“Il Divin Codino” il film su Roberto Baggio, è disponibile su Netflix da mercoledì 26 di Maggio. Scritto da Ludovica Rampoldi, con la regia di Letizia Lamartire. Il lungometraggio racconta le tappe più importanti della carriera di uno dei più grandi della Storia del Calcio: il Mondiale del 1994 e il rigore sbagliato contro il Brasile, gli infortuni, fino agli anni al Brescia e all’ultima partita, quella contro il Milan a San Siro il 16 Maggio 2004, occasione in cui il Baggio scelse di dire addio al calcio giocato.
L’idea degli sceneggiatori è stata quella di raccontare, di comune accordo con la produzione, l’uomo che si nasconde dietro l’icona del mondo del Calcio, in balia o artefice del proprio destino, ramificato da sacrifici, insito in un percorso durante il quale si è forgiato un fuoriclasse, ma non per questo senza fragilità.
Roberto Baggio nel 1994 ha sfiorato la Coppa del Mondo: è tra quei calciatori simbolo della Nazionale italiana. Sull’onda di questa verità, nel film, il cammino di Baggio, la sua passione, il suo amore per il calcio, è volutamente scandito soprattutto dalle emozioni vissute con quella maglia azzurra.
I protagonisti
L’attore che interpreta Baggio è Andrea Arcangeli, il quale ha raccontato di aver affrontato una lunga preparazione anche fisica per entrare a pieno nel ruolo.
“Ci sono stati almeno quattro mesi di preparazione solamente fisica per avere i muscoli quanto meno simili ai suoi, le movenze sul campo e la confidenza con il pallone. Dopodiché la parte che mi premeva di più era dover studiare il personaggio il più possibile, il materiale di repertorio: Baggio è sempre stato oltre il mero talento calcistico. Mi ha dato di più del semplice interpretare un personaggio questo progetto.”
Ha dichiarato il protagonista.
Ha inoltre sottolineato Andrea in conferenza stampa.
“É stata una grande responsabilità, ma poi ho capito che Roberto stesso era la chiave per interpretarlo: dentro di lui c’era un forte nucleo emotivo, è un uomo felice all’interno di sé stesso, ha sempre una casa dove tornare”.
Il campione scende in campo
A supervisionare tutto il lavoro che c’è e c’è stato dietro la realizzazione de “Il Divin Codino”, il grande campione Roberto Baggio: “sono stato sul set diverse volte, ho persino portato il pallone d’oro. Quello che si vede è il mio, l’originale. È stata un’esperienza molto emozionante rivivere alcune sequenze che ho vissuto con mia moglie anni fa.
Il calciatore è rimasto stupito dalla determinazione investita dall’attore Andrea Arcangeli nel diventare, essere Roberto Baggio. Altrettanto la regista, Letizia Lamartire, la quale ha visto in Andrea una grande senso di dedizione nel prendere parte al progetto: “Andrea non si fermava mai” ha svelato. Per saperne di più del backstage clicca qui.
La regista ha inoltre sottolineato l’attenzione rivolta ai colori perché fossero coerenti con gli anni del Baggio calciatore (dal 1985 circa al 2004); e anche per la realizzazione della scena del rigore sbagliato al Mondiale del 94° contro il Brasile, per la quale l’obbiettivo è stato rendere le emozioni di quell’istante, e non riportare solo l’immagine di un momento, quindi rischiare di scadere nella scarna imitazione.
L’uomo dietro il campione
La canzone originale de “Il Divin Codino”, “L’uomo dietro il campione“; colonna sonora del film, porta la firma di Diodato: “mi sono fatto ispirare da lui, dalle emozioni che mi ha regalato da bambino”. Ha dichiarato il cantautore in conferenza stampa.
Nel cast, oltre ad Andrea Arcangeli nel ruolo di Baggio, c’è Valentina Bellè che interpreta Andreina la moglie di Roberto; Thomas Trabacchi, nei panni di Vittorio Petrone, il manager di Baggio; Andrea Pennacchi è il padre di Roberto, Florido Baggio; Anna Ferruzzo è Matilde, la madre di Roberto; Antonio Zavatteri e Martufello interpretano, rispettivamente, Arrigo Sacchi e Carlo Mazzone, due grandi allenatori.
Il titolo del film “Il Divin Codino”, si rifà non soltanto all’idea del rapporto di un grande campione con il suo destino, come se quest’ultimo fosse già scritto, ma riprende la pettinatura iconica, il codino appunto, che caratterizza Roberto Baggio, il quale ha raccontato il giocatore in conferenza stampa, è nato per gioco: “è nato per gioco: in hotel c’era una cameriera di colore con delle treccine stupende, mi complimentai e lei dopo due ore era lì che mi faceva le treccine. Poi quando i capelli divennero molto lunghi mi sono limitato ad un elastico, ma non ho mai pensato che quel codino mi avrebbe rappresentato”.
Di seguito l’intervista a DAVIDE SPERANZA, giornalista e narratore, da sempre un grande ammiratore di Roberto Baggio
Chi è per te Roberto Baggio?
“Baggio per me è la dimostrazione di come a formarti, arricchirti e trasformarti non sia sempre l’approdo, ma il viaggio.
É la leggenda di quando ero bambino, il mito che per me rappresentava il calcio, non solo in quanto sport; intendo dire che il calcio esprime una potente visione di vita, è un fenomeno socio antropologico che mi ha da sempre destato curiosità e passione. Purtroppo da Calciopoli ho ritenuto di allontanarmi notevolmente da partite e qualsiasi cosa fosse legata al football. Un solo punto fermo è rimasto: Roberto Baggio. Anzi, un altro punto l’ho recuperato con il tempo: il Napoli. A parte tutto, Baggio incarna la costruzione ed il raggiungimento di uno stato interiore. Mi ha sempre trasmesso poesia oltre che atletica. Come per Maradona. Baggio non era solo azione motoria, era funzione e artefice di gesti d’arte“.
Mondiale Usa 1994, il primo fermo immagine che ti viene in mente?
“L’immagine fissa di USA94 è il suo goal contro la Nigeria. Ricordo ancora che tutti a casa temevano ormai l’uscita dal Mondiale, ma io credevo ancora in una magia del Codino. Fu così. Quel rasoterra angolato e irraggiungibile fu una esplosione di gioia, di vita, una liberazione condivisa con gli amici e i cugini che erano con me in quel momento. Ancora una volta Baggio dimostrava che tutto è possibile, anche a due minuti dalla fine“.
Che sensazioni ti legano a questo calciatore? Quale giocata ti ha fatto sgranare gli occhi e battere più forte il cuore su tutte?
“La giocata, anzi le giocate che resteranno indelebili sono il goal a Italia90 contro la Cecoslovacchia, si mangiò mezza squadra tra corsa, triangolazioni e dribbling. E poi il miracolo impossibile contro la Spagna. Quando calciò da un’angolazione geometricamente imperfetta, sapevo che avrebbe compiuto il capolavoro. Dall’imperfezione alla perfezione. Baggio è tutto questo. É l’esultanza di un bambino in estate, il rituale di passaggio adolescenziale, la spensieratezza, un’epoca che cambiava a fine Novecento, la compagnia di amicizie indimenticabili. Baggio è Storia. Sempre!”
PhotoCredit: @ildivincodinonetflixfilm