone dal corpo sinuoso simile a quello di una sirena, con le ali iridescenti e colorate come quelle di una farfalla. Il viso del drago era chiaramente il suo.
Il pittore l’aveva ritratta con i fulvi capelli sciolti mentre, per nulla intimorita dalla lancia, si voltava a guardare con dolcezza e amore l’Arcangelo.
Ma Vittoria, pur umiliata e addolorata, vide in quella raffigurazione anche un amore, irrealizzabile e combattuto, ma forte quanto il suo.
E capì che quel dipinto così ambiguo, nel quale appariva tanto bella e desiderabile, aveva fallito il suo obiettivo. E così fu.
Quel quadrò che doveva colpire i fedeli col terribile castigo inflitto a lei, li affascinò invece con la sua immagine.
E da allora, nel linguaggio popolare, di ogni donna spiritosa e seducente, si disse che era bella come il diavolo di Mergellina.